Casa Valsecchi – immagine dal sito ufficiale del museo

«Di che cosa avete parlato? È vero principe che una volta avete detto che la “bellezza salverà il mondo”? Signori» prese a gridare a tutti, «il principe afferma che la bellezza salverà il mondo! ed io affermo che idee così frivole sono dovute al fatto che in questo momento egli è innamorato. Signori, il principe è innamorato, non appena è arrivato, me ne sono subito convinto. Non arrossite principe, mi impietosite. Quale bellezza salverà il mondo?». Cosi scriveva ne “L’Idiota” F. Dostoevskji. E la frase “la bellezza salverà il mondo”, divenne da allora un inno. Ma esiste un diritto alla bellezza universale? E se si, quale? In un precendente articolo di chi scrive già si è fatto riferimento alla rivoluzione copernicana avvenuta nel vicino paese dell’ Italia, vero e proprio scrigno di bellezze artistiche e capolavori di ogni sorta che, grazie alla nuova legge n.22 promulgata il 9 Marzo 2022 con le nuove disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale ha finalmente sancito per legge questo diritto come un dovere di tutela. Ma allora per esempio, esiste ora in Italia una sorta di educazione al diritto alla bellezza? Forse si. E sicuramente una bella occasione per comprendere e riflettere quanto la vicina Italia sia sedotta dal bello come occasione su una riflessione sul tema dell’educazione al patrimonio e la valorizzazione della storia dell’arte di un territorio è il contributo di un nuovo modo di creare mostre aperte al pubblico, partendo da collezioni private, in contesti di case museo, ora pubbliche ma che, per propria definizione, esprimono il gusto dei proprietari che le hanno donata. Casa Bagatti Valsecchi si trova a Milano. Ed è appunto una casa museo dove lo spazio quotidiano di chi ci abitava, diventa rilevante a fini museali, appunto. parte integrante di essi. Ancor meglio quando propone mostre che esulano dalla visione coerente  coerente dei suoi proprietari per offrirne una chiave dinamica , dell’idea stessa di collezionismo, capace di far comprendere il mercato dell’arte in modo inedito, come appunto dono per la cittadinanza (per lascito) o come appunto esempio di seduzione del bello anche a chi non è avezzo a frequentare case d’aste e mercati d’antiquariato . Al fine di far vedere il settore dell’arte del collezionismo appunto, come una risorsa economica imprescindibile per il rilancio di un paese come l’ Italia (da qui l’importante valore della nuova legge). E cosi ne è così un valido esempio  che la mostra “La seduzione del bello: capolavori segreti tra il ‘600 e ‘700″ curata dal conservatore Antonio D’Amico, con la collaborazione di Maria Silvia Pronia mostra si sviluppa in tutte le sale del museo e il visitatore è chiamato a scrutare i dettagli dei dipinti per individuare le assonanze con gli ambienti di casa Bagatti Valsecchi, un gioiello neorinascimentale nel cuore di Milano, pensato a fine Ottocento dai fratelli Fausto e Giuseppe”. Ecco cosi, che i proprietari delle opere in mostra (accostate ai capolavori degli ex proprietari della casa-museo), offrono la loro personale riflessione sull’ essere costantemente sedotti dal bello, in una continua ricerca di capolavori “possibili” ma soprattutto scelti per gusto personale anche se dipinti da anonimi, che come ben evidenzia il catalogo, edito da SAgep e Museo Bagatti Valsecchi, ha come valore aggiunto l’essere una collezione” di quadri e non di autori, sedotti dal bello cercando il sublime “, come ben esemplificato da Maria Silvia Proni. Attraverso una ricca selezione dei dipinti della importante collezione di Giuseppe rotelli e gilda Gastaldi, ecco che il diritto alla bellezza diventa seduzione, “geografia di viaggi”, per citare il catalogo, alla ricerca di preziose opere d’arte che raccontano le varie trame che rappresentano in modo appassionato. Come appassionta è la pittura sei-settecentesca che viene caratterizzata dalla mostra e che provengono da aste un pò da tutto il mondo. Mondi privati che si aprono agli occhi degli spettatori della mostra in modo inedito. Che raccontano storie e scene quotidiane, ma anche religiose o di studio di astri e banchetti”. L’effetto è sublime: come per esempio i quadri che rappresentano l’ abbigliamento popolare di quei secoli nelle scene di genere dell’Italia settentrionale. come il “Venditore di Nastri” del Todeschini (Giacomo Francesco Cipper) dove nell’osservatore emerge come su di un palcoscenico la vita di un venditore di nastri e di chi li compra con abiti cenciosi, poveri o curati per quanto possibile,dove la vita reale si trasforma in compassione dello sguardo nel vedere una donna allattare in primo piano da panneggi pesanti o dove la leggerezza dei nastri si offre a mani desolate, in una sorta di “divertissement” della condizione umana  tra il serio ed il faceto come un’altra tavola sempre del Todeschini dal titolo “Tavola imbandita con giovane coppia e musici un medico e litiganti” con abiti popolari, sguardi divertiti, espressioni scaltre, due o contratte come in una sorta di fermo-immagine che può benissimo essere messa in correlazione con quella più melanconica delle figure di Giacomo Ceruti (il Pitocchetto), presente in mostra con il bellissimo “Incontro al pozzo” che grazie all’uso del panneggio e del colore, oltre che dello sguardo e del contrasto tra figure, rendono i soggetti melanconici con un incontro di mani che diventa dialogo muto sui sentimenti dei personaggi. Esattamente come nel quadro “Riposo durante la fuga in Egitto”di Sebastiano Ricci, dove le mani parlano di ricevere un’offerta e dono, quelle dell’Angelo a Maria, e di offrirsi in dono, quelle di Gesu’ Bambino che abbraccia l’agnello e che vogliono provocare sentimenti di fede per la loro scelta. Una mostra unica, tra capolavori conosciuti e sconosciuti che come dice il catalogo si sviluppano in un susseguirsi di sale  , quelle degli ambienti di casa privata ora  museo del palazzo milanese Bagatti Valsecchi e che vuol diventare , come recita il comunicato stampa :”una residenza d’eccezione che accoglie altre collezioni private, consentendo al pubblico di scoprire i tanti capolavori che si celano nelle segrete stanze dei collezionisti”. Un vero esempio di diritto alla Bellezza in Italia in una casa museo d’eccezione. Da visitare.