In “Soltanto una donna” (Albatros Il Filo Edizioni, 2011), Alessandra Boga dipinge un ritratto vivido e appassionato di Olympe de Gouges (1748-1793), figura straordinaria artefice e vittima della Rivoluzione Francese. L’autrice racconta il suo saggio, scritto con uno stile coinvolgente e narrativo, a Ticinolive.

Alessandra Boga – l’autrice.

Signora Alessandra Boga, il saggio storico su Olympe de Gouges fu la sua prima opera. Come incontrò il personaggio, come le si avvicinò? 

“In realtà è la mia seconda opera. La prima è stata il racconto “Dopo la Notte” (Il Filo Edizioni, 2009). L’argomento erano sempre i diritti delle donne, ma questa volta musulmane nel contesto contemporaneo. La storia era ispirata ad una vicenda avvenuta in Medio Oriente che avevo letto sul giornale, ma l’avevo ambientata a Milano, dato che non abito lontano da lì, e certi fenomeni avvengono anche in Italia. Per quanto riguarda il personaggio di Olympe de Gouges, l’ho scoperto ascoltando le notizie al telegiornale, durante la campagna presidenziale francese del 2007: gli sfidanti erano Ségolène Royal e Nicholas Sarkozy, che come sappiamo risultò vincintore. La prima promise che, se fosse stata eletta, avrebbe fatto portare le ceneri di Olympe (che fino ad allora onestamente non avevo mai sentito nominare) al Pantheon di Parigi. Questa figura mi rimase impressa e mi documentai.”

Il Saggio di Alessandra Boga

Già il titolo “Soltanto una donna” è evocativo. Cosa pensa del femminismo?

“Ho intitolato il libro ‘Soltanto una donna’, perché Olympe venne sottovalutata proprio come tale. E’ stata una femminista ante litteram. Del femminismo non posso che pensare bene e in generale credo che chi lo critica persino oggi, nel XXI, dovrebbe pensare al motivo per cui è nato. D’impulso tendo a sospettare che i critici abbiano una mentalità conservatrice. Mi dispiace sentire, quasi sempre da una certa parte politica: ‘Dove sono le femministe, quando succede questo o quello?’ ”. Detto questo, oggi ci sono femministe occidentali che a mio avviso tradiscono di fatto il femminismo stesso, quando per esempio difendono una presunta ‘libertà di scelta’ del velo integrale; per quanto riguarda un altro tema ‘caldo’ come l’utero in affitto, ritengo che abbia ragione chi sottolinea che è un altro mezzo per mercificare il corpo della donna, perché le donne che si prestano a questo vengono pagate (provengono da Paesi poveri). E’ bene che si sappia che ci sono femministe che si stanno battendo contro questa pratica, proprio come i conservatori, magari cattolici. Ancora, per quanto riguarda l’aborto, ritengo che debba rimanere una ‘libertà di scelta’, ma è interessante per tutti, sapere che le prime femministe, nell’Ottocento, non lo consideravano un diritto né lo è mai stato per tutte, nemmeno negli Anni Settanta, come sottolineano oggi alcune ‘veterane’”. E’ un argomento complesso e delicatissimo, soprattutto perché c’è in gioco una vita che non ha ‘libertà di scelta’, un aborto potrebbe avere conseguenze psicologiche terribili per una donna e non credo che si possa assumere posizioni estremiste.”

La figura di Olympe de Gouges si inserisce in un panorama più ampio di coppie, come i coniugi de Condorcet, condannati da Robespierre, ma anche la coppia reale, Marie Antoinette e Louis XVI… Ci racconta l’amore ai tempi del Terrore?

“Ovviamente quello non era certo il momento ideale per vivere un amore: perciò ritengo l’argomento così interessante, oltre che per le idee che queste coppie potevano condividere! Colpisce per esempio, oltre alla storia di Marie Antoniette e di Louis XVI, quella della regina con un uomo con cui ebbe un legame decisamente più appassionato (di recente è stato svelato un loro carteggio): il conte svedese Hans Axel di Fersen, artefice della fallita fuga di Varennes.  Della vicenda parlano notoriamente anche film e persino un noto cartone animato giapponese degli Anni Settanta – Ottanta. Un’altra coppia trae ispirazione da una realmente esistita (sul “lato opposto della barricata” rispetto a Marie Antoinette e a Fersen): quella purtroppo poco nota dei rivoluzionari Camille Desmoulins, giornalista, e della moglie Lucile Duplessis (tra l’altro all’inizio il loro amore fu contrastato dal padre di lei, perchè Desmoulins, che era stato precettore della ragazza, non se la passava bene economicamente). Il futuro rivoluzionario era stato compagno di liceo di Robespierre, che poi sarebbe stato scelto come testimone delle sue nozze con Lucile e come padrino del loro bambino, Horace. Tuttavia “l’Incorruttibile” fece ghigliottinare marito e moglie. Lui il 5 aprile con Danton (tra gli altri), insieme al quale si era schierato contro il regime del Terrore ed insieme al quale venne persino accusato di voler far tornare la monarchia. Salito sul patibolo, consegnò al boia Sanson una ciocca di capelli della moglie, che poi venne data alla madre di quest’ultima, e prima di morire gridò il suo nome. Lucile subì lo stesso destino del marito 8 giorni più tardi, con l’accusa di aver partecipato ad un complotto per liberarlo. Si sarebbe fatta arrestare correndo per strada gridando “Viva il re!” e alla lettura della sentenza dichiarò di essere contenta di poter raggiungere l’amato.”

Maria Antonietta – regina di Francia

Figlia naturale di un poeta (bistrattato da Voltaire, oggi invece tenuto in gran conto) che la di lei madre non aveva potuto sposare, sin dalla nascita Olympe si inserisce in un panorama curioso e variegato. Crede che le vicissitudini di una vita non proprio ordinaria abbiano influito sul talento di Olympe?

“Assolutamente sì. Sul suo talento e soprattutto sulla sua determinazione nel difendere i diritti umani e soprattutto delle donne. Olympe de Gouges è l’autrice della ‘Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina’, pubblicata nel 1791, 2 anni dopo la ‘Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino’. Decise di scriverla per migliorare la prima, perché si accorse che non considerava le donne, che pure avevano tanto contribuito alla Rivoluzione, a cominciare dalla Marcia su Versailles, per chiedere ‘pane’ per i loro figli e con essa avevano cominciato ad assumere consapevolezza di se stesse. Nel testo, Olympe si occupò anche delle madri nubili e dei cosiddetti ‘figli illegittimi’, com’era stata lei.”

Il cult di Lady Oscar

A 18 anni Olympe si ritrova mamma, poi vedova e ha un amante. Ella giudica se stessa virtuosa, non così la giudica il “popolo”… quanto influisce il giudizio degli altri sui personaggi storici?

“Beh, penso parecchio, specialmente in alcuni casi.”

Lo stesso vale per Maria Antonietta? A riguardo della bella e sfortunata regina, lei impiega molto sovente il termine “cagna” o “sgualdrina” “austriaca”, ovvero l’insulto dei giacobini… 

“Quando ho risposto alla domanda, ho pensato prima di tutto all’ultima regina di Francia, visto l’argomento di cui stiamo parlando. E’ arrivato fino a noi che, a chi le faceva presente che il popolo non aveva pane e perciò si era ribellato, avrebbe risposto: “Se non hanno più pane, che mangino brioche.” Invece è risultato che non è affatto vero, come fortunatamente è trapelato: i suoi detrattori hanno identificato con lei una principessa citata da Rousseau nel suo testo ‘Confessioni’, dove il filosofo ha raccontato un episodio avvenuto tra l’altro molti anni prima che Maria Antonietta nascesse. Utilizzo molto sovente certi termini usati contro di lei, ma li condanno. Maria Antonietta, nonostante il giudizio su di lei come regina, è una figura tragica: primo perché fu ‘spedita’ in Francia dalla madre, la grande imperatrice Maria Teresa d’Austria, ‘despota illuminata’, ad appena 14 anni (un’età che per noi oggi è assurda, ma purtroppo non all’epoca!), sebbene fosse impreparata al ruolo che doveva ricoprire (fu insomma una pedina politica!); secondo ovviamente per la fine che fece. Come se non bastasse, come altre reali anche nei secoli successivi, finì “sotto accusa” perché non concepiva un erede maschio, mentre il “problema” era del re; inoltre per impotanza ‘veniva dopo’ due maschi che poi la coppia ebbe. Perciò Olympe de Gouges dedicò proprio a Marie Antoinette (di cui non voleva la condanna a morte) ‘La Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina’ ”.

Il suo saggio è anche e soprattutto una storia di donne ai tempi della Rivoluzione… oltre alla protagonista, incontriamo Maria Antonietta, Charlotte Cordaix, ma anche Françoise Modeste, la giovanissima rivoluzionaria, delatrice di Olympe…

Sì, mi ha colpito la figura di questa ragazzina, che in realtà ho scoperto in un romanzo e non conoscevo assolutamente… Il libro parla proprio delle donne nella Rivoluzione, per il ruolo che ebbero e per i diritti che nonostante ciò vennero loro negati”.

Il più famoso ritratto di Olympe de Gouges

Perché Olympe fu condannata alla ghigliottina?

“Perché fu accusata di essere una girondina, praticamente una rivoluzionaria ‘moderata’ rispetto ai giacobini. Contraria alla pena di morte, si oppose all’esecuzione di Luigi XVI (voluta dal Comitato di Salute Pubblica), al punto da candidarsi come uno dei suoi difensori (candidatura che ovviamente non fu accettata). Inoltre scrisse e fece pubblicare un opuscolo intitolato “Le tre urne”, il quale prevedeva che i francesi potessero votare la forma di governo che preferivano tra quella repubblicana, federalista e persino monarchica. La ragione più agghiacciante per la condanna a morte di Olympe de Gouges, però, è questa:fu detto che avrebbe ‘dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso’. Praticamente l’attivista ghigliottinata per essersi occupata di politica, essersi battuta per i diritti umani e in particolare appunto per quelli delle donne.”

Una delle sue opere più controverse, “La Francia salvata o il Tiranno detronizzato?” conterrebbe addirittura il personaggio di Maria Antonietta: in quale chiave, positiva o negativa? È fruibile, quest’opera?  

“La Francia salvata o il Tiranno detronizzato?” racconta un incontro, un dialogo immaginario tra Olympe e l’ex regina, che non è rappresentata in una chiave positiva. Tuttavia anche quest’opera fu usata contro l’autrice al processo. Parla di una visita che avrebbe fatto alle Tuileries, per chiedere con veemenza e sarcasmo anche all’ex sovrana, di partecipare al fondo che aveva istituito per proclamare una festa nazionale per commemorare un sindaco ucciso mentre proteggeva le scorte di grano. In realtà, appunto, non vi fu mai un incontro tra le due donne. Quest’opera è fruibile ma non italiano, mi risulta.”

Sposa, madre, vedova, amante, nonna, prigioniera forse incinta, ghigliottinata a “soli” 45 anni… Olympe le ha provate tutte, insomma?

“Sì, diciamo di sì, ma perché ha tentato di barcamenarsi tra gli obblighi e le possibilità che aveva una donna all’epoca, cercando sempre la libertà e anche di salvarsi la vita (come darle torto?). Si dice però che in carcere abbia avuto una relazione con un altro detenuto, che le avrebbe suggerito di fuggire, ma lei avrebbe preferito difendersi, da sola, sfidando il tribunale rivoluzionario.”

I convincenti dialoghi del saggio sono di sua rielaborazione, o li ha tratti da fonti certe?

Un po’ e un po’. Per esempio la frase “Se una donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve aver diritto anche alla tribuna” (per dire la sua) è di Olympe. Inoltre ho riportato le frasi iniziali della ‘Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina’.”

Olympe fu soprattutto drammaturga, e tra le sue opere lei ci parla di Zamore e Mirza, una coppia di schiavi africani innamorati tra loro. Olympe è forse stata la prima antischiavista?

“Non posso dire che Olympe sia stata ‘la prima antischiavista’, ma certamente anche in questo caso aveva un principio controcorrente. ‘Zamore e Mirza’ uscì prima ancora che la Rivoluzione francese iniziasse e una decina d’anni prima la abolisse nelle colonie.”

Nel 1784 Olympe pubblicò (anche) il romanzo autobiografico “Memorie di Madame de Valmont”. Nel 1782 Chaderlos de Laclos aveva pubblicato il celeberrimo romanzo epistolare “Les Liasons dangereux”, il cui protagonista si chiama, appunto, Valmont. Coincidenze, crede?

“Una bella coincidenza! C’è proprio da chiedersi se Olympe abbia letto il romanzo, anche vista la trama del suo, che peraltro usò per condannare l’ingiustizia che le è stata fatta dal padre come figlia illegittima.”

Nel suo saggio lei racconta che Olympe chiamò la Rivoluzione una “carneficina spaventosa”. Fu, dunque, profetessa?

“In un certo senso sì, anche se quando lo scrisse, la Rivoluzione era già iniziata e lei era già malvista. Olympe una pacifista ante litteram.”

E dopo i massacri di settembre, descrisse il clima di terrore agli albori del Terrore…

“Sì, attaccando soprattutto Marat e Robespierre, anche apostrofandoli con diversi epiteti, che cito nel mio libro.”

Ora come ai tempi della Rivoluzione, dove sta, secondo lei, il confine tra il diritto di ribellarsi e la necessità di non ledere i diritti altrui?

“Nel rispetto, nella regola aurea secondo cui ‘la mia libertà finisce quando inizia la tua.”

Alessandra, tra i suoi contributi vi sono anche quelli per “Storia e Verità” (direttore Alberto Rosselli), ricordo, per esempio, quello sulle Femen e sui loro gesti blasfemi e provocanti…

“Sì, anche se in realtà non mi piace molto prenderli in considerazione, né vorrei che si associassero tutte le femministe a gesti simili. Sono contro producenti e poco coraggiosi in Occidente, dove le donne hanno già certe libertà, di solito.”