di Tiziano Galeazzi, Deputato uscente – candidato nr 13, lista 11 UDC
Estratto dall’enciclopedia Treccani che cita:
“La neutralità – nella sua complessa concettualizzazione – è parte integrante della storia elvetica e valore radicato nella coscienza dei cittadini svizzeri. Tale principio affonderebbe le sue radici nella battaglia di Marignano del 1515 ma è nel Congresso di Vienna della Restaurazione post-napoleonica che esso trova un’esplicita statuizione anche a livello internazionale, allorché si riconosce che «la neutralità e l’inviolabilità della Svizzera e la sua indipendenza da qualsiasi influenza straniera sono nell’interesse di tutta l’Europa”
E’ dal 1515 che se ne parla, per noi svizzeri essere neutrali significa molte cose, tra cui molte interpretazioni ma pur sempre chiare e cristalline. Tenersi fuori dai conflitti armati e non partecipare direttamente o indirettamente ad alimentare questi conflitti. Inoltre dopo la battaglia di Solferino nel 1859, con il nostro Henry Dunant nasce pure la Croce Rossa e poi internazionale che ancora oggi trova sede a Ginevra. Questo dunque non impedisce al nostro Paese di prestare aiuto umanitario in situazioni di guerra. La neutralità elvetica risale al lontano 1516, quando a un anno di distanza dalla battaglia dei Giganti – l’ultimo conflitto armato combattuto dalle truppe di diversi cantoni in appoggio agli Sforza di Milano e conclusosi con una cocente sconfitta a opera dell’esercito francese – la Svizzera stipulò con Francesco I° re di Francia un trattato di pace destinato a fare scuola. Per questo motivo, per la nostra storia, la neutralità della Svizzera non va assolutamente negoziata. Dobbiamo rimanere quindi uniti, fermi e immuni a continue lusinghe da parte di coloro che le guerre le alimentano. Paesi abituati a far danni in tutto il mondo e a Istituzioni internazionali che per una ragione o l’altra assecondano i belligeranti. Leggendo la cronaca di questi giorni ho paura anche per quanto riguarda gli armamenti: guardiamoci bene nell’esportare, anche se indirettamente, qualsivoglia arma. Perderemmo in un solo gesto tutto quello che siamo stati e tutto quello che abbiamo fatto per il bene della nostra nazione, cancellando Marignano.
visto che ci consideriamo un paese altamente umanitario (a geometria variabile per taluni intellettuali e politici di parte), dimostriamo allora di esserlo con i fatti, non con le parole. Se proprio vogliamo dirla tutta, a questo punto dobbiamo poter accogliere provvisoriamente persone che provengono dalla Russia, non intenzionate ad imbracciare un fucile per andare ad uccidere o farsi uccidere. Ma questa prerogativa pare non sia accettata da Berna e questo è semplicemente scandaloso. Non possiamo fare questa distinzione se siamo un Paese veramente neutrale o sbaglio? Vorrebbe significare, come sul discorso della neutralità, che a dipendenza delle circostanze, degli interessi economici e politici, indirizziamo la prua della nostra barchetta rossocrociata.
C