Una mostra, quella italiana dal titolo “KIMONO – Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente“che è quasi un regalo per questo ponte del primo maggio. Il Museo del Tessuto di Prato con questa mostra che vanta il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia, in apre dal 29 aprile fino al 19 novembre 2023 le porte su un modo di vivere attraverso la moda del vestirsi. Come recita il comunicato stampa è interessante proprio perchè “le contaminazioni creative e culturali – intervenute tra Europa e Giappone prevalentemente dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento – attraverso l’esposizione di un’accurata selezione di opere che di quei reciproci influssi testimoniano i passaggi fondamendamentali “. Non quindi solo il fenomeno del cosi detto “giapponismo”, ma anche un modo per intendere l’arte e la sua fenomenologia.
Per nulla banale, insomma, la mostra presuppone una influenza culturale e una passione che va oltre l’abbigliamento stesso del kimono. Ne prefigura insomma l’idea di oggetto “iconico” per identificarsi. Interessante la scelta e la struttura del percorso.
A titolo di esempio le animazioni dei due paraventi Nanban, realizzati alla fine del cinquecento da dei pittori di corte con lo sbarco nel loro paese dei primi occidentali e che segnano ed illustrano il primo vero contatto tra questi due mondi, avvenuto nel 1543 con lo sbarco delle navi portoghesi in Giappone, offrendone uno sguardo e la loro percezione.
L’esposizione ,che vanta una serie di dipinti, xilografie, cartoline d’epoca, stampe e tessuti provenienti sia da importanti collezioni private che da inedite raccolte del Museo, ha come nucleo i bellissimi kimono esposti.
Sotto la chiave della “varietà e vivacità” di vere e proprie contaminazioni artistiche e stilistiche, la mostra prosegue tra ottocento e novecento un’epoca importante di vero contatto tra Oriente e Occidente e le avanguardie europee. Tra Futurismo, Secessione e Cubismo che entrano nel “linguaggio decorativo tradizionale giapponese”. Tra avanguardie come veri e propri “riflessi” di storia dell’arte, grazie anche alla collaborazione con il museo della moda e delle arti applicate di Gorizia che nel 2018 ne sviluppò in una mostra l’idea, come ha dichiarato il presidente della fondazione del museo, Nicola Marini: “La mostra rappresenta un omaggio che il Museo del Tessuto di Prato vuol rendere alla straordinaria perizia che caratterizza la secolare tradizione tessile del Paese del Sol Levante, offrendo ai nostri visitatori la possibilità di conoscere un ricchissimo patrimonio, altrimenti destinato alla fruizione esclusivamente privata“. E ci riesce appieno. Infatti, questa mostra torna in Italia a testimoniare quello che è l’idea di chi , privatamente , colleziona qualcosa, come appunto la presenza dei 50 kimono in mostra della collezionista Lydia Manavello e quello che una struttura come quella di questo museo italiano, che “parla ” di tessuti in una città come Prato, si apre ora al mondo del tessuto mondiale, evidenziandone la contaminazione come messaggio culturale che coinvolge tutto il territorio . Mondi diversi che si incontrano, nei tessuti antichi e nell’arte in questo caso dell’abito del kimono, come pezzi concreti di storia oltre che di stoffa, tra, oriente ed occidente. Una mostra interessante ed inedita sostenuta da molte realtà del territorio quali Comune di Prato,Soci sostenitori Estra spa, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e Saperi Srl. E vanta molti patrocini Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, dalla Regione Toscana, dalle oltre 30 aziende aderenti al “Museo del Tessuto Supporter Club” . Da visitare.