La catastrofe è avvenuta fra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria

Il disastro è stato talmente terribile che il suolo dell’Anatolia si è spostato di 3 metri ed i morti sono oltre 3 mila.

La scossa è stata di magnitudo 7.8 nella notte, e sono state oltre 120 quelle di assestamento; secondo Erdogan si tratta del ‘più grande disastro registrato dal 1939’.

Il bilancio delle vittime del sisma che ha colpito Turchia e Siria è salito a 3.613, ma secondo i servizi di soccorso, le persone bisognose sarebbero state 13.293.

Sono state almeno 120 le scosse di assestamento che si sono verificate stanotte nel sud della Turchia.

L’ Usgs, un’agenzia che riporta solo le scosse di assestamento più significative, sostiene che relativamente alle scosse sono state almeno 43 quelle di magnitudo 4,3 o superiore. Tre delle scosse di assestamento hanno misurato 6.0 o più, incluso il massiccio terremoto di magnitudo 7.5 che ha colpito 95 chilometri (59 miglia) a nord dell’epicentro del terremoto principale del mattino.

Dopo il disastro di ieri notte, il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri. La violenza del terremoto sarebbe tale che quello verificatosi sarebbe uno dei terremoti più violenti mai registrati in Turchia, con una magnitudo di 7,8, mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980.

La scossa è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo, fino alla Groenlandia, ma è avvenuta in una zona altamente sismica, punto d’incontro della placca Est anatolica, di quella Arabica e dell’Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l’Egeo.

Purtroppo, la faglia che si è attivata è una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, che “è una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”, come osserva il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.