Al m.a.x museo di Chiasso c’è una mostra che non dovete perdere: quella su Orio Galli, che è la prima esposizione dei 50 anni di carriera del grafico, pittore, illustratore, calligrafo e disegnatore satirico ticinese. Ad oggi, infatti, il moderno termine di “Graphic designer” al signor Orio sta senz’altro stretto, perché Galli è un Artista eclettico e poliedrico, che continuamente dialoga fra disciplina e fantasia, struttura e libertà, calligrafia e pittura, inchiostro e acquarello.

Tutto iniziò, come spiega il bel video-intervista introduttivo al piano -1, con una caffettiera, quella rossa, del caffé Moretto, alla quale il Galli si ispirò per il suo primo manifesto pubblicitario. Erano gli anni ‘70, e l’Arista iniziò la sua carriera come spiega lui stesso “violentando i cliché ticinesi”. Come, ad esempio, annodare il manico al tipico boccalino del Ticino.

Anni ‘70. Orio Galli con Francesco De Maria. Al centro Piero Bianconi.

Si parte dalla sezione grafica, per proseguire alla sezione calligrafia e terminare con quella, spettacolare, dei manifesti. Certo, sono tutte e tre geniali: basti pensare alla sezione calligrafia, le formidabili trovate di riscrivere, in uno stile ricercato, frasi comuni, scomposte, però, in maniera maliziosa e divertente, come “Culinaria” che diventa “cul / in / aria” o il centrato anagramma de “il tepore del potere”. E poi quelle lettere, incise, scolpite, scritte con una perfezione come pochi.

La mostra ripercorre l’iter carrieristico dell’Artista, figlio di Sergio, ticinese, e di Adele, milanese, nato a Milano e cresciuto in Svizzera, figlio di una lunga tradizione di artisti attivi in Russia tra Otto e Novecento. Primo ticinese ad ottenere il certificato federale grafico a Bienne, conosce, per tutti gli anni Sessanta, Oliviero Toscani, Antonio Tabet, Flavio Rimoldi alla scuola grafica di Limmat e poi, presso Monte Olimpino, Bruno Munari, Max Huber e Heinz Waibl. È il 1968 quando Orio Galli apre il suo studio a Caslano ed esordisce come decoratore di vetrine, diventando ben presto docente della CSIA e uno dei più rinomati grafici a livello nazionale. Suoi sono i lavori di manualistica pubblicitaria presso l’Hotel Olivella au Lac a Morcote, suoi gliincarichi da parte della RTSI, dell’OCST e dell’UNST.

Uno dei suoi più famosi e fortunatissimi manifesti è “Ticino, terra d’artisti”, che fonde l’affresco quattrocentesco della chiesa di Santo Stefano di Miglieglia con la casa rotonda di Stabio di Mario Botta, a dimostrazione di come quel giovane grafico si stia facendo valere, brillando.

E poi i premi (cinque volte di fila la vittoria del concorso “I più bei libri svizzeri” e del concorso “I più bei manifesti”; il premio per il “miglior prospetto turistico” del ‘77 per le Processioni storiche di Mendrisio, nonché le opere per commemorare i 700 anni dalla Confederazione. Tutto donato al m.a.x museo di Chiasso, ed entrato a fare parte del Centro Culturale Chiasso, ed ora in mostra, fino all’otto ottobre ‘23.

Di seguito, alcuni particolari delle opere dell’Arista.

Il celeberrimo manifesta “Ticino, terra d’artisti” tradotto in tutte le lingue del mondo

A:E:I:O:U: comunicare, con tutte le vocali.

Sfotte o Spotte? Le scritte sui muri…