Il caso del figlio di Beppe Grillo, accusato di stupro di gruppo ai danni di una ragazza, e difeso a spada tratta da suo padre, fa riflettere. Perché negli anni ’50 un politico come Grillo si sarebbe dimesso subito, mentre al giorno d’oggi ha il sostegno di molti: al giorno d’oggi lo scandalo non è più ripugnante.

Il caso di violenza contro la donna, nella politica italiana, non è nuovo. A cambiare sono le conseguenze. Il 9 aprile 1953, sul litorale romano, venne trovato il corpo senza vita di Wilma Montesi, una modesta borghese 21enne, prossima alle nozze. Il cadavere della giovane giaceva senza scarpe, senza calze, e senza reggicalze.

Esclusa la violenza sessuale (Wilma Montesi fu dichiarata vergine) così come il caso del suicidio, si archiviò il caso con la conclusione che Wilma fosse caduta in acqua durante una passeggiata serale a causa di un malore dovuto al ciclo mestruale, e fosse annegata.

Pochi giorni dopo, però, il 24 maggio, un articolo di Marco Cesarini Sforza, pubblicato sulla rivista comunista Vie Nuove, suscitò molto scalpore, individuando nel “biondino” finito dentro le indagini per l’omicidio della giovane, il musicista jazz Piero Piccioni, figlio di Attilio Piccioni, Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e fra i massimi esponenti della Democrazia Cristiana.

Successivamente, su il merlo giallo, testata di destra, apparve una vignetta satirica in cui un reggicalze, tenuto nel becco da un piccione viaggiatore, veniva portato in questura, un chiaro riferimento all’uomo politico e al delitto.

Il Vicepresidente del Consiglio, sapendo che il proprio figlio era stato sospettato per la brutale azione nei confronti della fanciulla, si dimise immediatamente.

NOTA (da Wikipedia) Verso la metà degli anni cinquanta Piero Piccioni, all’epoca fidanzato dell’attrice Alida Valli, fu coinvolto nella vicenda di cronaca nera nota come il “caso Wilma Montesi“; sospettato di essere coinvolto nella morte della giovane romana, venne in seguito scagionato da ogni accusa. La carriera politica del padre, Attilio Piccioni, però, ne fu gravemente compromessa.

Il cadavere di Wilma Montesi

Ieri, il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, ha difeso il proprio figlio Ciro, accusato di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza italo -svedese. Nel luglio 2019, nella sua villa in Costa Smeralda, Ciro Grillo avrebbe abusato, assieme a tre amici, della giovane, tenendola per i capelli e costringendola ad avere rapporti sessuali plurimi.

Nonostante dai video girati dagli uomini, sia chiaramente emerso come la ragazza sia stata violentata, in una diretta tenuta su facebook ieri, Beppe Grillo ha difeso ad oltranza il proprio figlio, sostenendo che  “non c’è stata violenza sessuale, ma sesso consenziente”. Aggiungendo poi, con parole decisamente fuori luogo, che i quattro uomini (di cui suoi figlio) sarebbero “quattro ragazzi” che “hanno fatto una [bravata] coi [membri maschili] di fuori”.

I quattro uomini indagati per stupro si chiamano Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Tra serate danzanti al Billionaire e cene con gli amici, il 16 luglio 2019, come testimoniato da un’amica della ragazza, avrebbero stuprato in gruppo la vittima, italo svedese.

La ragazza è difesa dall’avvocato Giulia Bongiorno, ex ministra leghista nel primo governo Conte: la vittima ha raccontato ai magistrati, fin nei minimi particolari, quanto sarebbe accaduto in quella notte.

La moglie di Grillo, Parvin Tadjik madre di Ciro Grillo, ha invece detto agli inquirenti che quella sera dormiva nell’appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza, dicendo di non essersi accorta di niente.

I quattro giovani uomini, invece, hanno raccontato che il rapporto di gruppo con la giovane c’è stato ma che la ragazza era “consenziente”.

Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo

La ragazza, invece, fu “afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka” e “costretta ad avere rapporti di gruppo in camera da letto e nel box del bagno”, minorata, dunque, dalle condizioni di inferiorità psicologica e fisica appositamente indotte a lei in quel momento. Quando la ragazza fu costretta ad avere “cinque o sei rapporti” sessuali aveva già perso coscienza.

La difesa online di Beppe Grillo nei confronti di suoi figlio indagato di stupro, ha suscitato scalpore, l’ex ministra del pd Maria Elena Boschi ha parlato di “offesa nei confronti di tutte le donne”. “Le sue parole – continua la Boschi – sono piene di maschilismo, quando dice che la ragazza è sostanzialmente una bugiarda perché c’ha messo 8 giorni a denunciare fa un torto a tutte le donne vittime di violenza perché forse Grillo non sa il dolore che passa nelle donne che a volte ci mettono anche settimane per superare dolore angoscia”. E, incalza, “quando Grillo ci spiega che suo figlio è innocente perché non è in carcere né ai domiciliari dice un falso dal punto di vista girudico che non sta né in cielo né in terra”. “E anche – aggiunge l’ex ministro – quando dice che i 4 ragazzi sono dei coglioni, dice lui, deresponsabilizza degli adulti maggiorenni e lo fa solo perché lui è famoso”. Boschi aggiunge: “Mi piacerebbe che qualcuno, magari donna, nel M5s prendesse le distanze da Grillo e non perché io debba condannare il figlio di Grillo, non sta a me farlo e io sono garantista. Ma di che si lamenta Grillo? Vi ricordate cosa ha fatto a me, a mio padre alla mia famiglia, mio padre è stato accusato di ben altri reati, non di stupro, poi archiviati. Ma quanto odio e volgarità spesso ispirati da Grillo e M5s, noi abbiamo aspettato i giudici a differenza sua”. “Oggi – conclude la Boschi – Grillo ci spiega che ci sono due pesi e due misure, le regole che valgono per la sua famiglia e quelle che valgono per gli altri. Caro Grillo ti devi semplicemente vergognare”.

Grillo durante la difesa di suo figlio, a sx

Vicinanza, invece, da tutti i membri del Movimento 5 Stelle, come il capo politico del M5s Vito Crimi o la senatrice del M5s Paola Taverna, che scrivono che da genitori, sono “vicini a Grillo”.

La Lega, invece, approfitta per ribadire l’innocenza di Salvini, scrivendo che da Grillo proviene “un garantismo a giorni alterni.”

DI fatto, la conclusione di Grillo nel suo video, è decisamente ripugnante: “Ma se vieni stuprata” ha detto nei confronti della ragazza italo svedese “poi vai a fare kitesurf?”.

Se negli anni ’50 c’era chi si dimetteva per un solo sospetto del proprio figlio, settant’anni dopo c’è chi difende ad oltranza il proprio figlioccio. O tempora, o mores.