Forse fu lì che Dante Alighieri, d’età di nove anni, incontrò Beatrice, di nove anni anch’ella.
La bella casa colonica si erge, infatti, a fianco dell’imponente Villa “Montecchi”, che apparteneva ai Portinari, dove a casa di Folco, padre di Beatrice, Dante avrebbe visto per la prima volta la di lui bella figlia.
La casa colonica risale al XIII secolo e sorge sulle colline di Fiesole; è stata venduta – nel corso di una trattativa curata dalla Lionard Luxury Real Estate Spa – ad un acquirente sconosciuto. E sconosciuto è altrettanto il prezzo della villa, che tuttavia doveva aver già valore quando fu confiscata a Dante in occasione del suo esilio, come riportano diverse fonti storiche, come Otello Rondi.
1,2 ettari, per 5000m quadri, un giardino d’inverno, un roseto, 4900 metri quadri di oliveto e 21000 mq di bosco.
Una villa su due livelli, di 650 mq, finemente ristrutturata, con casa torre.
Una riflessione, a riguardo: è certamente una buona notizia che una casa (perché pur sempre di casa si tratta) storica e di valore sia finita bene. Ma fa certamente riflettere il fatto che altrettante case storiche, magari senza la nobile ricchezza di aver ospitato poeti, ma egualmente belle, fini, d’epoca, a torre, con stucchi, con scaloni ad ala, con colonne doriche, con parquet finemente decorati, cadano in rovina, perché nessuno le voglia comprare e soprattutto nessuno le voglia restaurare. E tra questo secondo nessuno c’è certamente lo Stato che, se ha i soldi da dare a d ogni diciottenne che viene ora pagato affinché studi (il governo Meloni ha confermato e, di fatto, raddoppiato il bonus cultura istituito dal governo Renzi nel 2015), allora, forse, li avrebbe anche per restaurare – se non tutte, qualche – ville storiche, padronali e castelli che attualmente giacciono in rovina, alla mercé dell’eventuale misericordia di privati.