Sembra essere l’opinione del Professor Michael Ambùhl, a suo tempo una delle migliori menti del nostro servizio diplomatico, già Segretario di Stato del Ministero degli esteri, passato poi alla carriera accademica. Prima di analizzare la sua proposta è giusto farsi un pur sommario giudizio sull’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite – di oggi. Le va riconosciuto un grande merito: tiene i canali della conversazione aperti tra 193 nazioni di diversi orientamenti, culture, religio ni. I discorsi sono talvolta cacofonici, confusi insinceri ma si parla e finché gli Stati si parlano si spera non si facciano la guerra. Sfortunatamente è aumentato il numero di governi dalle dubbie credenziali democratiche, ma anche qui l’influsso delle culture si fa sentire e talvolta nei nostri giudizi siamo influenzati dal nostro euro-centrismo.
Purtroppo anche l’ONU è un’organizzazione burocratica e come tale non sfugge alla legge della ipertrofia con un fiorire di segretariati, istituti, organizzazioni. Oltre ai suoi cinque organi principali, tra i quali il Consiglio di Sicurezza e la Corte Internazionale di Giustizia, vi sono otto comitati ai quali poi si aggiungono 27 enti dall’UNCTAT giù giù fino all’UNWRA. Il Consiglio economico sociale a sua volta ha fondato parecchi enti, dalla FAO alla Commissione per la meteorologia. Ne ho contati 28, ma sono tanti di più. Per i costi si parla annualmente di oltre 5 miliardi di dollari ai quali si aggiungono i miliardi per le missioni di pace (8 nel 2016). Vero, il mondo è grande, ma non è com pito dell’ONU di gestirlo sostituendosi alle nazioni e il pullulare di comitati e assemblee non può non dare adito a serie perplessità quale espressione, spesso, di tendenze centralizzatrici che portano a dimenticare le più motivanti ed efficienti sussidiarietà. Ovviamente la struttura risente dell’atmosfera di fine guerra del 1945. Gli Stati fondatori furono 51 e chiara l’impronta dell’atmosfera di allora con il sistema bipolare – USA, Unione Sovietica -. Per parte del mondo la Pax e la Lex americana, per un’altra la dittatura comunista. Non è irrealistico dire che si arriva alla pace tramite la guerra e dopo conflitti epocali si cerca di ristabilire l’ordine distrutto da conflitti armati. La pace di Westfalia (1648), il Congresso di Vienna (1815) dopo le guerre napoleoniche, e alla fine della prima grande guerra (1914- 1918) nel 1919 il Presidente americano Wilson cerca di ricostruire la pace fondando le Nazioni Unite che non riuscirono ad avere effetto. La proposta di Ambiihl critica la composizione del Consiglio di Sicurezza e il diritto di veto dei suoi cinque membri stabili (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti). Considera tale struttura superata e inadeguata ed ha ragione. Realisticamente non penso che abbia qualche possibilità di successo in quanto i cinque membri fissi della Commissione di Sicurezza -particolarmente la Russia di oggi e la Cina – non accetteranno di rinunciare al loro diritto di veto. Ciononostante ritengo la critica e relativa proposta utile e tempestiva perché ha il coraggio di dire che il re è nudo. La realtà geopolitica del mondo è drammaticamente mutata dai tempi del bilateralismo, del quale noi svizzeri abbiamo approfittato a differenza di quei poveri popoli dell’Europa dell’Est soggetti alla feroce dittatura comunista dell’Unione Sovietica. Nel 1945 l’India, che oggi ha 1,4 miliardi di abitanti, era ancora una colonia inglese. La Cina non era ancora stata salvata da Deng, che ha messo fine alle ottuse e catastrofiche politiche economiche comuniste, e oggi contende agli USA il primato mondiale. La politica di dominio dell’economia mondiale che gli USA hanno per decenni esercitato tramite una serie di organizzazioni tra le quali la Banca Mondiale, il Fondo Monetario, l’OECD, il Gruppo dei 20 e in linea subordinata l’UE, con il sistema della «soft law», che annulla i rimedi di diritto, e di conseguenza la possibilità di ricorso ai tribunali, lasciando indifese le piccole nazioni, non è più accettato supinamente. Un mondo che da bipolare, dopo un passaggio di assestamento basato sulla Pax e Lex americana (e diciamolo, per evitare confusioni: molto meglio pur con tutti i difetti che non il giogo del comunismo stalinista) sta passando ad un multipolarismo ancora confuso, nel quale a fianco di USA e Cina, vogliono giocare un ruolo l’India con altri Paesi emergenti e vi è chi sogna di ricostituire imperi quali quello degli Zar russi, o ottomano con Erdogan, infine realtà asiatiche con abitanti che vanno dai 100 ai 250 milioni e sviluppo tecnologico e non possono venir ignorate. L’invasione russa dell’Ucraina, quindi la guerra su territorio europeo, è pure un aspetto di questi equilibri messi in forse. Un grazie al Pro fessor Ambiihl che formulando proposte oggi ritenute irrealizzabili ci fa capire che la realtà geopolitica è profondamente mutata, gli utensili odierni quali l’ONU sono affaticati e la messa in discussione della realtà geopolitica aspirando a pace e commerci è più urgente di quanto ci si illuda.

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