di Francesco Pontelli, economista – il Patto Sociale – 1°.2.2023

Da molti anni le aziende della Silicon Valley vengono Indicate come le massime artefici nel futuro prossimo dello sviluppo economico e soprattutto sociale delle economie occidentali. Indubbiamente la digitalizzazione della pubblica amministrazione, come di molti sistemi industriali, ha offerto un ruolo sempre più centrale alle aziende di questo settore in continua evoluzione tanto da venire elette come le rappresentanti della nuova modernità e soprattutto del politicamente corretto.

Esistono, tuttavia, aspetti importanti relativi a queste icone che troppo spesso non vengono considerati nella loro importanza.

Il primo è sicuramente quello relativo agli indirizzi verso i quali i titolari di queste aziende dirigono i propri investimenti. Il patron di Microsoft è diventato uno dei maggiori latifondisti statunitensi contribuendo così di fatto alla morte dei piccoli e medi coltivatori ed allevatori.

Viceversa, il titolare di Amazon ha acquistato il maggiore supermercato fisico, Whoole Foods, per oltre 13 miliardi di dollari confermando il proprio desiderio monopolistico da imporre al mercato ed esprimendo cosi la propria chiara volontà attraverso una politica di prezzi molto aggressivi nei confronti della distribuzione tradizionale che successivamente ha inevitabilmente portato al licenziamento di circa 18.000 dipendenti della stessa Amazon. A conferma della insostenibilità della politica di prezzi della major di e-commerce, adottata con l’unico obiettivo di togliere ossigeno alla distribuzione tradizionale.

Dopo due anni di pandemia e un anno di guerra, i  cui effetti devastanti stanno mettendo in crisi persino questi giganti del web, anche Google ha deciso di ridurre la propria forza lavoro, “per dirottare i propri investimenti verso le principali priorità”, con una semplice e-mail lontana anni luce da una qualsiasi espressione di rispetto per i propri dipendenti.

Tra latifondismo, volontà monopolistica e modalità spregevoli di licenziamento degne di coltivatore di cotone,  i simboli eletti a rappresentanti della nuova modernità e sempre all’interno del filone politico del “politically correct” assomigliano quindi sempre più alle vecchie e anacronistiche figure dell’ottocento.

La storia si ripete.

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