Il 60enne Matteo Messina Denaro, soprannominato “Diabolik” o “U Siccu”, uno dei criminali più ricercati al mondo e considerato l’ultimo boss della mafia siciliana Cosa Nostra, è stato arrestato oggi a Palermo dopo 30 anni di latitanza. All’appello mancava solo lui, erede al trono della malavita siciliana preferito dal “capo dei capi” Totò Riina, dopo la morte del boss mafioso Bernardo Provenzano nel 2016, catturato quest’ultimo nel 2006 dopo 38 anni di latitanza.

È stato arrestato dai militari del Ros (organo investigativo dell’Arma dei Carabinieri) in una clinica privata della città siciliana dove era periodicamente in cura, pare per un tumore, sotto falso nome. Insieme a lui, è stato ammanettato anche un favoreggiatore.

Secondo testimoni, il boss ha tentato di scappare dalla clinica alla vista dei poliziotti, ma una volta circondato non ha opposto resistenza. Quando un carabiniere gli si è avvicinato per chiedergli come si chiamasse, ha risposto: “mi chiamo Matteo Messina Denaro”. La polizia aveva trasferito durante la notte diversi agenti nella clinica per proteggere la sicurezza degli altri pazienti.

La direttrice della clinica, Stefania Filosto, ha dichiarato ai giornalisti che Denaro usava il nome falso “Andrea Bonafede”, e che “nessuno avrebbe potuto immaginare che il paziente sottoposto a chemioterapia, fosse una delle figure più ricercate al mondo”.

Era nella lista dei latitanti dal 1993 ed era riuscito ad eludere l’arresto fino ad oggi dopo essere stato condannato in contumacia all’ergastolo per il suo ruolo negli omicidi dei pubblici ministeri italiani antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per lui sono in gioco più ergastoli per essere coinvolto in alcuni attentati dinamitardi avvenuti a Roma, Milano e Firenze, dove rimasero uccisi 10 persone, e in numerosi altri omicidi avvenuti negli anni ’90.

Il più grave di tutti fu quello del 1993, quando organizzò il rapimento di un figlio 12enne di un boss mafioso pentito. Nel tentativo di dissuaderlo dal testimoniare contro la mafia, il ragazzo fu ucciso e il suo corpo sciolto nell’acido.

Nonostante fosse in fuga, Denaro era ancora in grado di impartire comandi riguardanti il modo in cui doveva essere gestita la mafia nell’area intorno a Trapani, sua roccaforte regionale ereditata dal padre “don Ciccio”, anch’egli potente boss di Cosa Nostra.

Sui social si possono vedere molti video di persone che esultano e festeggiano per le strade di Palermo, applaudendo i Carabinieri. È senz’altro un momento fondamentale per le autorità italiane nella decennale battaglia contro la criminalità organizzata.

Il suo arresto rappresenta un evento di portata storica per la vecchia mafia. La premier italiana Giorgia Meloni, ha dichiarato: “Questa è una grande vittoria dello Stato italiano, che dimostra che non dobbiamo mai arrenderci alla mafia. Alle forze dell’ordine e alla Procura di Palermo, per la cattura del personaggio più significativo della mafia, vanno i miei più sentiti ringraziamenti e quelli di tutto il governo”.

Cosa Nostra è probabilmente la mafia più conosciuta a livello internazionale, grazie forse anche alla trilogia di film Il Padrino, diretti da Francis Ford Coppola. Altri due fondamentali gruppi criminali italiani sono la Camorra, che opera a Napoli e nella regione circostante, e la ‘Ndrangheta calabrese.

Secondo le diverse testimonianze e le lunghe e difficili indagini condotte dalle autorità italiane, Denaro aveva uno stile di vita lussuoso grazie ai suoi “finanziatori” politici e uomini d’affari. Una volta ha affermato in modo ignobile di “aver riempito un cimitero tutto da solo”.

Per i magistrati italiani detiene la chiave di alcuni crimini più atroci perpetrati dalla mafia siciliana, e il fatto che potesse essere rimasto nascosto per così tanto tempo in una parte relativamente piccola della Sicilia, ha portato a teorizzare una protezione ricevuta da alcuni membri dello Stato.