Il 28 ottobre 2022 sono esattamente 100 anni dacché Mussolini, con la Marcia su Roma, prese il potere sull’Italia.

La storia.

Il 27 ottobre 1922 Giovanni Giolitti, lo statista che per un decennio aveva saldamente tenuto le redini dell’Italia liberale, compiva 80 anni. Lo stesso presidente del Consiglio Facta – che in quell’autunno 1922 lo aveva contattato a più riprese, lo avrebbe quasi supplicato di ritornare in campo. Giolitti aveva però declinato da tempo ogni invito e in una lettera aveva scritto: «Sono fuori, ne ringrazio Iddio, e rimango fuori».

L’Italia è in crisi, l’estate appena trascorsa ha visto le città di Bari, Civitavecchia e Parma, incendiarsi per le così dette Barricate antifasciste, reazione allo squadrismo nero partito per reprimere lo Sciopero Generale dei partiti socialisti.

Nelle prime ore della mattina del 27, Pisa e Siena inaugurano le mobilitazioni fasciste, occupando uffici postali e caserme. Nel frattempo a Roma, mentre le camicie nere cominciano a concentrarsi nel fango dei prati laziali, si decide di procedere con lo stato d’assedio, l’interruzione delle linee ferroviarie e la sospensione dei servizi telefonici.

Per le 7,30 dell’indomani, si stabilisce che verranno preparati i telegrammi con le disposizioni per i prefetti. Manca solo l’approvazione del re.

Alle sei di mattina del giorno seguente, vengono occupate le Questure e le Prefetture, dai balconi si fanno sventolare le insegne del Fascio. Da lì la morsa, rapidissima, stringe poste, telegrafi e ferrovie. I tram circolano per tutta la città coperti di tricolori. Gli studenti universitari fascisti sono invitati a presentarsi ai comandi, dove c’è il filo diretto con Roma, da cui però non arrivano segnali. Nessuno sa che nella capitale lo Stato è stato circondato, cinto da un assedio che il re, incapace di leggere i segni dei tempi, ha deciso di non riconoscere, lasciando l’esercito nelle caserme. Il re non dà ordine ai prefetti di instaurare lo stato d’assedio, o di adottare misure contro i fascisti. Verso sera, vengono bruciate nelle piazze le copie dell’edizione pomeridiana del Corriere della Sera e de La sera, mentre va a ruba Il Popolo d’Italia, il giornale di Mussolini. A sera tutti i comuni delle provincie sono sotto il controllo degli squadristi, senza che ci siano feriti. Solo alla sera, le comunicazioni telefoniche e telegrafiche delle singole città con il resto dell’Italia, che sono state confuse per tutto il giorno, arrivano gonfiate: un giornale napoletano assicura che alle porte di Roma ci sono ormai più di 50 000 fascisti (in realtà sono meno di 20 000). La domenica seguente, il 29, le città sono permeate da una febbrile attesa. Bisognerà aspettare la sera, quando in ogni singola città, arriva la notizia che il futuro duce è stato chiamato a Roma. La sera, vengono interrotte le rappresentazioni dei Teatri, ed il pubblico plaude esplodendo in «scroscianti applausi ed evviva a Mussolini e al re», come riportano i giornali dell’epoca. I giorni successivi Mussolini stila i nomi dei ministri che saranno presentati al re in serata. Il resto, è storia.

Cosa rimane oggi.

Nonostante il centenario di un evento che dovrebbe essere solo e soltanto storico, a Predappio si sono radunate tremila camicie nere, intonando cori del Ventennio e facendo i Saluti romani, anche se gli organizzatori avevano invitato a non farli. Nel paese del forlivese che diede i natali a Benito Mussolini e dove dal 1957 si trova la cripta con le sue spoglie, si è tenuto il corteo organizzato dagli Arditi d’Italia, con circa tremila persone, la metà secondo la stima della questura e diecimila in più secondo gli organizzatori.

Vestiti con camicie nere, fez, stendardi e bandiere cantavano ‘Faccetta nera’ e hanno portato anche i loro bambini. Tra i partecipanti, persone da tutta l’Emilia Romagna, ma anche dal Veneto, dalla Lombardia e dal Sud. E c’era persino un gruppo spagnolo, arrivato da Valladolid, con la bandiera della Falange.

Alla cripta, Orsola Mussolini, pronipote del Duce, ha tenuto un discorso, ricordando il tipo di Stato costruito a suo avviso durante il Fascismo.

Un imponente numero di agenti delle forze dell’ordine, con rinforzi da altre province, è stato ingaggiato. Fortunatamente, non ci sono stati momenti di tensione.