Sgomento e shock tra i parenti delle 43 persone che persero la vita nel disastro del Ponte Morandi di Genova, di fronte alla testimonianza di un ex dirigente della società autostradale responsabile di quel tratto del viadotto, che ha ammesso di aver saputo anni prima che c’era il rischio che il ponte potesse crollare e non fece nulla al riguardo.

“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo (direttore generale) mi rispose: ce la autocertifichiamo. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”, questa l’importante testimonianza resa da Gianni Mion, ex amministratore delegato della Holding Edizione della famiglia Benetton, ed ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante Atlantia, durante l’udienza di lunedì presso l’aula del tribunale di Genova dove si tiene il processo iniziato a luglio 2022.

Gianni Mion ha confessato mentre veniva interrogato come teste nel processo che vede 59 imputati, tra cui ex capi e personale tecnico di ASPI e SPEA oltre a funzionari del ministero dei Trasporti, per la tragedia avvenuta alla vigilia di Ferragosto del 2018.

Alla Corte ha detto di essere a conoscenza del pericolo connesso al ponte dal 2010, quando la questione è stata discussa durante una riunione di funzionari di Autostrade per l’Italia (ASPI), la società che gestisce le autostrade italiane a pedaggio, e SPEA, la sua unità che si occupava di manutenzione e di sorveglianza (ovvero otto anni prima del crollo).

Il controllore (SPEA) non poteva essere di proprietà del controllato.

Il Ponte Morandi, che faceva parte di un’importante arteria che collega la città di Genova Est con la parte Ovest, è crollato durante un temporale facendo precipitare in un abisso di 45 metri le vittime con le loro auto che venivano colpite dalle macerie e schiacciate sotto il cemento mentre cadevano. Una delle peggiori tragedie della storia italiana moderna.

Il ponte è stato afflitto da problemi strutturali sin dalla sua costruzione alla fine degli anni ’60 del secolo 900. Problemi che portavano a costosissime manutenzioni. Mion ha detto di avere la sensazione che “nessuno controllasse nulla”.

In una nota, le dichiarazioni rese in aula da Gianni Mion sono state definite dagli avvocati difensori degli indagati del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili.

La tragedia del 2018 ha evidenziato lo stato di deterioramento delle infrastrutture stradali italiane. Il livello di degrado della rete italiana era peggiore di quanto era emerso dalle precedenti ispezioni: nel 2020 l’incremento dei coefficienti di rischio è stato anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati dalla società SPEA (controllata da ASPI).