Il gesto di chiedere al capitano dell’Argentina campione di indossare la sopravveste celebrativa qatarina, prima di alzare il trofeo davanti al mondo intero ha destato qualche polemica. Anzi, decisamente tante polemiche.
Si tratta della bisht, la sopravveste celebrativa qatarina, che Messi ha dovuto indossare prima di alzare il trofeo davanti al mondo intero. Gliel’ha data l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani, assieme al presidente della Fifa Infantino. Ma quello che sarebbe un simbolo della cultura del Paese ospitante, non è piaciuto a molti.
Non era mai successo, infatti, in 92 anni di storia del mondiale (che si è sempre tenuto in molti luoghi folkloristici) che usi e costumi del Paese ospitante venissero evidenziati nel momento della celebrazione della vittoria. La Fifa, infatti, non ha mai voluto che nessun simbolo invadesse l’aspetto sportivo nell’atto conclusivo della competizione.
Questa volta, invece, è stata la Fifa a incentivare il rilievo del Paese ospitante. Inopportunamente, per molti.
Questa appena conclusasi è stata la prima Coppa giocata in Medio Oriente, non senza ombre ombre che proprio la vittoria del Qatar ha portato nel sistema della FIFA, macchiato di accuse di sfruttamento e di neo schiavismo e che non ha dato risposte sulle migliaia di morti di lavoratori che stavano costruendo le infrastrutture del Mondiale, macchiato della abominevole colpa di non rispettare i diritti umani e civili.