Nel dicembre 2010 Joseph Blatter, l’allora presidente della FIFA, assegnò i mondiali di calcio 2022 al Qatar. Oggi, Blatter – il cui mandato finì 5 anni dopo per accuse di corruzione – racconta che la scelta del Qatar fu un errore: la votazione tra i membri dell’esecutivo FIFA sarebbe infatti avvenuto in un clima altamente corruttivo, e sarebbe stata “depistata”: inizialmente si sarebbe dovuto assegnare la tornata del 2022 agli Stati Uniti.Ad oggi si stima che ad aver perso la vita per la feroce costruzione dello stadio in Qatar siano stati in 6.500 lavoratori, provenienti soprattutto da India, Bangladesh, Sri Lanka e Nepal. Tutto questo sarebbe certificato dai dati raccolti da cinque nazioni dell’Asia meridionale su citate, senza contare i numeri raccolti dall’ambasciata pakistana in Qatar (824 lavoratori morti tra il 2010 e il 2020). Il numero, tuttavia, potrebbe essere ancora più alto, perché non include i decessi degli operai provenienti da paesi come Filippine e Kenya. Amnesty ha chiesto alla FIFA di istituire un fondo per risarcire i parenti delle vittime, dal valore di 420 milioni di euro (cioè il montepremi della Coppa del Mondo). L’appello (sottoscritto da Galles, Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Belgio Norvegia e Australia) non è stato accolto dalla Federazione.A queste feroci condizioni di “schiavitù” il Qatar sarebbe riuscito ad innalzare sette stadi, un nuovo aeroporto, strade, hotel. Tutto ad un impatto ambientale altissimo.Come riporta Lega Ambiente, infatti, oltre alle violazioni dei diritti umani fondamentali e allo stravolgimento dei calendari ‘tradizionali’ delle principali competizioni calcistiche, i Mondiali sarebbero stati devastanti anche per quanto riguarda l’impatto ambientale: nel Paese, infatti, non c’è accesso all’acqua potabile e, per i terreni di gioco degli stadi, vere e proprie “cattedrali nel deserto”, c’è stato bisogno di almeno 10mila litri per l’irrigazione. Per ovviare al problema, si è utilizzata la tecnologia della desalinizzazione dell’acqua marina, ma le conseguenze ambientali possono essere disastrose.Ma quella dei lavoratori migranti e di LegaAmbiente non è l’unica questione al centro delle polemiche. Ci sono anche i diritti, in particolare quelli di donne e LGBTQ+, che in Qatar non vengono rispettati.Non da ultimo, i diritti degli animali: come riporta Repubblica.it “un Paese in cui il randagismo non è affrontato seriamente nemmeno nei frequenti casi di maltrattamenti e di torture, ha scoperto che gli animali per strada fanno fare brutta figura con i turisti occidentali in arrivo. E si è messo a combattere con qualsiasi mezzo: non c’è più tempo per portare i cani in rifugi, curarli, sterilizzarli e trovargli un padrone. La pulizia si fa molto più rapidamente” e aggiunge che sulla rete girano immagini raccapriccianti di accalappiacani che portano via gli animali a decine. L’oro, insomma, non nasconderà il sangue versato.