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Dopo le crescenti tensioni del paese serbo con il vicino Kosovo, il ministro della Difesa Milos Vucevic, ha annunciato che le forze armate serbe sono state allertate al massimo livello di prontezza al combattimento.

Secondo i media serbi, Pristina starebbe preparando un attacco alle aree di etnia serba nel nord del Kosovo.

La Serbia risente profondamente dello status separatista dichiarato nel 2008 della Repubblica del Kosovo, e non ha mai riconosciuto la sua indipendenza. Il Kosovo è uno Stato de facto indipendente e sovrano che governa il suo territorio dove la maggioranza dei quasi 1,8 milioni di residenti è di lingua albanese e si riconosce albanese. Il Kosovo è sotto il protettorato della Nazioni Unite (rivendicato dalla Serbia), ma rimane a status conteso in quanto è riconosciuto a livello internazionale da 98 Stati membri dell’ONU, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e anche la Svizzera, su un totale di 193 (occorre una maggioranza dei due terzi).

Da parte dell’Unione europea, il riconoscimento dell’indipendenza è di 22 Paesi su 27 Stati membri. Spagna, Cipro, Romania, Slovacchia e Grecia si oppongono alla sua indipendenza, mentre la Russia e la Cina continuano a considerarlo come una provincia autonoma della Serbia.

Ad agosto 2022, Serbia e Kosovo hanno concordato un accordo per la libera circolazione tra i loro paesi. La Serbia ha accettato di abolire il suo documento di entrata-uscita per i titolari di documenti d’identità del Kosovo, e i kosovari hanno accettato di non introdurli per i titolari di documenti d’identità serbi. L’accordo serviva a garantire un reciproco rispetto dei due paesi, pace e stabilità sui territori del nord del Kosovo preservando le carte d’identità serbe per i quasi 120 mila serbi rimasti in gran parte fedeli al governo serbo di Belgrado.

Diversi disordini sono nati a causa delle targhe automobilistiche, dopo che il Kosovo ha deciso di multare i residenti di etnia serba che si sono rifiutati di consegnare le loro targhe rilasciate da Belgrado. Fulcro di una lunga disputa sulla sovranità.

Lo scorso 10 dicembre, i serbi del nord del Kosovo hanno allestito barricate per protestare contro l’arresto di un poliziotto sospettato di essere coinvolto in attacchi contro agenti di polizia di etnia albanese. I blocchi hanno determinato un aumento delle sparatorie, in cui nessuno è rimasto ferito, che sono state segnalate dalla forza di pace della NATO schierata tra i due confini.

A novembre, centinaia di lavoratori di etnia serba appartenenti alla polizia del Kosovo e del ramo giudiziario, come giudici e pubblici ministeri, hanno scioperato in massa creando un vuoto di sicurezza in Kosovo.

Il crescente rischio di scontri violenti, e la dichiarazione del primo ministro serbo Ana Brnabic con la quale ha affermato che la situazione nel Kosovo è sull’orlo di un conflitto armato, ha indotto il presidente della Serbia Aleksandar Vucic a utilizzare una risoluzione delle Nazioni Unite per inviare truppe dell’esercito a proteggere le comunità serbe, accusando il governo kosovaro di essere ostile e di discriminare i serbi del Kosovo.

Il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, ha avvertito che la Russia sta infiammando le tensioni tra il suo paese e la Serbia. I timori di violenza sono aumentati dall’inizio della guerra in Ucraina con la Serbia che appoggia la Russia nel tentativo di mantenere le proprie rivendicazioni territoriali. Quelli di etnia serba hanno allestito barricate nel nord del Kosovo per diverse settimane, impedendo la libera circolazione nonostante gli appelli di Stati Uniti e dell’UE per il loro smantellamento.

Diversi membri della Narodne Patrole, un’organizzazione nazionalista serba con forti legami con il gruppo paramilitare russo Wagner, si è ammassato sul lato serbo del confine minacciando di affrontare le truppe della NATO.

La Serbia non riesce a superare il suo recente passato e nel paese esiste un sentimento pro-Putin anche se i sondaggi mostrano che i russofili in Serbia sono una minoranza rumorosa di circa il 21% della popolazione serba. La Serbia deve scegliere tra l’adesione con Unione europea, processo iniziato con la domanda di ammissione presentata nel 2009, oppure coltivare legami più profondi con Mosca. È quanto emerso durante l’ultimo vertice dei Balcani occidentali a Berlino.