C’è una disciplina universitaria chiamata Estetica delle Arti e del Paesaggio. Una disciplina che studia il paesaggio non dal punto di vista dei topografi (anche se pure la topografia è un’arte, o forse più una scienza, intendiamoci) ma dal punto di vista degli esteti e dei critici d’arte, dei poeti e dei pittori, ovviamente consci dell’Antropocene, ovvero tutto ciò con cui l’uomo ha influito e continua a farlo sul paesaggio.

Gianni e Giancarlo Cazzin, padre e figlio, tessitore e pittore il primo, architetto e fotografo il secondo, raccontano il paesaggio attraverso il linguaggio dell’arte, della pittura e della fotografia, nell’esposizione pittorica e fotografica a quattro mani e su due livelli paralleli, intitolata “Di Freisa in Freisa” a Chieri, in provincia di Torino, presso Vicolo Mozzo della Madonnetta, che si è tenuta dal 26 al 28 maggio.

Con il patrocinio dell’Associazione CiocheVale, l’evento ha avuto come tema e “fil rouge” tra i due livelli, è stato il paesaggio vitivinicolo, in omaggio alla manifestazione chierese, visto attraverso l’occhio del padre pittore Gianni e del figlio fotografo Giancarlo.

Un paesaggio che, come spiegano i curatori, citando Turri, è “teatro nel quale ognuno recita la propria parte facendosi al tempo stesso attore e spettatore”, un paesaggio che “si stacca dalla definizione materica del termine e diventa un non luogo come i paesaggi dei sogni e i paesaggi di casa” il paesaggio metafisico, appunto.

Le fotografie con il quale il giovane Giancarlo Cazzin espone la propria visione di paesaggio, sono stampate su carta Washi in fibra di gelso realizzata a mano da artigiani giapponesi e successivamente virate al vino rosso. Tale procedimento fotografico, che ad oggi richiama la tradizione piemontese dei bachi da seta, fu inventato nel 1842 dallo scienziato Sir John Herschel genera una copia unica e irripetibile.

Le stampe firmate dall’autore possono essere consegnate insieme al certificato di autenticità e al passpartout con la cornice in foglia di rame applicata a mano.

Le tele del padre Gianni Cazzin, invece, rappresentano, come lo stesso artista dichiara “alberi interi, ambienti collinari, intere volte celesti, se le tele fossero piccole questi soggetti non ci starebbero nella loro totalità”.

Mentre il figlio Giancarlo porta il paesaggio tra le colline del Freisa attraverso il più moderno sguardo fotografico, lo spazio osservato dal padre Gianni prende vita attraverso la pittura ad olio che permette di donare tridimensionalità e movimento ai soggetti rappresentati.

Le fotografie di Giancarlo fanno parte del progetto Wine (2014-2016) di cui il Dott. Gianpaolo Fassino, direttore della rivista Picchioverde, scrive «Un lavoro fotografico di prossimità, che cerca però di guardare al mondo della vigna e del vino piemontese con occhi nuovi. L’autore accantona ogni desiderio ‘pittorialistico’: rimarrebbe quindi deluso chi cercasse in queste stampe stilemi stagionali classici quali “Vigna d’autunno” o “Vigna sotto la neve”.

La mostra si lega al progetto a lungo termine Pistaaa per promuovere il territorio attraverso l’arte.

Il fotografo Giancarlo Cazzin

Il pittore Gianni Cazzin

Sotto, le fotografie: