La Silicon Valley Bank, banca californiana fondata nel 1983 e specializzata per le aziende tecnologiche, è stata sequestrata venerdì pomeriggio dalle autorità di regolamentazione federali a seguito del crollo avvenuto dopo un’improvvisa corsa agli sportelli da parte dei depositanti che si sono affrettati a ritirare i loro soldi. Tutti dipendenti e aziende tecnologiche sostenute da capitale di rischio.

Nel giro di poche ore, la banca SVB è passata dall’essere un riferimento e parte fondamentale dell’economia tecnologica, al collasso.

Mercoledì sera, SVB aveva rilasciato a sorpresa, un comunicato con il quale dichiarava di aver venduto 21 miliardi di dollari di titoli in perdita e che avrebbe svenduto ulteriori 2,25 miliardi di dollari di nuove azioni per colmare un buco di quasi 2 miliardi di dollari, sostenendo così il proprio bilancio.

La banca ha venduto un portafoglio di obbligazioni in risposta ad un calo dei depositi dei clienti. Quelle obbligazioni avevano perso valore a causa dell’aumento dei tassi di interesse, lasciando SVB con un deficit. La Federal Reserve difatti, ha iniziato ad alzare i tassi di interesse un anno fa per domare l’inflazione. Una mossa che ha indebolito lo slancio dei titoli tecnologici che aveva avvantaggiato SVB.

Inoltre il capitale di rischio ha iniziato a prosciugarsi, costringendo le start-up a prelevare fondi detenuti dalla SVB, esponendola fortemente all’industria tecnologica.

Le corse agli sportelli iniziano proprio in questo modo. Il panico che si è diffuso tra le principali società di rischio, ha suggerito alle aziende di ritirare i propri soldi dalla banca. I fondatori di aziende start-up e quelle di venture capital hanno temuto che il denaro necessario per pagare i dipendenti andasse perso o congelato dal crollo finanziario.

Giovedì mattina il valore delle azioni della SVB è crollato inizialmente del 60%. Il venerdì, dopo essere crollate del 66% nel trading pre-mercato, dato che gli investitori hanno iniziato a temere il ripetersi della crisi finanziaria del 2008 causata dalla mancanza di liquidità, i titoli azionari sono stati bloccati dall’intervento dei regolatori finanziari che stavano vigilando sulla situazione.

La SVB, anche se relativamente sconosciuta al di fuori della Silicon Valley, sostenuta da venture capital ha fornito finanziamenti a quasi la metà delle società statunitensi operanti nella tecnologia e assistenza sanitaria, ed era la sedicesima banca più grande degli Stati Uniti, con un patrimonio di 209 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno.

Secondo alcuni analisti, a Wall Street si sapeva che la campagna di rialzo dei tassi da parte della FED alla fine avrebbe causato dei problemi, soprattutto per le piccole banche.

Il governatore della Banca d’Inghilterra sta lavorando per trovare un’ancora di salvezza per le aziende inglesi colpite dal crollo della SVB UK, la filiale inglese della società madre americana. Mentre la filiale israeliana della SVB ha interrotto oggi il lavoro dopo il crollo, causando il licenziamento di circa 40 dipendenti.

È il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti. Un drammatico esito che costringe gli imprenditori tecnologici coinvolti dal crollo, a trovare in fretta una soluzione per mantenersi in vita.