Primo anno in Esecutivo di Lugano per il democentrista Tiziano Galeazzi, un piccolo traguardo storico per l’UDC nella capitale economica del Canton Ticino. Lo mettiamo alla prova quindi in vista della prossima stagione che apre al periodo elettorale ‘23. Prova pienamente superata!

Questo primo anno è per il partito da Lei rappresentato in Municipio un tassello importante, un risultato dopo anni di sforzi per raggiungere una fetta di elettorato che in Ticino ha seguito Via Monte Boglia, piuttosto che Via alle Vigne. Possiamo dire essere la prova decisiva che anche l’UDC è vicino alla politica comunale e non si occupa solo di temi di rilevanza nazionale?

Più che prova decisiva, è piuttosto che alle ultime elezioni comunali 2021 sono semplicemente arrivato quarto sulla lista Lega-UDC. La mia presenza in Municipio, purtroppo in questo caso, è stata segnata da una sostituzione che nessuno avrebbe voluto e nemmeno io. Con la dipartita del fu Sindaco e amico Marco Borradori, mi son trovato a decidere se entrare in campo dalla panchina. In ogni modo l’UDC spazia da sempre sui temi nazionali, cantonali e comunali quindi la domanda non si pone nemmeno.

In Municipio di Lugano dal 2021, ma anni in Gran Consiglio. Manca solo il Consiglio di Stato – traguardo a memoria mai raggiunto da un UDC senza “doppio passaporto”. Resterà un sogno nel cassetto ancora per un po’ oppure avremo sorprese?

Sulle prossime elezioni cantonali non siamo, come UDC, entrati ancora nel merito specifico delle liste. In termini generali politici, beh qual è la frazione politica cantonale che non ambirebbe ad entrare nell’Esecutivo? Chiaro poi ci vorranno i numeri ma credo che tutti i partiti sognerebbero un posto in Governo.
Se lo chiede a me personalmente potrei pensarci una di queste notti settembrine e magari mettermi a disposizione del UDC. Ogni giorno acquisisco con interesse e piacere esperienza esecutiva a Lugano e nello stesso tempo legislativa in Gran Consiglio, dove siedo dal dicembre 2015. Tutto ancora aperto e vedremo cosa decideremo prossimamente in sede di partito.

Droni, cani e festa della patria. C’è chi l’accusa di andare a scavare nel bacino elettorale dei verdi, altri vedono in modo strano la proposta di eliminare una tradizione da parte di un democentrista. Per contro proprietari di animali e “moderati” vedono di buon occhio il rispetto dell’ambiente nonché meno “sperpero” di denaro pubblico che ogni anno va in fumo. Riuscirà a far contenti tutti? I tradizionalisti se ne faranno una ragione?

Premetto che la mia proposta non è frutto di nessuna speculazione elettorale e tanto meno di voler abolire i fuochi d’artificio tradizionali. Ci mancherebbe. E’ stata solo un’idea per poter accontentare un po’ tutti e trovare la quadratura del cerchio. Inoltre si potrebbe provare in qualche mini manifestazione prima del prossimo agosto e capire quanto possa essere attrattivo o meno verso il pubblico. Ogni tanto val la pena trovare idee nuove e attrattive. Basti andar in internet e vedere gli spettacoli fatti a Dubai, Singapore, Zurigo e altre nazioni.
Sui costi non illudiamoci di risparmiare molto facendo la differenza tra fuochi e droni: la differenza credo stia nella novità.

Quale municipale di Lugano, città che ricordiamo ha ospitato l’Ucraine Recovery Conference, sosterrà l’iniziativa per il ritorno alla neutralità assoluta? Questi tavoli di discussione unilaterali avranno ancora futuro in Svizzera?

Sono sempre stato per una Svizzera neutrale e indipendente senza ingerenze esterne. Su questo punto sono un puro UDC. La neutralità non la si baratta per una ciotola di riso cantonese.
Sulle prossime ricorrenze in Svizzera andrebbe girata la domanda a Berna.
Io sarei molto più propenso e l’ho ribadito pubblicamente, ad ospitare una volta una vera conferenza di pace ma non solo con russi e ucraini ma anche con altri attori, quali Cina e USA, che dietro le quinte hanno pure loro responsabilità su quanto accade oggi nel Vecchio Continente.
Stiamo attendi anche ai Balcani perché la tensione sta aumentando ma se ne parla ancora troppo poco.

Qualche mese fa ha proposto un’iniziativa parlamentare dove chiede una Commissione per i rapporti tra Ticino e Regio Insubrica. È mancanza di fiducia verso le istituzioni italiane o volontà di maggiore trasparenza verso la cittadinanza?

Nessuna mancanza di fiducia a nessuno. Piuttosto è da interpretare quale rafforzamento alla Regio Insubrica ed una maggior visione da parte del Parlamento che molte volte viene confrontato con dossier e progetti che direttamente o indirettamente vanno a toccare anche le questioni internazionali tra il Ticino e il Nord Italia. La trasparenza va da sé ma questa è un’occasione per il Gran Consiglio di poter essere parte attiva e questo a mio giudizio può far solo bene.

Intervista di Maurizio Taiana