Nel 1943, nel Ghetto di Varsavia quasi tremila ebrei furono ingannati dai nazisti, che impiegarono delle spie che si finsero loro alleate, distribuendo loro passaporti falsi per lasciare la Germania occupata e trasferirsi, sani e salvi nell’inesistente campo di Bergau, vicino a Dresda. La trappola servì alle SS per incastrare nell’Hotel Polski più di 2.500 ebrei, che finirono nei campi di concentramento.

Franziska (o Franceska) Mann

Tra questi c’era anche Franziska Mann, una bella ballerina di ventisei anni, che tentò di salvare se stessa e i suoi, sparando ai nazisti prima di entrare nei forni crematoi.

Franziskaera nata il 4 febbraio 1917 in Pomerania; conosciuta alla gente di Varsavia per le sue sfavillanti esibizioni al Melody Palace, a 22 anni si era classificata quarta al Concorso Internazionale di Danza a Bruxelles. Fin qui, i momenti felici. Poi, 1943 Franziskacadde vittima dell’inganno dell’Hotel Polski, e fu deportata ad Auschwitz-Birkenau.

Scesa con gli altri suoi connazionali alla stazione Franziskafu accolta dal maggiore delle SS Josef Schillinger, che i sopravvissuti in seguito avrebbero descritto come uomo sadico e particolarmente brutale. I deportati si resero conto dell’inganno, ma era ormai troppo tardi. I primi sospetti e le voci di protesta, furono subito ridotti al silenzio con la violenza. Gli uomini delle SS separarono gli uomini dalle donne e dai bambini, portando i primi al crematorio II, e le donne e i bambini al crematorio III.

In quest’ultimo forno crematoio, l’SS-Obersturmführer Franz Hößler, il cosiddetto “Schutzhaftlagerführer” ingannò ancora le donne prigioniere, dicendo loro che sarebbero state a breve disinfettate per lasciare il Paese. Costrette, la metà delle vittime si tolse i vestiti ed entrò nelle camere a gas; l’altra metà, dubbiosa, si rifiutò, e fu ripetutamente colpita con mazze e fruste dalle guardie delle SS.

Tra queste, c’era anche FranziskaMann. La giovane, trasferita nel crematorio 4, compreso l’atroce inganno, iniziò a spogliarsi con fare seducente, irretendo il maggiore delle SS Josef Schillinger (lo stesso che l’aveva accolta al binario) ed il suo collega Wilhelm Emmerich. Quindi, avvicinatasi a Walter Quakernack, improvvisando un balletto, con un gesto fulmineo lo colpì col tacco della scarpa e gli sottrasse la pistola, freddandolo. Poi si rivolse contro Schillinger ferendolo a morte. Emmerich intervenne e fu anch’esso ferito, pur senza morire. Intervennero allora Rudolf Grimm e Fritz Lackner, che spararono a Franziska. La ballerina morì nello scontro.

Dopo la rivolta di Franziska, le donne si avventarono a mani nude contro le SS, ma il comandante del campo Rudolf Höß intervenne, e ordinò di massacrarle a colpi di mitragliatrice. Le sopravvissute furonomandate nelle camere a gas.

Il giorno seguente le SS spararono per rappresaglia indiscriminatamente sui prigionieri, uccidendone 13 e lasciandone molti altri feriti.

Successivamente, a Rudolf Grimm e Fritz Lackner, due SS intervenute per reprimere nel sangue la rivolta, fu data una medaglia.

La rivolta e la morte di Franziska entrarono nella leggenda come simbolo di forza, rivolta, speranza ed eroismo. Le fonti sulla tragica fine della ragazza sono però discordanti.

Secondo Robert Jan Van Pelt, storico dell’Olocausto, nell’ottobre del 1943 la rivolta avvenne effettivamente e le due SS furono premiate, come attestano i documenti. Tuttavia, proprio perché le testimonianze non descrivono la natura della rivolta e non forniscono ulteriori dettagli, la morte di Franziska rimase avvolta nella leggenda sino a quando, a guerra finita, Berish Erlich, un ebreo polacco deportato proprio ad Auschwitz l’8 luglio 1943 e sopravvissuto all’Olocausto, nelle sue memorie raccontò che una ballerina ebrea di nome Franceska nell’ottobre 1943 sparò a morte al suo carnefice.

Anche Filip Müller, uno scrittore slovacco di origini ebraiche, membro del Sonderkommando nel campo di concentramento di Auschwitz, più tardi, nelle sue memorie, ricordò il caso della ballerina che sottrasse una pistola all’Oberscharführer Walter Konrad Quakernack, capogruppo dei militari nazisti nel crematorio di Auschwitz, uccidendo Josef Schillinger che si trovava accanto a lui.

La medesima storia fu raccontata da Lo scrittore polacco Wieslaw Kielar, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau, e l’ebrea polacca Sara Nomberg-Przytyk, prigioniera politica internata ad Auschwitz nel gennaio 1944, nelle loro memorie pubblicate postume, sostenendo anche che tale fatto, storicamente accaduto, fu tramandato di deportato in deportato, per “dare sostegno morale a ogni prigioniero”.

Nel rapporto del fuggitivo Jerzy Wesoloski pubblicato nei Protocolli di Auschwitz alla fine del 1944 dal War Refugee Board, l’identità della donna che gli avrebbe sottratto l’arma non venne mai definita.

Un documento conservato negli U.S. National Archives and Record Administration, declassificato nel 2010, e ricavato dalle memorie del comandante di Auschwitz Rudolf Höß, scritto poco prima della sua esecuzione nel 1947, riporta che nel novembre 1943 l’SS Scharführer Schillinger venne ucciso con il suo revolver da un’attrice ebrea francese che, dopo essersi spogliata, stava per essere gasata.

Nella sua testimonianza al processo per crimini di guerra contro l’SS-Obersturmbannführer nazista Adolf Eichmann, il militare e criminale di guerra tedesco cita brevemente l’episodio dell’assassinio di Schillinger : “00:03:35 Schillinger è stato assassinato da una donna in trasporto.”

In tempi più recenti, emerse ulteriore chiarezza sulla vicenda di Franziska: nel 2012, il giornalista dell’Associated Press e ricercatore degli Archivi Nazionali Randy Herschaft, riportò la testimonianza di un deportato 33enne prigioniero ad Auschwitz rilasciata ai servizi segreti britannici in un rapporto segreto del 31 maggio 1945, secondo cui  “un’attrice, spogliata nuda e sul punto di essere gasata, avrebbe sottratto la pistola ad una guardia notoriamente brutale, ferendola a morte”. Infine, nel gennaio 2015, in un’intervista a un giornale di Filadelfia, il sopravvissuto all’Olocausto David Wisnau che trascorse tre anni nel campo di concentramento di Auschwitz, confermò l’episodio dell’atto di ribellione di Franziska.

Secondo Berish Erlich, Franziska nello scontro rivolse a sé l’arma e si tolse la vita; secondo Eberhard Kolb la ragazza, ferita, sarebbe stata gasata.

Il comandante di Auschwitz Rudolf Höß, scrisse invece che tutte le donne ebree autrici della rivolta sarebbero state giustiziate: sulla versione del carnefice concorda anche lo storico inglese Martin Gilbert.

A Franziska Mann sono stati dedicati diversi premi, come quello tenutosi il primo settembre 2019 nel quale il Jerusalem Ballet ha reso omaggio all’eroina Franceska Mann, “alla sua speranza, la sua vita e il suo coraggio”, in occasione dell’80º anniversario dell’inizio della seconda guerra mondiale.