Gli investitori sono scettici sulla salute del settore bancario in generale.

Le azioni di Deutsche Bank hanno subito un forte crollo venerdì, trascinando al ribasso altre importanti banche europee.

Deutsche Bank ha chiuso in ribasso dell’8,5% alla borsa tedesca dopo che le sue azioni erano crollate fino al 14,9% a seguito della forte pressione di vendita, facendo salire alle stelle nel contempo il costo dell’assicurazione del suo debito contro il default.

Stesso scenario che si è sviluppato negli ultimi anni con il Credit Suisse, e potrebbe significare che è solo una questione di tempo prima che ci sia un intervento.

Credit Suisse era tra le 30 istituzioni finanziari note come banche di importanza sistematica a livello globale. Le autorità svizzere hanno spinto forzosamente UBS ad acquistare il suo rivale dopo che il prestito di 50 miliardi di franchi svizzeri per Credit Suisse non è riuscito a rassicurare gli investitori e i clienti della seconda banca svizzera.

Tuttavia, nonostante i timori e la perdita di fiducia, Deutsche Bank sembrerebbe non essere Credit Suisse, e il cancelliere Scholz si è affrettato ad affermare che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Cosa che, secondo gli analisti, avrebbe fatto meglio a non dire perché non è un buon segno quando i politici nel bel mezzo di un crollo del prezzo delle azioni del più importante istituto finanziario del loro paese rilasciano tali affermazioni. Spesso non fanno altro che aumentare un senso di panico.

Al momento comunque non ci sono prove di fuga da parte dei depositanti presso la Deutsche Bank, cosa che invece ha segnato altre banche recentemente. Scene che dopo la crisi del 2008 avrebbero dovuto appartenere al passato, ma è evidente che non è così.

Deutsche Bank è stata quella che ha avuto venerdì la flessione maggiore, ma anche i prezzi delle azioni di tutte le grandi banche europee sono scesi. Segno che il timore della crisi bancaria è generalizzato. Come lo shock che gli investitori hanno dovuto sopportare nel vedere 17 miliardi di dollari di obbligazioni emesse da Credit Suisse (Additional Tier 1, un tipo di debito più rischioso rispetto alle obbligazioni tradizionali) essere svalutati a zero nel giro di poche ore nell’ambito dell’acquisizione da parte di UBS. I detentori di queste obbligazioni immaginavano di essere più protetti nell’accordo di salvataggio.

Un crollo di Deutsche Bank rappresenterebbe una minaccia seria per l’intera zona euro. I grafici che mostrano le informazioni sul prezzo delle azioni con le relazioni degli investitori, sembrano drammaticamente simili a quelli della Silicon Valley Bank di due settimane fa e a quelli del Credit Suisse di una settimana fa. Deutsche Bank è stata nei guai proprio come il Credit Suisse con speculazioni sulla sua sopravvivenza che hanno agitato i mercati.

Una moneta unica europea mal progettata e disfunzionale, accumula enormi eccedenze in alcuni paesi e deficit in altri. Tutto quel denaro, deve essere riciclato in qualche modo attraverso il sistema bancario. La Deutsche Bank, che è la più grande banca della Germania e principale prestatore commerciale, è proprio al centro di quel sistema. Le differenze derivanti da quel sistema (al momento finite da qualche parte in bilancio) dovranno alla fine essere pagati dai contribuenti tedeschi.

Stessa cosa per i contribuenti svizzeri che risponderanno per la cattiva gestione praticata in diversi anni da parte del Credit Suisse.

Tutto questo erode la fiducia generale, e la gente che ha depositato i propri soldi, potrebbero pensare che l’unica mossa razionale è tirarli fuori da lì.

Segnali di calo di fiducia si sono segnalati venerdì anche in altre principali banche europee. Le azioni della francese BNP e della Société Générale sono scese fino al 6%, quelle dell’italiana UniCredit e della spagnola Santander sono scese del 4%.