1918 – Mettiamo a confronto Philadelphia e Saint Louis

L’influenza spagnola bene o male la conoscono tutti, anche i più ottusi e ignoranti ne hanno sentito parlare, magari non sanno collocarla bene nella linea temporale ma sicuramente sanno che fu una pandemia gravissima che fece milioni di morti in tutto il mondo, soprattutto in Occidente. Ebbene, nonostante sia trascorso un intero secolo da allora, pare che l’esperienza che avremmo dovuto apprendere da tale evento catastrofico della storia dell’umanità (pari solo alla Peste Nera del 1347/52), si sia dissolta nella nostra memoria e nei processi cognitivi e la maggioranza delle autorità hanno latitato con negligenza o dolo nel prendere i necessari provvedimenti quando si è manifestato il COVID-19 corona virus. Eppure l’influenza spagnola avrebbe dovuto fornire a tutti inequivocabili chiavi di lettura e di adozione di provvedimenti, a tal punto che, paradossalmente e vergognosamente, dobbiamo riconoscere che alcune autorità del tempo, pur con tutti i limiti conoscitivi scientifici e tecnici dell’epoca, si sono rivelate più efficienti e responsabili di quelle attuali. Prendiamo l’esempio delle metropoli americane di Philadelphia (Pennsylvania) e Saint Louis (Missouri) che sono veramente emblematiche.

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All’inizio della pandemia, verso la fine della Grande Guerra, la città di Philadelphia non prese alcun provvedimento restrittivo precauzionale, anzi la popolazione si riversò in strada per salutare le truppe in partenza per il fronte europeo. Nei giorni successivi decine di migliaia di persone con gravi sintomi influenzali e polmonari si riversarono nella trentina di ospedali metropolitani intasandoli e diffondendo ancor più la malattia, che in pochi giorni provocò 4500 decessi …

Al contrario a Saint Louis le autorità cittadine fin dalle prime notizie della pandemia presero misure restrittive, per quanto modeste (non proibirono gli incontri di gruppo), quali la chiusure di edifici pubblici (comprese le scuole) e la limitazione dei trasporti pubblici, misure insufficienti che però riuscirono a limitare i contaminati e i morti, che furono meno della metà rispetto a Philadelphia, soprattutto gli ospedali non furono portati al collasso. Insomma capirono che l’unica arma efficace era la prevenzione, cioè distanziare le persone per non diffondere il virus.

Oggi con il corona virus, se tutte le autorità avessero fin da subito adottato misure cautelative restrittive della mobilità, il risultato sarebbe stato decisamente migliore di quello attuale. Non solo vi sono stati ritardi imperdonabili, sottovalutazione del pericolo, nonostante l’esperienza cinese e le raccomandazioni che dal quel paese provenivano (come a volerle deridere), ma addirittura vi sono state dichiarazioni in senso contrario, contraddittorie e negazioniste, che in contrasto con il panico suscitato a livello mediatico, hanno confuso e angosciato oltre misura la popolazione dei paesi occidentali. In particolare l’Unione Europea ha dato prova di non essere affatto un’Unione ma solo un’accozzaglia di paesi guidati da irresponsabili e incompetenti, ogni paese per sé e tutti contro tutti, con una solidarietà solo di facciata, ipocrita e ambigua, che nasconde una realtà di cui ci si dovrebbe vergognare, un egoismo deleterio e ottuso, più pericoloso del corona virus.

Sono parecchi gli insegnamenti che il COVID-19 ci ha trasmesso, suo malgrado, facciamone tesoro.

Claudio Martinotti Doria