Il commento del nostro lettore tbq

La Weltwoche, pur allargando un po’ l’argomento, ha toccato il punto giusto; non ricordavo che il CF in questione fosse quello a maggioranza femminile, ma si può dire che dobbiamo l’attuale situazione dell’approvvigionamento elettrico per almeno buona parte a quello che viene definito il grande successo politico di Doris Leuthard, ovvero la rinuncia all’energia nucleare senza prima aver sviluppato solidamente un’alternativa. Leuthard che ha in seguito promosso l’accordo quadro con l’UE, in cui si è usato come argomento a favore anche l’approvvigionamento elettrico a rischio in caso di mancata firma.

Detto altrimenti, ha creato le condizioni per renderci dipendenti dall’estero anche nel settore dell’elettricità (di cui siamo stati per decenni esportatori) a cui è stata portata come soluzione la firma dell’accordo. Ora che non è stato firmato, improvvisamente qualcuno si ricorda che bisogna fare qualcosa, e che non si può solo affidarsi alle centrali elettriche estere. Ma questo era logico già prima, per chiunque avesse un po’ di visione strategica, per due ragioni; la prima è che l’elettricità serve anche agli altri Paesi e pure all’estero hanno o possono avere penurie, la seconda è che quell’ “estero” assume sempre più spesso atteggiamenti ricattatori. Consegnare loro un’ulteriore arma di ricatto è stato un atto politico (spero) molto miope.

Ah, sentita poco fa: Simonetta Sommaruga si lamenta che le aziende elettriche svizzere hanno investito poco sulle energie rinnovabili in Svizzera e molto all’estero. Forse dovrebbe chiedere il perché ai colleghi ecologisti, che fanno regolarmente opposizione ad ogni progetto di centrale idroelettrica, eolica o quant’altro (tutte energie rinnovabili).