Per chi come me è figlio dello scorso secolo l’espressione antisemitismo evoca ricordi
agghiaccianti.
Nella seconda parte del ‘900 è rimasto un antisemitismo latente, residuo di uno snobismo
sociale che ignorava i successi intellettuali degli ebrei raffigurati dalla Vienna del 1900. Vi era sì
qualche profanazione di cimitero ebreo o atto simile ma chiaramente opera di cerebrolesi.
Infine, dure a morire, code di un fanatismo ignorante originato da chi aveva predicato contro il
popolo deicida. Anche Maometto, trasferitosi attorno al 620 a Medina, passa alla condanna
degli ebrei. Quest’ultimi a loro volta nell’arco dei secoli non possono essere immuni da peccati.
Le guerre di religione sono le peggiori, i combattenti trasformano le loro crudeltà in atti di
devozione al loro Dio.
Purtroppo da ottobre sono nate nuove preoccupanti forme di antisemitismo. L’orrore suscitato
da una banda di criminali armatissimi e organizzatissimi che entrano in un Paese confinante per
trucidare persone inermi facendo 1.200 morti e prendendo 200 ostaggi è stato di breve durata.
Dopo qualche settimana il tema è diventato la crudeltà di Israele che invade Gaza e uccide i
poveri palestinesi. Un simile capovolgimento dei fatti lascia perplessi. Chiariamo alcuni punti.
Innanzitutto sono stati i terroristi di Hamas che hanno ucciso, mutilato, stuprato e preso in
ostaggio persone inermi. Che Israele, che talvolta ci va con mano pesante, reagisca è ovvio e
lo fa oggi nella striscia di Gaza dove i terroristi si nascondono facendosi scudo della
popolazione. La povera gente, come sempre in casi di guerra, subisce le conseguenze.
Nell’opinione pubblica chiamata ad un delicato giudizio, si sono fatte strada pericolose nuove
forme di antisemitismo. Che una professoressa italiana affermi che Hitler aveva ragione sugli
ebrei e che Greta Thunberg, in crisi di astinenza, sia diventata antisemita non deve
preoccupare più di tanto, siamo nel folclore. Mi preoccupa che in Svizzera, a Zurigo, Basilea,
Berna, Losanna si tengano dimostrazioni pro Palestina con la partecipazione, dicono le
cronache, di salafisti, razzisti, antisemiti. I rapporti tra israeliani e palestinesi sono oltremodo
difficili e complessi e ogni parte ha delle responsabilità, ma chiedere con striscioni una
Palestina che vada dal fiume Giordano al mare vuole dire chiedere la cancellazione di Israele,
non certo il modo migliore per riappacificare quel martoriato lenzuolo di terra.
A Londra 300.000 persone hanno sfilato a favore della Palestina e non può passare inosservata
la massiccia presenza di islamici. Tanto in Francia quanto in Germania ammontano a sei milioni
le minoranze mussulmane. Hanno ovviamente il pieno diritto di osservare la loro religione ma
non possiamo dimenticare che vi sono frange che alimentano il terrorismo. Che in Europa, che
in Paesi come la Svizzera nei cittadini ebrei rinascano paure di un tempo deve seriamente
impensierire. Altro motivo di preoccupazione lo schieramento chiaramente antisemita di molte
università americane, con affermazioni come quelle di una professoressa che si schiera con i
palestinesi qualunque cosa facciano “perché sono i poveri”. Simili le motivazioni usate dagli
studenti per l’occupazione di università italiane.
Ora le due nuove onde di antisemitismo, che nell’interesse di tutti e particolarmente di una
possibile pacifica convivenza ci devono preoccupare, sono l’una quella (pseudo) religiosa, che
ci auguriamo venga limitata a poche frange. L’altra onda è l’odio di classe, la frattura tra “ricchi
e poveri” basata su criteri pericolosamente ideologici con relativi pregiudizi. Gli israeliani
rappresentano i ricchi e i palestinesi i poveri. Quand’anche una simile rozza distinzione si
giustificasse nessuno si chiede di chi la responsabilità delle miserie palestinesi. Di politiche di
chi ha interesse a mantenere situazioni di disagio per cinici giochi di potere? L’essere soggetti a
organizzazioni terroristiche quali Hamas non facilita certo lo sviluppo. I miliardi di dollari versati
nel corso di decenni a favore del popolo palestinese come sono stati utilizzati?
Situazioni estremamente delicate per le quali si accumulano responsabilità ed errori di giudizio
da entrambe le parti. Non vi è altra soluzione che tornare all’unico rimedio possibile, quello delle
difficili discussioni. Uno spiraglio il recente scambio di prigionieri. Ma è d’obbligo riconoscere
che il massacro di 1.200 cittadini e la presa in ostaggio di altri 200 è un crimine che va
condannato senza possibili scuse.
Arabia Saudita, Emirati ed altri Stati mediorientali in virtù delle loro enormi disponibilità finanziarie ma anche del loro sviluppo tecnologico saranno chiamate ad un ruolo di estrema
importanza nell’ambito del multipolarismo mondiale che si sta delineando. Un loro intervento
pacificatore è determinante nell’interesse del loro stesso sviluppo.
I figli dei Finzi-Contini a Ferrara, ma anche in altre parti d’Italia, a suo tempo si videro negato
l’accesso alle scuole perché non ariani, poi ai club sportivi, più tardi a certe professioni. Ci si
chiese infine come identificarli (marchiarli), erano dei diversi. Un giorno vennero portati alla
stazione, caricati su carri bestiame sigillati. Destinazione Germania. Allora si capì. Troppo tardi
per pentirsi.