Sussy Errera racconta la sua storia a Francesco De Maria

Lei mi chiede della mia giovinezza tanto lontana, in una Milano così diversa da quella di oggi. Ho avuto il privilegio di una infanzia e adolescenza felici. Figlia unica di genitori intelligenti, aperti e molto liberali, ho potuto soddisfare le mie molte, anzi moltissime curiosità e interessi culturali. Fin dalla prima infanzia mi sono state rese familiari le quattro lingue principali d’Europa, e avendo passione per la lettura, mi sono tuffata nelle varie letterature o poesie, e grazie a un ottima memoria, molto di tutto questo fa ancora parte del mio corredo personale.

Infanzia e adolescenza nella Milano fascista

I miei genitori, essendo fieramente avversi al fascismo e ad ogni forma di autorità, mi hanno prima iscritta all’eccellente Scuola Svizzera di Milano, della quale conservo piacevoli ricordi e poi alla prima liceo classico di Zurigo. Purtroppo poi sono stata costretta a terminare gli altri due anni al Parini di Milano, dove agli insegnanti era imposto, spesso loro malgrado, di istillarci i principi roboanti di quella dittatura. Ciò nonostante ho un ottimo ricordo e conservo gratitudine per il Prof. Cantele di latino e greco che mi ha fatto amare i classici, in particolare Orazio che, a volte, ripeto ancora a memoria negli splendidi versi delle sue odi.

Nella sfolgorante Parigi, mentre si addensano le nubi

Dopo la licenza liceale ho avuto la grande fortuna di poter scegliere una scuola a gusto mio, e cioè l’Ecole du Louvre a Parigi dove ho vissuto già allora da sola in un piccolo studio, cosa a quei tempi quasi impensabile per una ragazza di quell’età. Sono stati alcuni anni felici che mi hanno reso Parigi ancora oggi la città del cuore. Erano momenti di grande fermento intellettuale, negli anni che precedevano immediatamente la nuova guerra e che mi hanno, penso, lascito una profonda impronta.

Scoppia la guerra. Un provvidenziale rifugio… a Tesserete

Purtroppo la guerra del 1939 venne a interrompere quel periodo così vivo che però aveva un ineluttabile sapore di “après moi le déluge”.

Un imprevisto matrimonio quasi di convenienza, terminatosi poi come gran parte dei matrimoni di guerra, ha concluso quei felici momenti. Seguì poi la fuga davanti all’avanzata tedesca, prima da Parigi, poi dalla Francia non occupata e infine, dopo un ritorno in Italia, l’esodo dopo settembre del 1943 verso la salvezza offerta dalla Svizzera. A Tesserete, mio padre ed io, siamo rimasti fino alla fine della guerra, un periodo per certi versi assai triste, pensando ai nostri cari rimasti in Italia, in parte però sereno e molto ricco intellettualmente. È a Lugano che ho cominciato a pubblicare i miei primi scritti, che ho poi in parte avuto la sorpresa di vedere ripubblicati su un numero del Corriere del Ticino che riportava 50 anni dopo alcune pagine dello stesso giornale.

L’esistenzialismo a Parigi, anni mitici nelle “caves”

Rientrata in Italia per un breve periodo, sono tornata a Parigi per un divorzio e un nuovo matrimonio, vivendo appieno il fermento di quelli anni dell’esistenzialismo. Ma anche questo finì, e tornato in Italia, ebbi occasioni di vedere nuovi sviluppi per quella parte di studi di archeologia asiatica che avevo seguito al Louvre, e che mi indirizzarono verso New York, alla Columbian University per poterli completare al confronto delle civiltà precolombiane.

New York

Un nuovo matrimonio e la nascita di un bambino hanno poi interrotto queste mie ricerche. In tre anni in quella fascinosa ma caotica città, mi sono resa conto che, appena uscita dai confini del Campus, io mi sentivo come un pesce fuor d’acqua, o meglio mi ritrovavo addosso duemila di anni di troppo, confrontandomi con la maggior parte delle persone che incontravo.

Sopra ogni cosa, il denaro

La vita negli Stati Uniti degli anni cinquanta era certo in parte diversa da oggi, ma quello che mi rendeva estranea era l’eccessivo interesse, che non mi sembra sia cambiato oggi, per la vita materiale, il consumismo, il denaro. Certo vi era anche un fermento culturale, una enorme scelta di spettacoli, musica eccellente e aperture in ogni campo, ma tutto questo era reso difficile dalle enormi distanze, che rendevano quasi impossibili i contatti fra gli amici che vivevano in diversi quartieri.

Fuga da una Milano insopportabile, nuova vita sull’isola felice

Rientrai poi a Milano col mio bambino e lì m’impegnai in un lavoro con una grossa società internazionale dove rimasi diversi anni con soddisfazione fino al giorno in cui la vita di Milano comincio a divenirmi insopportabile per i suoi ritmi e la mancanza di natura. Fu allora che presi la grande decisione di lasciare con il mio nuovo e definitivo compagno di vita, Umberto, un giornalista, la città e tuffarmi a rischio in una vita completamente nuova, sfoggiata in 20 anni sull’isola Ischia.

La vita di Sussy e il suo racconto non finiscono qui. Arriverà, per forza, anche Lugano…