Per la morte della 19enne, deceduta a Bellinzona domenica, in seguito a un rave party illegale, non ci sono, per ora, indagati. Nemmeno le cause della morte, tuttavia, sono state ufficialmente chiarite.
Secondo alcune testimonianze, la ragazza sarebbe stata male durante il party, raggiungendo uno stato di semi incoscienza, mentre si trovava alla festa abusiva organizzata a 1’000 metri di altitudine tra sabato e domenica, sopra Roveredo nel canton Grigioni, ai piedi della diga della Roggiasca.
Sarebbero stati due ragazze e due ragazzi a portare il corpo della ragazza, ancora viva ma in condizioni critiche, davanti all’ospedale San Giovanni di Bellinzona, a una cinquantina di minuti di auto, intorno alle 15.
La ragazza si era diplomata in settembre al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano (CSIA). Le sue compagne di classe si dicono ora “molto arrabbiate con le autorità, per la mancanza di luoghi di aggregazione, ma anche con chi alla festa non è intervenuto per tempo e ancora con chi criminalizza l’uso di sostanze stupefacenti o non dà sufficiente credito alla sofferenza dei giovani, a una fragilità diffusa, molto più presente di quanto possiamo immaginarci
I quattro giovani che hanno portato la 19enne all’ospedale di Bellinzona sono stati intercettati, sentiti ma immediatamente rilasciati.
È sicuro che la ragazza abbia partecipato alla festa, di cui non sapeva nulla neppure la polizia comunale di Roveredo (che era intervenuta l’anno scorso, sempre nella stessa zona, per qualcosa di simile) come ha confermato alla RSI il capo dicastero sicurezza che Ivano Boldini, che si dice ora scioccato per la morte della giovane e dichiara “non riesco a farmene una ragione”.