di Francesco Pontelli, economista – il Patto Sociale – 15 gennaio 2023

Qualsiasi unione politica, economica o sportiva presenta come atto costitutivo il raggiungimento di obiettivi impossibili da conseguire con la sola propria forza, resi invece possibili grazie alla forza che un’unione sa esprimere. Questa istituzione, di conseguenza, non deve assolutamente proporre obiettivi che esprimano l’esigenza della struttura consociativa ma che risultino in contrasto con gli interessi dei singoli appartenenti e soprattutto deve sempre tenere nella debita considerazione lo status quo dei singoli associati.

L’Unione Europea nasce come Mec, quindi come un’intesa economica tendente a facilitare gli spostamenti ed il commercio di persone e cose e, di conseguenza, a creare le condizioni per uno sviluppo di questa macro area europea.

Il suo passaggio da istituzione economica a istituzione politica dotata di un potere legislativo ed esecutivo rappresentava una sfida di carattere politico e governativo legato soprattutto alla qualità della classe dirigente che l’avesse gestita.

Viceversa, la semplice introduzione dell’euro senza alcuna armonizzazione dei sistemi fiscali ha creato le condizioni perché la concorrenza tra gli Stati passasse dai sistemi industriali e dal know how espressi alle semplici fiscalità di vantaggio espressione di sistemi fiscali premianti dei singoli Paesi.

Ora, in un momento storico nel quale i Paesi appartenenti all’Unione Europea stanno ancora pagando le conseguenze economiche e sociali della pandemia, unite alle altrettanto disastrose conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, una classe dirigente di livello accettabile avrebbe assolutamente modificato le priorità precedentemente elaborate, individuando come nuovo obiettivo comune quello di riportare ad una situazione pre-covid l’intero settore economico, politico e sociale europeo.

Viceversa, questa ulteriore direttiva relativa agli immobili esattamente come quella della transizione ecologica, della quale fa parte, dimostra ancora una volta come la classe dirigente europea non solo non conosca le reali condizioni e i costi che questo comporterebbe per i singoli cittadini ma soprattutto non esprima alcun interesse per questi.

Le conseguenze di questa sorda cecità non andranno solo in capo ai consumatori, e quindi ai cittadini, ma avranno delle conseguenze disastrose anche per imprese italiane In quanto queste ristrutturazioni dreneranno liquidità che verrà tolta dalle tasche dei cittadini e quindi consumi interni.

Anche se qualcuno si azzarderà nella previsione di un ulteriore e meraviglioso sviluppo per il settore edilizio, questa direttiva europea, esattamente come tutto il pacchetto legato alla transizione ecologica, metterà in crisi la situazione oggettiva dei cittadini italiani i quali si ritroveranno con una ricchezza disponibile ancora Inferiore.

Da europeista convinto, risulta evidente il tradimento che questa classe dirigente europea, priva di ogni ragionevolezza e completamente imbevuta della sola irragionevole ideologia ambientalista, sarà in grado di creare le basi per la desertificazione industriale, economica e sociale del nostro Paese.