
Inchiesta shock condotta dagli storici dell’Università di Zurigo getta la luce sui crimini della Chiesa cattolica in Svizzera. Sarebbero più di mille gli abusi sessuali perpetuati dal clero dal 1950 ad oggi nella Confederazione. Lo studio, le cui conclusioni sono state presentate nella giornata di ieri, è stato commissionato dall’interno, ovvero da tre organismi cattolici, tra cui la Conferenza dei vescovi svizzeri. E secondo le professoresse Monika Dommann e Marietta Meier non si tratta che della punta dell’iceberg.
Gli aggressori sarebbero ben 521 mentre le vittime 921, di cui il 70% erano minorenni all’epoca dei fatti. Inoltre, quasi la totalità dei reati sono stati commessi da uomini e a danno di altri soggetti di sesso maschile (56% delle vittime).
Le reazioni da parte della Chiesa non si sono fatte attendere. Il vescovo di Sion, Jena-Marie Lovey ha già dichiarato che si ritirerà se l’indagine dovesse concludere che lui ha avuto delle responsabilità. Ha tuttavia sottolineato che, diversamente dal suo predecessore, non ha mai insabbiato casi eliminando documenti dagli archivi. Il nostro Cantone non è rimasto fuori dalla vicenda. Gli archivi della Diocesi luganese sono stati definiti “frammentari”, frutto di un sistema di archiviazione inadeguato che rende molto difficile la ricostruzione dei casi di denunce di abusi. In parte, questa frammentarietà sarebbe dovuta alla distruzione volontaria di documenti.
“Quanto rivelato da questo documento ci spaventa, ci sconcerta, ci rattrista e ci sfida. Quello che mi ha colpito di più, e mi colpisce sempre, è il silenzio assordante dietro il numero delle vittime, poche delle quali hanno potuto esprimersi. E il silenzio che in chiesa viene vissuto come un momento di meditazione e di contatto spirituale in questo caso si fa denso di grida, di richieste di aiuto e sofferenza. Queste vicende rappresentano una contraddizione flagrante con quello che Gesù ci dice, perciò non possiamo paragonare gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa e al di fuori” ha dichiarato l’amministratore della Diocesi Alain de Raemy nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina. Lupi che sarebbero dovuti essere pastori, “il peggior tradimento”, così lo ha definito de Raemy e ha sottolineato che le scuse non bastano:“la Chiesa svizzera garantisce piena collaborazione e farà di tutto per impedire, in futuro, ulteriori abusi sessuali”.
Alain de Raemy ha poi esortato le vittime a farsi avanti, nonostante le reticenze: “Ci rivolgiamo però alle vittime di abusi e le esortiamo a farsi avanti. Il fatto che la gente non lo faccia, in Ticino, è probabilmente legato a una questione culturale”.
A disposizione delle vittime c’è lo psichiatra Carlo Calanchini (carlo.calanchini@catt.ch) e la psicologa Rita Pezzati (pezzri@gmail.com ), oltre al monsignor Raemy stesso.