Ho ritrovato oggi nel mio computer questo articolo inviatomi tempo fa dal dottor Del Don. L’avevo tenuto in attesa ma poi, come capita, si era perso sul mio affollatissimo desktop. Lo pubblico oggi e non c’è problema, perché non è legato all’attualità giornaliera, della quale troppo spesso siamo schiavi.

Per il problema del Male ho sempre nutrito (non fraintendetemi per favore) un acuto interesse, filosofico certo, ma anche un po’ letterario: dalle “Fleurs du Mal” di Baudelaire al Woland di Bulgakov al “Bon-bon” di Edgar Allan Poe al “Green Tea” di Sheridan le Fanu al “Great God Pan” di Machen all’ “Horror at Red Hook” di Lovecraft.  Ma attenzione, amico Orlando, il Male non si riduce a “stupratori, assassini e altri criminali psicopatici”!

Recentemente al neurobiologo tedesco Gerhard Roth ė stata attribuita la scoperta della sede del MALE: una regione oscura del “lobo centrale” del cervello di stupratori, assassini e altri criminali psicopatici. La notizia ha creato qualche perplessità nel mondo scientifico tanto da indurre Roth a diramare un comunicato nel quale egli precisava di non aver mai identificato il lobo centrale come luogo dove il male si forma e si annida. Un simile lobo non esiste infatti e la notizia della “macchia cerebrale” ė risultata un fraintendimento. Tuttavia ciò ha dato la stura a una nuova attenzione sulle ricerche che riguardano le relazioni fra cervello e comportamenti umani.

Siamo nel 2005 quando il neuro scienziato J. Fallon studia le scansioni cerebrali RMN di alcuni psicopatici. Da molti anni Fallon sta cercando le radici del MALE, cioè una spiegazione neuro scientifica del comportamento feroce, sadico, criminale. Egli aveva infatti notato che nei soggetti con comportamenti molto aggressivi correrebbe una caratteristica comune: una scarsa funzionalità in un’area dei lobi fronto-temporali. Contemporaneamente Fallon indaga l’Alzheimer e le sue correlazioni genetiche. Ha sottoposto alcuni pazienti a esami genetici e scansioni cerebrali, e come gruppo di controllo usa i suoi famigliari e il suo stesso cervello, le cui immagini sistema sotto a quelle degli individui affetti dalla patologia.

In fondo alla pila di lastre ne vede però una con le caratteristiche dello psicopatico. Fallon pensa che sia finita lì tra l’Alzheimer per sbaglio. Controlla. Nessuno sbaglio dovuto al disordine, quella scansione non arriva dal gruppo degli psicopatici. L’identità dell’uomo della scansione ė talmente sconvolgente che Fallon pensa si sia rotta la macchina. Il tecnico di laboratorio controlla lo scanner.

Nessun errore, nessuna confusione; ė lui, James Fallon. Uno psicopatico, con quell’area cerebrale troppo angusta! Eppure lui ė una brava persona … mai è poi mai avrebbe potuto sospettare che nel suo cervello sì annidasse il male. O la sua correlazione neurologica. Fallon non si nasconde e non omette la sua scoperta. Il suo cervello ė paurosamente simile a quello di un serial killer – non solo, scopre di avere il gene correlato con il comportamento violento! Come può un uomo “buono” avere un cervello tanto “cattivo”?

Fallon racconta la sua storia in un libro da poco pubblicato THE PSYCHOPATH INSIDE (Lo psicopatico dentro, Penguin). Dopo quella scansione la neuroscienza del MALE non sarà più la stessa! Non basta infatti un cervello “cattivo” a renderci cattivi … o un cervello “buono” a renderci buoni! Perché il nostro comportamento, i nostri pensieri e le nostre scelte non sono solo un mero riflesso condizionato!

Corollario.  Tutto ciò a conferma di quanto da anni il sottoscritto porta avanti con i suoi studi e le sue ricerche …laddove la psicodinamica, il libero arbitrio, la responsabilità delle nostre azioni, la non emendabilita/curabilità di alcune forme di comportamento criminale, la recidività, sono i pilastri portanti di questo nuovo ambito disciplinare specialistico.

Orlando Del Don