di Francesco Pontelli. economista – il Nuovo giornale nazionale – 30.3.2023

Emergono evidenti delle pericolose similitudini tra una illusoria   superiorità razziale espressa nel secolo scorso, e l’attuale massimalista ideologia ambientalista adottata dall’Unione Europea.

Come non rilevare una vicinanza tra l’intransigenza ideologica del nazionalismo tedesco e quella espressa dalla deriva ambientalista, che vede nella affermazione della propria supremazia ideologica una sottile affermazione di “una sublimazione intellettuale Europea”  opposta agli assolutamente legittimi dubbi, relativi alla transizione ecologica ma espressione di un ” becero qualunquismo del popolino” .

A nulla valgono le considerazioni relative al nostro paese, il quale nel 2005 emetteva 500 milioni di tonnellate di CO2 mentre ora risultano inferiori ai 300, quindi con una riduzione di oltre 40 %.

Sempre l’italia rappresenta in termini di emissioni globali di CO2 solo lo 0,8%  mentre la stessa Unione Europea “fatica”  ad arrivare all’8% totale.

Gli allevamenti italiani, inoltre, hanno ridotto nel medesimo periodo, le proprie emissioni del 24%, mentre, tanto a livello europeo quanto mondiale, per il medesimo settore risultano lievitate del 16% .

Un dato che dovrebbe far riflettere sulla assoluta mancanza di flessibilità di ogni normativa europea in relazione alla specificità delle singole nazioni.

Questo radicalismo politico ed etico Europeo si manifesta, poi,  nella presunzione di poter incidere sui cambiamenti climatici globali, dimenticando di rappresentare poco più di cinquecento (500, milioni di persone all’interno di una popolazione mondiale di otto (8) miliardi.

Una presunzione che si sposa, poi, con una ipocrisia congenita, la quale trova la sua massima espressione nella scelta di modelli politici che vedono a nord la Finlandia.

Un paese inserito al vertice mondiale per la qualità della vita dei propri cittadini e che sta erigendo un muro per contrastare I flussi migratori dalla Russia: esattamente come Trump, e prima ancora Clinton, al confine con il Messico. 

La follia e l’assoluta  lontananza tra la realtà di un continente complesso, con asset climatici decisamente diversi, dalla Finlandia alla Sicilia, nel quale l’istituzione europea si illude di possedere le articolate professionalità per gestirli con un’unica politica economica ed ambientale.

Questa arrogante illusione rappresenta la massima espressione di un pensiero, o meglio, di una classe politica che si considera assolutamente superiore ed in questo molto simile alla espressione di una vera e propria supremazia politica e razziale. 

Come la Germania nella prima metà del secolo scorso,  l’Unione Europea si considera ancora oggi il centro del mondo, mentre non percepisce come il mondo arabo si stia alleando sempre più con la Cina, ed in alcuni casi, vedi l’Iran, appoggi la stessa Russia nella guerra contro l’Ucraina.

Così il vecchio continente rimane alla finestra spettatore di uno scenario mondiale dal quale viene sempre più escluso come attore di rilievo. 

Il concetto di superiorità razziale come il suo atteggiamento trova la sua massima espressione nel disprezzo della istituzione Europea nei confronti delle peculiarità dei singoli paesi, in particolare del sud Europa. 

Il risveglio economico politico e sociale da questo delirio  si presenta per i popoli europei quantomeno drammatico.

Il dominio sui popoli può trovare forma attraverso l’utilizzo della forza militare, ma, anche più subdolamente, con l’imposizione di una ideologia massimalista, che ha L’unico obiettivo di ridurre le masse popolari da soggiogare a un codice etico ed ideologico.