Luca Frei, candidato al Consiglio nazionale sulla lista No UE – No NATO
Negli ultimi decenni il padronato ha indebolito i diritti dei lavoratori ed il mercato del lavoro in Ticino è diventato sempre più malsano: i nostri redditi ad esempio sono notevolmente inferiori rispetto alla media. Se il nostro Cantone si trova in questa situazione è anche a causa di una politica borghese poco lungimirante, che favorisce il dumping salariale, trascura la promozione di un’economia ad alto valore aggiunto e orienta la formazione sulla base degli interessi del padronato. Non va però dimenticato il ruolo nefasto dell’UE sul mondo del lavoro. Per questo motivo è necessario rinegoziare gli accordi bilaterali e rifiutare categoricamente l’adesione della Svizzera all’UE come pure un eventuale futuro accordo quadro che con molta probabilità favorirebbe la privatizzazione dei servizi pubblici e, data la conseguente ricezione passiva delle direttive di Bruxelles, comporterebbe una diminuzione della nostra sovranità.
Da questa situazione conseguono due gravi problemi: quello del precariato, piaga sociale che colpisce in modo crescente i giovani, e la fuga di cervelli. I giovani ticinesi si trovano infatti sempre più spesso di fronte a condizioni lavorative (se un lavoro lo trovano) dure e svalorizzanti talvolta anche durante la loro formazione, a causa ad esempio dell’ampia diffusione di stage non remunerati o sottopagati. Dinanzi a questa situazione precaria, i giovani tendono a spostarsi fuori Cantone.
Di queste problematiche parlano un po’ tutti, ma quasi nessuno per ora ha promosso delle soluzioni concrete. Il Partito Comunista invece propone delle misure volte a favorire la predominanza dello Stato sul mercato, a migliorare le condizioni salariali e di lavoro, nonché a favorire una formazione più lungimirante dei giovani ticinesi. Oltre a ciò, il fenomeno del precariato giovanile, e di conseguenza pure quello della fuga di cervelli, va risolto o almeno limitato implementando tutta una serie di misure di competenza federale che la Gioventù Comunista ha rivendicato tramite una petizione con più di 1000 firme. In particolare, andrebbe promossa l’introduzione dell’obbligo per le aziende formatrici d’impiegare per almeno un anno gli apprendisti che vi terminano la formazione, l’estensione da 1 a 3 mesi del termine di preavviso per il licenziamento per i lavoratori con meno di 25 anni, la riduzione da 120 a 30 giorni del periodo d’attesa per il versamento delle indennità di disoccupazione per i giovani senza lavoro, l’aumento dell’organico degli Uffici regionali di collocamento e la revisione del suo funzionamento così da promuovere realmente l’inserimento professionale dei giovani.La lista 13 No UE – No NATO vuole quindi promuovere tutta una serie di misure concrete ed applicabili volte a migliorare le condizioni di lavoro dei ticinesi.