Ieri Michel Tricarico, capogruppo PPD in Consiglio comunale, annunciava dalle pagine del Corriere la sua rinuncia a correre per il Municipio. Oggi si muovono, Paolo Beltraminelli (sulla Regione: possibile candidatura al CC ma non escluso l’Esecutivo) e Filippo Lombardi, di cui parla un comunicato stampa firmato da Angelo Jelmini, coordinatore della Commissione cerca.
Immaginiamo – vista l’autorevolezza della fonte – che la candidatura dell’ex consigliere agli Stati sia cosa ormai decisa. Secondo noi la sua partecipazione alla campagna elettorale per la conquista della Perla del Ceresio è un plusvalore (politico e giornalistico) evidente.
Quanto a Tricarico, abbiamo ritrovato una sua bella intervista del 22 settembre 2019. La politica è liquida e sguscia via come l’argento vivo. Quanto sara’ cambiato in quattro anni il nostro politico?
* * *
“In Svizzera è il popolo sovrano e quindi siamo tutti sovranisti” – Intervista a Michel Tricarico
“Potrei dire che il PLR si è ancora di più avvicinato al PPD”
* * *
Dunque l’on. Michel Tricarico, ingegnere, atleta di valore, capogruppo PPD in Consiglio comunale a Lugano, è sovranista. Proprio come me. Mi fa piacere.
È candidato al consiglio nazionale e dalle risposte che fornisce in questa interessante intervista emerge una personalità politica che poco concede ai valori e alle istanze della Destra (come è anche normale che sia).
Tricarico è chiaramente favorevole alla “congiunzione di Melide” (come praticamente tutti nel suo partito, che ha trattato il tema unicamente a livello di vertice). Noi ci limitiamo a pensare che se la congiunzione garantisse il successo… sarebbe fin troppo facile.
Un’intervista di Francesco De Maria.
* * *
Il PPD sta per essere salvato dal PLR (dal “nemico atavico”)? Il fatto non le dà una sensazione strana?
La Lega è nata all’inizio degli anni 90 del secolo scorso e riunisce al suo interno molti ex PPD e ex PLR che quindi prima erano “nemici atavici” come dice lei e ora non solo collaborano ma sono nello stesso partito! A destra e sinistra si fanno congiunzioni anche tra chi se l’è data di santa ragione per anni (soprattutto a sinistra) e nessuno grida allo scandalo. In questo Canton Ticino sembra che in politica si possa fare di tutto tranne una cosa: unire le forze (perché questo è il senso della congiunzione) per promuovere i partiti che da sempre hanno portato avanti il Paese con soluzioni ragionevoli e in grado di convincere la maggioranza dei cittadini. Credo che è ora di accettare che i tempi siano cambiati e questa unione delle forze è necessaria per continuare a far vincere il Ticino e la Svizzera. Anche gli avversari devono farsene una ragione.
“Ormai i due partiti ‘borghesi’ sono quasi uguali, a Berna votano allo stesso modo, le guerre di religione appartengono all’Ottocento; sono entrambi moderati, combattono insieme il populismo, eccetera”. Queste frasi le avrà sentite anche lei. Io le trovo superficiali e qualunquiste. Ma forse lei no…
I due partiti hanno radici diverse e non la pensano allo stesso modo (per fortuna) ma hanno un punto fondamentale in comune: sono spesso uniti nella diversità. Nei temi fondamentali che interessano i cittadini vi sono ampie convergenze, sviluppo economico, attenzione ai deboli e ora anche rispetto dell’ambiente. Quest’ultimo tema è stato per anni negletto dai liberali, ora sembra che anche tra i PLR ci sia più consapevolezza che il benessere dei cittadini non è dato solo dalla crescita del PIL ma anche della qualità dell’ambiente dove viviamo. Potrei dire che il PLR si è ancora di più avvicinato al PPD.
Il successo pieno della Congiunzione di Melide sarebbe: 4 seggi al Nazionale (2+2), Lombardi e Merlini eletti agli Stati. Da bravo matematico (come me), quale probabilità assegna a tale evento?
Lombardi e Merlini sono esperti politici e ben potranno rappresentare il Ticino alla camera dei Cantoni, molto più impegnativa sarà la corsa al Consiglio Nazionale ma sono convinto che l’unione delle forze di centro sia vincente.
La destra nei prossimi mesi riuscirà a impedire la stipulazione di un Accordo quadro? O avrà cedere alla potente coalizione dei favorevoli?
Sono un convinto sostenitore dei valori svizzeri e della Svizzera e dell’accordo quadro se potessi ne farei volentieri a meno. La soluzione più semplice sarebbe di dire che sono contrario, così soprattutto in Ticino troverei certamente terreno fertile. Il successo di Blocher d’altronde è stato determinato dalla sua incredibile vittoria contro lo Spazio economico europeo nel 1992. Non bisogna però dimenticare che lo stesso Blocher era consapevole che l’accordo di libero scambio non era più sufficiente per regolare i rapporti con l’Unione Europea e fu favorevole alla stipulazione degli accordi bilaterali, che per contro in Ticino non furono mai accettati. Quel risultato fu eccezionale per la Svizzera e permise di uscire da una situazione molto delicata. Ma l’evoluzione dei rapporti con l’UE e il resto del mondo non è statica ma è dinamica. La Svizzera ad esempio ha dovuto accettare suo malgrado la fine del segreto bancario e lo scambio automatico d’informazioni, recentemente ha dovuto pure accettare di abolire la tassazione privilegiata per le imprese estere, tutte cose che ne avrebbe fatto volentieri a meno. Io non ho fretta di stipulare un accordo quadro e trovo essenziale continuare a ribadire che la Svizzera non vuole aderire nell’UE e non può stipulare Accordi senza l’approvazione del popolo sovrano. Ma un accordo dev’essere trovato, nell’interesse della Svizzera.
C’è posto per un “sovranista” all’interno del PPD ?
In Svizzera è il popolo sovrano e quindi siamo tutti sovranisti.
“L’immigrazione è ricchezza” è uno dei più classici slogan che vengono sbandierati in giro. Può (o deve) essere relativizzato?
Il futuro della Svizzera, paese senza materie prime, senza sbocchi sul mare e con un costo della vita tra i più cari del mondo, sta nel valorizzare il cervello e il cuore dei suoi abitanti. Solo se rimaniamo all’avanguardia nella formazione, nella ricerca, nello sviluppo e nell’impiego delle nuove tecnologie creando valore aggiunto, potremo permetterci anche in futuro il benessere che oggi conosciamo. Ma per rimanere primi al mondo inevitabilmente dobbiamo far capo anche a cervelli al di fuori della Svizzera. Per far ciò è necessaria un’immigrazione che naturalmente non dev’essere incontrollata e soprattutto non finalizzata a sfruttare le nostre prestazioni sociali di prim’ordine. Non dimentichiamo che stiamo diventando (e il Ticino ancora di più poiché addirittura la popolazione sta diminuendo!) un paese di anziani con evidenti rischi anche per il finanziamento dei costi sanitari e la previdenza per la vecchiaia.
(L’intervistatore si permette di osservare che dalla sua domanda NON erano esclusi i migranti)
L’islam radicale è un pericolo reale in Svizzera oppure uno spauracchio costruito dai fomentatori di paure?
Anche la Svizzera non è immune da rischi e non bisogna abbassare la guardia.
Il governo federale ha (se non formalmente, in sostanza) dato via libera alla consegna dei 40.000 nomi alla Francia da parte dell’UBS. È una follia o il segno chiaro della nostra impotenza?
È purtroppo il segno delle difficoltà della Svizzera a resistere alle pressioni internazionali e all’evoluzione del diritto internazionale e la conseguente spada di Damocle delle liste nere internazionali. I giudici però avrebbero potuto (dovuto) dire no avendo preso la decisione a stretta maggioranza, gli argomenti per giustificare la decisione c’erano.
Parliamo di Lugano, la nostra città. Che voto assegna al Municipio per il periodo 2016-2019 ? Che cosa ha fatto bene e che cosa ha fatto male?
Ho già dato il voto per il periodo 2013-2019 al municipio sul Corriere del Ticino: 4,25 applicato ma deve fare di più e meglio. Manca forza propulsiva. In una prima fase ha messo mano alle finanze e riorganizzato l’amministrazione, un lavoro impegnativo e coronato da successo con il sostegno del consiglio comunale. Mentre per i progetti strategici (Polo congressuale, Mizar, alloggi a pigione moderata, Polo sportivo, Lungolago) manca la concretezza.
Come è organizzato il PPD luganese e quali prospettive ha?
Il PPD Luganese ha un’organizzazione classica ed è dinamico nel prendere le decisioni. Siamo un partito di minoranza e nei prossimi mesi dovremo profilarci maggiormente, le idee e le persone ci sono.
La sezione PLR ha, da poco più di un anno, un nuovo presidente. Come giudica la sua personalità politica? Sarà capace (come ha promesso) di battere la Lega?
Il mio compito è quello di far crescere la forza del PPD, partito indispensabile per dare stabilità alla Città. Questa continua disputa tra Lega e PLR sta creando un impasse politico da superare al più presto.
La Città, in particolare da un punto di vista commerciale, è in declino?
La città di Lugano sta attraversando un momento delicato. Da un lato si è ancora troppo condizionati dal colpo finanziario subito a causa del la crisi delle banche, dall’altro manca slancio e coraggio per cambiare marcia. Ci sono troppi progetti e poche realizzazioni. Inoltre politicamente in pochi anni Lugano ha perso tre consiglieri di Stato e lo si vede, i rapporti con il Cantone sono più difficili rispetto a prima.
I molinari hanno diritto di restare al Macello?
Il problema dei molinari si trascina da quando Lugano accettò l’occupazione del ex-macello e sono ormai una ventina d’anni. Dopo così tanto tempo trovare una soluzione bonale non è semplice. Nei prossimi anni il sedime del ex-macello avrà una nuova destinazione e dunque al momento dell’inizio dei lavori di costruzione dovrà essere trovata una nuova ubicazione. Spazi di autogestione ci sono in tutte le città ma trovare un luogo alternativo non è facile. Auspico che tra il Municipio e gli autogestiti si instauri al più presto un dialogo permanente e costruttivo.
È mia ferma opinione che il messaggio sull’aeroporto dovrà essere corretto. Ma in che modo? Borradori, Lombardi e Zali praticano l’ottimismo a oltranza, ma la situazione è grave e deludente. Lei accetterebbe uno scalo senza voli di linea (che in pratica non ci sono già più)?
Seguo in prima persona con preoccupazione come commissario della gestione e capogruppo PPD in CC l’evolversi della situazione. Possiamo certamente parlare di una situazione di crisi e non c’è uno stato maggiore di crisi. Troppi parlano e spesso le voci sono discordanti. È evidente che lo scenario senza voli di linea rimette in discussione il messaggio com’è stato presentato e dunque deve essere riformulato. Ci sono due ulteriori scenari che devono essere considerati: aerodromo solo per l’aviazione generale e la chiusura dello scalo. Ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico. Fino a fine 2020 i voli di linea (almeno su Zurigo) sono garantiti. Auspico che si risanino al più presto le finanze di LASA, è assurdo lasciar fallire una società in mani pubbliche, per garantire la gestione dell’aeroporto fino alla fine del 2020 controllando accuratamente ogni spesa. Nel contempo al municipio dev’essere posto un termine perentorio, giugno 2020, per l’allestimento del messaggio sul futuro dello scalo. Se l’opzione prescelta sarà quella dell’aviazione generale, allora la società che gestirà l’aerodromo dovrà essere in gran parte privata con la città di Lugano azionista di minoranza in quanto proprietario del sedime e delle infrastrutture.
Esclusiva di Ticinolive