Giorno 223. La guerra in Ucraina prosegue. Putin, armandosi delle parole che più terrorizzano il mondo intero – il nucleare – si starebbe, secondo quanto riportato dal Times, preparando per compiere un test nucleare ai confini dell’Ucraina.

Zelensky, dal canto suo, ha firmato di non voler giungere ad alcun accordo con la Russia. Il Presidente ucraino, infatti, ha ratificato l’impossibilità di negoziare con Putin e la necessità di rafforzare la capacità di difesa dell’Ucraina, firmando la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre.

Mosca sostiene di aver ricevuto le richieste di 70mila volontari di combattere in Ucraina, mentre gli 007 britannici sostengono che i russi abbiano grossi problemi nell’addestramento e nel dispiegamento delle reclute.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha però affermato che la Russia non vuole “prendere parte alla retorica nucleare dei media e dei politici occidentali”. “Nei media occidentali, i politici occidentali, i capi di Stato ora hanno molti esercizi di retorica nucleare. Non vogliamo prendere parte a questo”, ha detto Peskov, citato dalla Tass, commentando la notizia del Times che, citando un’informativa inviata dalla Nato agli Stati membri, sostiene che Vladimir Putin potrebbe in teoria preparare le sue forze armate per compiere un test nucleare ai confini dell’Ucraina.

Secondo l’ANSA, il Preside russo, il capo di Stato maggiore e il ministro della Difesa, avrebbero in mano tre valigette contenenti i codici per il lancio dei missili (che può avvenire tra gli 8 e i 15 minuti), per il quale è obbligatorio avere il via libera delle tre autorità.

Forse, il destino dell’umanità è davvero in mano a tre persone?

Alla negazione all’accordo di Zelensky, il Cremlino ha risposto: “Per negoziare servono due parti, aspetteremo un cambiamento nella posizione dell’attuale presidente, oppure aspetteremo il futuro presidente dell’Ucraina, che cambierà le sue posizioni nell’interesse del popolo ucraino”. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.