
La scorsa domenica la sonda russa senza equipaggio Luna-25 ha smesso di inviare dati. Nonostante i numerosi tentativi di ristabilire la connessione, non è stato più possibile rintracciare la sonda e l’agenzia spaziale russa Roscosmos ha diffuso un comunicato in proposito: “Da un’analisi preliminare, a causa di uno scostamento dei parametri dell’impulso rispetto ai calcoli, il dispositivo è passato a un’orbita non pianificata e ha cessato la sua esistenza dopo una collisione con la superficie della Luna”.
Si tratta di un fallimento doloroso, erano quasi 50 anni che la Russia non tornava sulla Luna e la missione aveva anche una forte valenza politica. Doveva essere la prima sonda mai inviata ad atterrare sul polo sud del satellite, zona ricca di ghiaccio e metalli e per questo ambita da tutte le potenze mondiali, tra cui USA e Cina.
Che si trattasse di una missione rischiosa era chiaro fin dall’inizio, ovvero dal suo lancio avvenuto lo scorso 11 agosto, ma una commissione è già stata creata per riuscire a capire cosa sia andato storto. Se fosse andata a buon fine, sarebbero seguite altre due missioni Luna-26 e Luna-27 il cui scopo sarebbe stato quello di aprire la strada all’esplorazione umana del nostro satellite da parte della Russia. Inizialmente tutte le missioni si sarebbero dovute svolgere con l’appoggio dell’ESA, agenzia spaziale europea, ma in seguito alla guerra in Ucraina la collaborazione è stata interrotta.
Oggi è stato reso noto che la zona dove la sonda si è schiantata è il cratere Pontecoulant G, nell’emisfero sud della Luna. La causa dello schianto invece sarebbe un guasto ai propulsori che hanno funzionato per 127 secondi anziché per gli 84 previsti inizialmente.
Le cose sembrano andare meglio invece per la navicella indiana Chandrayaan-3 che ha lo scopo di depositare sul suolo lunare un rover che raccoglierà dati e immagini e li invierà alla Terra.