È quanto affermato dal ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag.

184 persone dei 612 sospetti indagati, sono stati arrestati e trasferiti in prigione in attesa di processo in relazione agli edifici crollati dopo il terrificante terremoto che ha colpito il Paese all’inizio di questo mese. Alcuni edifici che avrebbero dovuto resistere alle scosse, si sono sgretolati.

Tra le persone in custodia ci sono imprenditori edili, proprietari, gestori di edifici, ufficiali di ispezione degli edifici e operai. Gli esperti hanno affermato che molte delle strutture crollate, sono state realizzate con materiali e metodi scadenti, spesso non conformi agli standard che il regolamento edilizio detta per la costruzione.

“Nell’ambito delle indagini sul terremoto, è stata intrapresa un’azione legale contro 612 sospetti” ha detto il ministro Bozdag, aggiungendo che “Chiunque abbia responsabilità in un edificio crollato, indipendentemente dal proprio dovere, tutti saranno pesati sulla bilancia della giustizia in base alle proprie responsabilità e le azioni saranno intraprese come ordinato dalla nostra legge, senza esitazione”.

Le due gravi scosse di magnitudo 7,8 e 7,6 del 6 febbraio, hanno messo in dubbio l’integrità strutturale di oltre 170 mila palazzi crollati o fortemente danneggiati, corrispondenti ad oltre 520 mila appartamenti.

La Turchia è al terzo posto al mondo per numero di morti causate da terremoti a causa della sua struttura tettonica e sismica. L’agenzia AFAD, creata dal ministero turco degli Affari interni per la gestione e il coordinamento dei disastri naturali, ha dichiarato che ci sono state oltre 10 mila scosse di assestamento dal giorno del terremoto nella zona colpita. Eventi tellurici che si susseguiranno per almeno altri due anni. Sabato mattina un’ultima scossa di magnitudo 5,5 ad una profondità di 10 km, ha colpito l’area centrale della Turchia, 40 km a sud di Aksaray e 18 km a nord-est di Emirgazi.

Il presidente turco Erdogan, si è impegnato a ricostruire le case entro un anno, anche se gli esperti suggeriscono di anteporre la sicurezza alla velocità di esecuzione.