L’avventura della vita umana nella nuova mostra sul fotogiornalista Robert Capa a 110 anni dalla nascita di Cristina T. Chiochia

Una celebre fotografia di Rober Capa

A Milano, nella vicina Italia, dall’11 novembre 2022 al 19 marzo 2023 , le fotografie di Robert Capa tornano ad essere grandi protagoniste della scena espositiva, proprio in occasione dei 110 anni dalla nascita presso gli spazi del Museo Mudec. Torna la storia che dal personaggio immaginario americano di Robert Capa ideato con la fotografa Gerda Taro, ha dato vita al talento del fotogiornalista ungherese Endre Enrő Friedmann che ancora è famoso con questo pseudonimo, e gode sempre più di fama mondiale tanto da alcuni essere definito addirittura un genio. E lo fa proprio in un allestimento che parte dalle sue foto in bianco e nero, forse le più significative di sempre sui conflitti bellici e le conseguenze, che testimoniano non solo i momenti più terribili -e cruciali- della storia contemporanea, ma la forte sensibilità per l’avventura della vita umana, del giovane fotografo morto poi proprio seguendo il suo ultimo conflitto in prima linea, giovanissimo, a soli 41 anni.

Una mostra nuova? Probabilmente. Come testimonia anche il bel catalogo, questa nuova mostra sulle fotografie di Robert Capa secondo Robert Capa offre spunti e punti di vista, alcuni inediti. Se, come dice lo stesso Capa la chiave è “amate la gente, e fateglielo capire” è il paradosso insostenibile su cui forse si regge tutta la sua fotografia, è sicuramente Il forte sentimento di comprensione umana di questo fotografo, oltre il concetto stesso di  “umanità” a colpire in questa mostra. Un concetto di Robert Capa che “rovista” e fa da leitv motiv anche sulla scelta delle foto  ( oltre 7000 i suoi scatti, e oltre 900 foto quelle scelte come “canoniche” dal fratello di Capa, anche Lui fotografo).che con alcuni scatti inediti per l’Italia, presenta aspetti meno noti del fotografo al pubblico. Una mostra diacronica, che segue il concetto storico appunto della diacronia dal 1952 sino alla morte del fotografo con il suo ultimo reportage attraverso appunto il temp con il suo susseguirsi dei fatti tra conflitti ed eventi. Una mostra realizzata sulla storia del novecento mondiale, curata da Sara Rizzo che è conservatrice presso il Comune di Milano nell’Area Museo delle Culture, Progetti interculturali e Arte nello Spazio Pubblico per il Museo del Mudec ma anche fotografa.  Concludendo, come esemplifica la sezione principale della mostra che propone anche degli scatti inediti per l’Italia e mai esposti prima, come quelli del famoso viaggio in Russia nel 1947 la mostra del Mudec è un inno al concetto di reportage a 110 anni dalla sua nascita, nsomma.

Sia che si tratti di un reportage sulla vita in Russia ai tempi della Cortina di Ferro (quando era pressochè impossibile documentarla, addirittura alcune foto sono anche sulla Ucraina devastata allora come ora, dalla guerra) o che un miliziano ucciso o un comizio elettorale. Una mostra nata e realizzata grazie alla collaborazione con la Agenzia Magnum Photos declinata nelle sale con ben 80 stampe ed alcuni documenti che ritagliano i fatti che narrano visivamente, che ne diventano spettro per mostrane la vera realta’. Non l’intera scena.

Facendo una distinzione netta tra chi era presente e chi non era presente. Ecco la grandezza di Capa.

Che lo rende un pò eroe ed un pò testimone con lo spettatore. Con l’unica grande dichiarazione fotografica di sempre: analizzare il concetto di realtà con occhi trasparenti ed umili. Con lenti ed occhi umani. Per restare umani. nonostante tutto.