O r i o   G a l l i
c a r t e   d’a u t o re

Caslano, via Martelli 17

Ogni sabato e domenica + venerdì  1° nov. (ore 14–18)

porte aperte del nuovo spazio espositivo
studio/galleria/archivio

In altri giorni e orari solo su appuntamento tel 091 606 28 36
oriogalli@ticino.com
Grande parcheggio nelle vicinanze

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Siamo andati a visitare l’amico Orio per avere un’anteprima dei luoghi e della mostra. Naturalmente ne abbiamo approfittato per rivolgergli alcune domande.

Francesco De Maria  Dunque sabato 19 ottobre a Caslano ci sarà un’inaugurazione. Ma che cosa verrà inaugurato?

Orio Galli  Dopo molti anni espongo finalmente i miei lavori su carta in uno spazio veramente adeguato: quello che avrebbe dovuto essere il mio studio più di quarant’anni fa dirimpetto a bella casa progettata dall’architetto Aurelio Galfetti ma che poi, per ragioni diverse, ha avuto altre destinazioni.

L’esposizione è tematica? Oppure illustra vari periodi della sua carriera artistica?

L’esposizione si presenta anche come un archivio. Oltre alle opere appese alle pareti è possibile consultare, stando comodamente seduti, molti materiali (anche shizzi e progetti) suddivisi in numerosi contenitori.

Come ha arredato lo spazio del suo ampio locale espositivo? Con quale criterio ha scelto le opere da mettere in mostra?

Rispettando e cercando di valorizzare le qualità architettoniche della spazio
e la leggerezza del materiale cartaceo esposto anche senza cornici. Le opere alle pareti sono soprattutto di questo inizio millennio. In particolare lavori liberi (non di committenza).

Lei disegna e dipinge, ma ama accostare, all’immagine, la parola. Si diletta di ingegnosi giochi di parole. Ha illustrato, e anche creato, degli epigrammi. Ci parli del rapporto tra ciò che è visivo e ciò che è verbale.

In questo campo preferisco lasciare la parola a uno specialista: il prof. Gino Ruozzi dell’UNI di Bologna. Quello che segue è un passaggio della relazione da lui tenuta a un congresso di italianisti a Napoli nel 2017.

«Un fertile rapporto tra aforisma, grafica, calligrafia, epigrammi è stato sviluppato dall’artista ticinese Orio Galli. Nato a Milano nel 1941 da madre italiana e padre svizzero, Galli si stabilì in Svizzera durante la guerra, prima a Besazio poi a Mendrisio. Oggi conta cinquant’anni di graphic design, celebrati da una monografia completa pubblicata nel 2015. I suoi testi d’artista, chiamati galligrafie, sono per lo più «calligrafati e dipinti completamente a mano» e hanno andamento aforistico:Quando la mano si muove libera da ogni pensiero allora il gesto nasce leggero e traccia un segno che a volte canta.(112×160 mm; 2009). Prevalenti gli aforismi citazione, come nel libretto «in 3/8 (intonso, e non cucito, per poter essere dispiegato)» di segno con testo pubblicato dalla Biblioteca Cantonale di Lugano in occasione della mostra omonima tenutasi dall’8 giugno al 15 luglio 2006. L’apertura è di Platone («La calligrafia è una geometria dell’anima che si manifesta fisicamente»), la chiusura di Sebastino Vassalli.La letteratura italiana e le arti© Adi editore 2018Vassalli («Il tempo della scrittura è il tempo della mano che traccia segni sul foglio seguendo l’andirivieni dei pensieri…»). Numerose le carte «galligrafiche» che in ossequio alla tradizione aforistica sono usate come cartoline d’auguri per il nuovo anno («Un Mondo in euforia si è inabissato e un gallo gracchiante resta in repertorio. Karl Kraus Detti e contraddetti 1909 / 1918», 127×179 mm, 2010; «Il nostro profondo bisogno di un Cuore arcaico, di un Cuore comunicante, di un Cuore analfabeta, ce l’hanno tolto. Guido Ceronetti», 129×179 mm, 2010). Nella presentazione della mostra Fantigrafie (Comune di Balerna, 2003) Guido Ceronetti ha scritto che Orio Galli «sottrae i segni grafici che traccia al senso e ti abbandona all’attrattiva indecifrabilità di un proprio fantastico e impronunciabile Alfabeto».

Che cos’è una “galligrafia”?

Si tratta di un lavoro visivo definito da neologismo che ho coniato quasi per scherzo alcuni anni fa. Mi ha divertito fare l’associazione tra Galli (il mio cognome) e il termine grafia: galligrafia di un Galli, dunque “galligrafia” (altro che «zampa di gallina»!)

Qual è la sua galligrafia preferita?

Sarebbe come chiedere a una mamma qual è il suo figlio preferito… (Gli “aborti” li butto.)

Quante vignette satiriche ha creato nella sua vita? Quante le sono state rifiutate dall’Editore (o Direttore) perché improponibili, offensive, irriverenti, eccetera?

Moltissime, alcune centinaia. Rarissimamente ho ricevuto dei rifiuti (“censure”). Ho toccato quasi tutto “l’arco costituzionale”attraverso vari organi di stampa e siti web. A volte, per avere il piacere di vederle pubblicate – soprattutto negli ultimi tempi – anche gratis!

Da poco tempo disponiamo di una serie di banconote nuove di zecca. Come giudica la riuscita dell’operazione? E i temi scelti?

Un vero disastro. Tutte quelle mani così invadenti ed invasive sono una vera ossessione E oltretutto ammazzano le altre immagini . Ma nessuno osa aprire il becco. Si vede che il potere del denaro mette sempre timore, se non addirittura paura anche alla critica più seria.

Lei è un grafico “di lungo corso” con una valorosa carriera alle spalle. Quali sono i suoi più noti ed affermati colleghi e amici della sua generazione?

Della generazione che mi ha preceduto ”sulla tolda” vorrei almeno citare Armin Hofmann che nel 2020 compirà cento anni: un grande Maestro per noi tutti! Dei miei coetanei mi limito a due nomi: Werner Jeker che vive a Losanna e il ticinese Bruno Monguzzi. Ma se ne potrebbero fare molti altri.

E ci sarà anche una “generazione emergente”… Vede nel Ticino qualche personalità artistica (in campo grafico) di particolare valore?

Vedo poco. Che la digitalizzazione – con tutti gli annessi e i connessi – mi faccia forse smarrire la vista…?

La sua casa (con antistante banano), il suo atelier, la sua mostra, tutto è a Caslano. In conclusione, ci dica qualcosa del suo amato villaggio!

Tutto il mondo potrebbe essere il mio paese. Anche se a Caslano, dove ho incontrato la compagna della vita più di cinquantanni fa, mi trovo molto bene. Lago, monte, campagna… Tutti i servizi a portata di mano… Peccato solo per quella colonna, lì ferma sulla cantonale, – da e per Lugano – da circa mezzo secolo: una vera «colonna infame»!

Esclusiva di Ticinolive