SI chiamava Azzurra Campari aveva 28 anni e doveva combattere un cumulo di pene legate a piccoli reati minori come furti e tossicodipendenza, nonché oltraggio agli ufficiali penitenziari. Era in isolamento nel carcere Lorusso e Cutugno del capoluogo piemontese, e qui si è impiccata.
Già in passato Azzurra aveva tentato gesti di autolesionismo ed era stata in cura al Serd. La mamma Monica, costernata, rivela a Repubblica: «Ero preoccupata per le sue condizioni, aspettavo di incontrarla al colloquio la prossima settimana – dice – l’ultima volta che ci siamo parlate in videochiamata mi aveva detto che non ce la faceva più».
La ragazza era originaria di Riva Ligure (Imperia), secondo le ex compagne di cella era problematica e, per questo, era stata trasferita a Torino due settimane fa dal carcere di Genova-Pontedecimo e messa in isolamento.
Sulla sua fedina penale Azzurra aveva piccoli furti, una bici trovata in strada, qualche denuncia per oltraggio nei confronti dei poliziotti in carcere. L’avvocatessa Marzia Ballestra risponde con parole che sanno di cinismo: «Era in una situazione di difficoltà e la sua situazione era nota a tutti – e conclude – non sappiamo ancora se verrà disposta l’autopsia, né quando la salma verrà restituita alla famiglia».
Quella di Azzurra è la seconda morte in un solo giorno nel carcere torinese: anche Susan John, di 43 anni, è stata stroncata dalla fame: infatti non mangiava da fine luglio perché non le permettevano di vedere il figlio di 10 anni e aveva deciso di protestare con lo sciopero della fame.