Appena eletti, sono già i nemici della Stampa. Secondo la Repubblica, Lorenzo Fontana è “pubblicamente un putiniano, detrattore dell’Ue e nemico dei diritti civili che in Europa sono considerati inalienabili”, mentre Ignazio la Russa è “percepito come il sostenitore di una tradizione passata”.

Addirittura, il Fatto Quotidiano riporta nientemeno che gli insulti del governatore della Campania, Vincenzo De Luca al neopresidente della Camera: “Fontana, un troglodita, è persino pericoloso, perché in confronto Ferdinando di Borbone era un rivoluzionario”

Repubblica conclude infine che “mai come questa volta l’equilibrio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà importante. Questo, forse, è il momento più difficile del suo doppio mandato”.

Partiamo, allora, con il discorso della Senatrice a vita Lilliana Segre, preoccupata per la democrazia a rischio (di cosa? Di una parte politica democraticamente eletta dal popolo?), che ricorda la marcia su Roma (ma l’anniversario è il 27).

Il povero Lorenzo Fontana, che si è subito espresso a favore della pace in Ucraina, viene invece così descritto dall’autorevole e imparziale Repubblica: “Nel suo primo discorso, infatti, non ha mai citato la Russia. Si è nascosto dietro le parole di Papa Francesco e ne ha distorto il senso per esprimersi “a favore della pace” senza distinguere tra aggressore e aggredito. Una strumentalizzazione operata da un simpatizzante delle posizioni di Marcel Lefebvre, il vescovo ultratradizionalista scomunicato da Papa Wojtyla”.

Insomma, come per Trump, ci risiamo. Basta essere dalla parte “sbagliata”, che si è sbagliati prima ancora di agire.