
Ormai la notizia ha fatto il giro del mondo come una delle esplosioni più gravi avvenute dall’inizio del conflitto armato tra Russia e Ucraina. Nella notte tra lunedì e martedì la diga di Nova Kakhovka che conteneva il fiume Dnipro è stata fatta detonare. I due paesi si accusano a vicenda ma non ci sono ancora certezze sulle responsabilità. L’unica cosa chiara è che l’esplosione ha causato danni gravissimi che avranno un effetto enorme su un numero non ancora ben precisato di persone.
Le prime ad essere alluvionate sono state le strade della città di Nova Kakhovka ma il disastro potrebbe espandersi ulteriormente. La diga inoltre era fondamentale per la produzione di energia idroelettrica che rifornisce il territorio della Crimea, pertanto di grande importanza sia per i soldati ucraini che quelli russi. Pur non essendo la fonte energetica vitale per il paese, si trattava comunque di un bacino d’acqua immenso, importante per la produzione dell’energia pulita. La società che gestiva la diga ha dichiarato che i danni sono tali che difficilmente la centrale potrà essere recuperata.
Intanto le persone che verosimilmente dovranno essere evacuate sono circa 40mila. Numerose città della regione di Kherson sono state innondate dalle acque del Dnipro causando danni incalcolabili e costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Oggi si dovrebbe raggiungere il picco della piena e in seguito la situazione dovrebbe stabilizzarsi.
Intanto anche i danni ambientali sono ingenti. L’acqua ha infatti portato con sé detriti, oli, carburanti e altre sostanze. Il disastro inoltre causerà un’ importante carenza di acqua potabile e di acqua per l’irrigazione dei campi, rendendo ancora più difficile la produzione del cibo.
Gli analisi e gli esperti ritengono che l’esplosione sia partita dall’interno della diga e che abbia sfruttato una debolezza strutturale preesistente. Sarà ancora da chiarire di chi sia la responsabilità del disastro.