In The Crown 4 – serie Netflix oggetto di straordinario successo e di numerose critiche da parte della Royal Family – così recita la voce fuori campo: “Ecco la materia di cui sono fatte le fiabe: un principe e una principessa il giorno del loro matrimonio. Ma le fiabe di solito finiscono a questo punto, con la semplice frase “Hanno vissuto per sempre felici e contenti. Quando marito e moglie mantengono i loro voti, amandosi e amandosi l’un l’altro – condividendo gli splendori e le miserie, i risultati e le sconfitte della vita – ne vengono trasformati. La nostra fede vede il giorno del matrimonio non come il luogo di arrivo, ma il luogo in cui inizia davvero l’avventura”.

Castletown - Princess Diana memorial in garden area
Castletown – Princess Diana memorial in garden area by Joseph Mischyshyn is licensed under CC-BY-SA 2.0

L’episodio è quello del matrimonio tra il principe del Galles e Diana Spencer; ma la frase viene pronunciata anche in chiusura del trailer promozionale della stagione. 

Questo è quello che il pubblico ha sempre voluto vedere: una favola. Una favola iniziata bene, una favola finita male, ma una favola, con tanto di eroina tragica, che, come la Sirenetta di Andersen, muore incompresa. Il suo cuore di cristallo s’infrange, ma l’amore – a lungo riversato sulla folla in vita –  esplode per lei morta, eternandola. 

Cosa resta, ora, di Diana Spencer, morta a 36 anni la notte del 31 agosto di ormai 25 anni fa, dopo tre anni di divorzio e quattordici di matrimonio con un principe che mai l’amò?

Nulla, purtroppo. Perché se riduciamo una complessa vicenda di guerra psicologica, incomprensione e vendette, a una favola, in questa “favola” a trionfare è la cattiva della storia: Camilla Parker Bowles. I tabloid, The Crown 4 e Spencer di Larrain ce l’hanno consegnata come la perfida amante per la quale il principe tradisce la sua giovane principessa, spezzandole il cuore. Ed è difficile, soprattutto per chi come noi si nutre di tragedie contemporanee, denudare ora la nuova regina consorte d’Inghilterra dall’immagine di rovinafamiglie. 

Eppure oggi Camilla è amata dall’Inghilterra, forse quella stessa Inghilterra che portò innumerevoli fiori davanti a Bukingham Palace dopo il tragico incidente d’auto del 1998; Carlo è sposato con Camilla dal 2005: 17 anni di matrimonio; con Diana fu sposato dal 1981 al 1995: 14 anni. Record battuto, quello del tempo. Quello della popolarità, un po’ meno. Eppure – purtroppo – diranno alcuni – anche per quello, Camilla ce la sta facendo. 

Il filone innocentista, riguardo la relazione adulterina tra Carlo e Camilla, messa alla berlina dalla stessa Diana nella (famigerata) intervista alla BBC del 1995, sostiene che Carlo amasse Camilla da tempo, ma fu obbligato a sposare Diana, perché, secondo il protocollo, “protestante, illibata e senza un passato sentimentale”. 

Il filone colpevolista, invece, vede in Diana una vittima, imprigionata e poi torturata da una famiglia senza scrupoli, che la usò soltanto per procreare. 

Entrambe le interpretazioni sono unite da un filo rosso un po’ bigotto e tradizionalista: la procreazione. Entrambe le parti, infatti, concordano che Diana fu scelta in quanto vergine e per procreare. E così, grazie a Diana i Windsor, oggi, prosperano: due bellimbusti biondi e fulvi, con le rispettive mogli da Tabloid patinati, e ben cinque nipotini in tutto. Eppure, Diana, meritevole di tutto ciò, da tutto ciò è stata estromessa. Ed al suo posto Camilla regna. 

Ora, l’erede al trono, il principe William, cerca invano di ritirare dagli schermi quell’intervista con la quale si consegnò in pasto alla stampa, dichiarando pubblicamente la presunta incapacità di Carlo a regnare, i di lui e i propri tradimenti. William ha un bel daffare sostenendo che l’intervista fu estorta alla sua fragile madre, ma se la sta cavando. E chissà cosa dirà, lui come Harry, nel vedere Camilla regnare al posto di sua madre. O forse, semplicemente, non dirà niente, perché, alla fine, si deve accettare che o nelle favole trionfa “il cattivo”, oppure che le favole non esistono.