L’inchiesta che svela il flusso di denaro che alimenta l’organizzazione terroristica di HAMAS, bruciando il budget di tutta la Palestina per finanziare la macchina del terrore

La Shin Bet israeliana, l’intelligence dello stato della stella a sei punte ha proposto un’analisi su come HAMAS, da gruppo terroristico dedito ad azioni efferate si sia trasformato in una forma di governo con cui coercere la popolazione di Gaza.

2.5 Miliardi di dollari è il budget annuale che HAMAS ottiene dalla Striscia di Gaza. Questa cifra equivale al 65% del prodotto interno lordo. A titolo di paragone, è come se un partito politico in Italia succhiasse 1.5 bilioni dalle casse pubbliche ( 1 bilione = mille miliardi) ogni anno.

Sempre restando a titolo di paragone, l’Autorità Nazionale Palestinese consuma invece il 25% del prodotto interno lordo dei territori di Giudea e Samaria, mentre che lo stato d’Israele ha un peso pari al 20% del PIL israeliano. Da queste cifre si evince chiaramente che HAMAS applica un sistema d’usura.

Con un costo per pasto pari a poco più di 1.50 USD all’interno della Striscia, ed un tasso di disoccupazione che rasenta il 50%, appare chiaro che quei 2.5 miliardi annui non sono a beneficio dei 2 milioni di cittadini in ostaggio dal gruppo terroristico all’interno della striscia ma vengono spesi per la costruzione di tunnel, razzi e per l’equipaggiamento dei jihadisti.

Tra gli assets degni di nota, è palese il mezzo milione di litri di carburante nei depositi di HAMAS. Questo carburante non viene utilizzato per far funzionare i generatori degli ospedali, ma è ad uso esclusivo dei miliziani.

I principali canali con cui HAMAS si finanzia

I dottor Udi Levi e Yitzhak Gal, esperti interpellati per quanto compete l’economia mediorientale,  descrivono i principali canali d’approvvigionamento di HAMAS:

Fondi dall’Autorità Palestinese, aiuti dalla comunità internazionale, in particolare il Qatar, la coalizione di carità per Hamas con base in Turchia, il sistema di tasse/usura sui cittadini palestinesi a Gaza, ed il fondo iraniano per combattere i sionisti.

Procediamo per gradi:

ANP

L’Autorità Nazionale Palestinese possiede un capitale di 5’000 miliardi di dollari annui, di cui il 65% vengono devoluti dallo stato d’Israele.  ANP sposta 1/3 di questo capitale al governo di Gaza per il mantenimento delle infrastrutture, scuole, ospedali e le istituzioni. Tale sistema è piuttosto trasparente, in quanto il sistema bancario palestinese coopera con la banca centrale israeliana e permette il blocco tramite blacklist di associazioni, enti che sono considerate pericolose da Israele, Stati Uniti.

Il sistema bancario palestinese si occupa anche del pagamento delle bollette per corrente elettrica ed acqua che Gaza consuma da Israele: dal consumo di energia gli analisti sono riusciti a stabilire la reale entità del sistema economico di Gaza, mettendo in luce quello che viene definito un buco nero delle finanze. ANP infatti ha la quasi totalità delle perdite finanziarie di tutta la Palestina provenienti quasi esclusivamente dalla gestione di HAMAS all’interno della striscia.

Dal momento che ANP dovrebbe ricevere un ritorno di tasse da parte dei cittadini di Gaza in quanto palestinesi, ma questo non avviene, è lecito domandarsi dove queste tasse vadano a finire. La risposta è molto smeplice: HAMAS trattiene le tasse dei 2 milioni di cittadini presenti, causando quindi malumori presso il governo di ANP che prenderà provvedimenti nel 2018.

Nel 2018 infatti, il presidente della Palestina Mahmud Abbas ha infatti deciso di tagliare parte dei fondi che il governo di Palestina dirige su Gaza dopo aver preso atto della situazione d’usura presente.

Le valigette dal Qatar sono il sistema con cui dal 2018, per sopperire al taglio proposto da Abbas, Hamas riceve finanziamenti a coprire la differenza di budget. 30 milioni di dollari mensili, più decine di milioni come regalo di fine anno quale donazione. Questo finanziamento avviene all’interno del territorio del Qatar, dove i leader di HAMAS trovano rifugio.

Oltre alle già citate valigette, il Qatar dona carburante al gruppo terrorista, il quale lo scambia quale valuta all’interno dei confini di Gaza o lo contingenta con altre milizie radicali.

Il Dr. Levi inoltre ha dimostrato che tra il 2014 ed il 2016 la banca nazionale del Qatar, il sistema Qatar Charity e Masraf Al Rayan Bank hanno utilizzato il sistema bancario americano come piattaforma con cui muovere capitali per finanziare il terrorismo islamico. Il sistema è composto da associazioni no profit che ricevono capitali a New York ,i quali vengono trasferiti alle banche Qatariote,  per poi essere reindirizzati alla Banca Islamica a Ramallah. Tra marzo e settembre 2015 sono stati incanalati solo tramite questo canale ben 28 milioni di dollari.

Il Qatar ha approntato anche un fondo pensionistico per alcuni jihadisti. Il caso più noto è forse quello di Ahlam A’aref Ahmed Tamimi, nella top 10 dei più ricercati dall’FBI.

  • Gaza, foto da rete