Hollywood, 1973. Occhi neri scintillanti, lunghe trecce scure, zigomi alti. Piccola Piuma, allora 26 anni, fu invitata da Marlon Brando, vincitore dell’Oscar per la sua interpretazione di Don Vito Corleone nel Padrino di Francis Ford Coppola, girato nel 1972, per consegnare il premio.

Brando era indignato per come Hollywood rappresentava nei film western i nativi americani e voleva attirare l’attenzione sulla situazione di stallo tra gli attivisti dell’American Indian Movement (AIM) e il governo degli Stati Uniti a Wounded Knee, nella riserva indiana di Pine Ridge, nel South Dakota, dove circa duecento membri della sottotribù Oglala Lakota avevano occupato la città in segno di protesta contro il presidente degli Oglala Lakota, Richard Wilson, e il mancato rispetto dei trattati con i nativi americani da parte delle autorità americane.

Piccola Piuma non si fece desiderare: solcò il palco più famoso del mondo in abiti tradizionali e dichiarò: “Sono qui perché me lo ha chiesto Marlon Brando che rifiuta l’Oscar come migliore attore: lui non può accettare il modo in cui il cinema rappresenta i nativi americani”.

Tutto il pubblico seduto nella platea del Dorothy Chandler Pavilion esplose in un boato indignato, costringendo la bella indianina a finire il suo discorso in soli 60 secondi e a ritirarsi, sotto i fischi.

Ora, quarantanove anni dopo quella notte, l’ex presidente dell’Academy, David Rubin, ha scritto una lettera all’ex modella e attivista nativa americana, in cui si scusa per gli abusi ”ingiustificati e ingiustificabili” subiti, e in cui annuncia che a settembre le dedicherà una programmazione speciale in suo sostegno. “Il carico emotivo che hai vissuto e il costo che hai pagato per la tua carriera sono irreparabili. Per troppo tempo il coraggio che hai mostrato non è stato riconosciuto. Per questo, ti offriamo sia le nostre più profonde scuse che la nostra sincera ammirazione”. ha scritto Rubin.

Oggi, Piccola Piuma ha 75 anni. “Meglio tardi che mai” ha risposto “noi nativi siamo gente molto paziente”. Dopo il suo discorso, infatti, fu estromessa dall’industria cinematografica americana, rientrandovi solo nel 2021 col documentario “Sacheen rompe il silenzio”.

Quella sera di quasi mezzo secolo fa, Piccola Piuma non aveva detto altro che “Salve, io sono Sacheen Piccola Piuma, sono un’Apache e sono la presidentessa del National Native American Affirmative Image Committee”.

Quanto bastava per accendere d’ira gli animi degli eredi dei conquistatori. Tra il pubblico, John Wayne, star western, dovette essere trattenuto a forza da sei uomini della sicurezza, perché provò ripetutamente a raggiungere Piccola Piuma e tirarla giù dal palco.

Tra il pubblico, nessuno era solidale. Avrebbe ricordato in seguito Piccola Piuma: “Guardavo in platea, ed erano tutti bianchi”.