Una settimana dopo il successo dello sb Luna senza equipaggio, l’India ha dato vita ad un’altra ambiziosa missione spaziale denominata Surya, divinità solare nell’induismo nota anche come Aditya.

La navicella spaziale Aditya-L1 è stata lanciat poco prima di mezzogiorno (ora locale) dall’isola di Sriharikota, al largo della costa orientale nel Golfo del Bengala, a bordo del razzo PSLV XL da 320 tonnellate progettato dall’agenzia spaziale indiana ISRO. Lo stesso razzo usato nei precedenti programmi spazial indiani verso la Luna e Marte.

Aditya-L1 percorrerà 1,5 milioni di km in circa quattro mesi e si posizionerà in un’orbita aureola attorno al punto di Lagrange del sistema Sole-Terra (L1), stabilizzandosi per effetto del bilanciamento delle forze gravitazionali. La missione mira a far luce sulla dinamica di numerosi altri fenomeni solari mediante l’imaging e la misurazione delle particelle nell’atmosfera superiore del sole.

Una volta che la navicella raggiungerà il punto L1, in cui le forze gravitazionali del Sole e della Terra si annullano a vicenda, consentendo al veicolo spaziale di tenersi in equilibrio e rimanere sospeso orbitando attorno al Sole alla stessa velocità della Terra, la stessa richiederà pochissimo carburante.

Il 23 agosto scorso, l’India è diventata il primo paese a far atterrare un veicolo spaziale vicino al polo sud della Luna. Il successo dell’atterraggio segna l’emergere dell’India come potenza spaziale mentre il governo cerca di stimolare gli investimenti stranieri.

Negli ultimi minuti prima dell’atterraggio lunare, il lander ha eseguito una manovra complessa rallentando da circa 6 mila km/h fino a quasi zero girando dalla posizione orizzontale a quella verticale. La giusta inclinazione e la giusta spinta in quel momento sono stati vitali. È stata proprio questa manovra finale ad andare storta negli ultimi minuti dell’ultima missione lunare dell’India nel 2019, quando il lander non riuscì a cambiare posizione e precipitò verso la superficie lunare durante la fase di frenata.

“È una missione impegnativa per l’India”, ha dichiarato l’astrofisico indiano Somak Raychaudhury, parlando di Aditya. La sonda studierà le espulsioni di massa coronale, un fenomeno periodico che vede enormi scariche di plasma ed energia magnetica dall’atmosfera solare. Queste esplosioni sono così potenti che possono raggiungere la Terra e potenzialmente interrompere le operazioni dei satelliti. Aditya aiuterebbe “a prevedere il fenomeno e ad allertare tutti in modo che i satelliti possano interrompere la loro energia”.

Dagli anni ’60 del secolo 900, a cominciare dal programma Pioneer della Nasa, Stati Uniti e Agenzia spaziale europea (ESA), hanno inviato numerose sonde al centro del sistema solare. Anche il Giappone e la Cina hanno lanciato le proprie missioni di osservazione solare nell’orbita terrestre. In caso di successo per Aditya, l’India sarà la prima nazione asiatica ad entrare in orbita attorno al sole.