Di Jean Olaniszyn (gennaio 2024)
Il 21 gennaio 2013, a 85 anni (a pochi mesi dalla scomparsa del suo amico Tita Carloni), ci
lasciava anche Gianfranco Rossi, architetto, artista scultore, poeta.
Un personaggio dalle grandi doti umane, “presenza indelebile e significativa nel nostro
contesto in evoluzione” come ebbe modo di dire Gerardo Rigozzi, direttore della Biblioteca
cantonale di Lugano.
In ricordo di un grande uomo, maestro di vita, di cultura, di comportamento e
disciplina con una umanità straordinaria.
“Constato in generale nella società di oggi una tendenza alla spersonalizzazione,
all’incomunicabilità fra gli individui (che preferiscono parlarsi e incontrarsi virtualmente) e
alla costrizione entro gabbie mentali e fisiche: aspetti, questi, che ho cercato di esprimere
nelle mie sculture”. Gianfranco Rossi, Lugano 2007.
Gianfranco Rossi l’ho conosciuto professionalmente nel 2007 durante la preparazione
della sua mostra, con relativo catalogo, a cura di Claudio Cavadini e Luca Saltini, ospitata
alla Biblioteca cantonale di Lugano in occasione del suo ottantesimo compleanno.
A dire il vero ci eravamo già incontrati negli anni Ottanta con il silografo Aldo Patocchi in
occasione di una mostra di Carlo Cotti, ma poi ci eravamo persi di vista.
Con Gianfranco Rossi da subito si era instaurata una grande e sincera
amicizia rafforzatasi nel tempo.
Ci incontravamo spesso a Lugano, ma anche al Rivellino di Locarno in occasione di suoi
sopralluoghi, dove tra l’altro aveva dato immediatamente la sua disponibilità a collaborare
nel progetto dell’artista Peter Greenaway (presentato alla Città di Lugano dai curatori
Arminio Sciolli, Paolo Sciolli e Jean Olaniszyn, con la partecipazione di Change
Performing Arts di Milano), per l’animazione degli affreschi di Bernardino Luini nella
Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Lugano.
In tutte le sue attività, dall’architettura, alla scultura, alla poesia, ma anche alla musica
(aspetto poco conosciuto, suonava il mandolino nella Banda musicale di Lugano ed era
amico dei musicisti Carenzio, Scagnello e del clarinettista Basile), Gianfranco ci metteva
passione, rigore, amore.
Attento ai particolari, al nesso che ogni dettaglio ha nella determinazione della complessità
del reale, la sua architettura, ma anche le sue sculture riflettono, ancora e sempre, la sua
anima, la sua bontà e generosità.
Con Gianfranco ho avuto lunghe conversazioni su temi che ci accomunavano, in
particolare l’arte e la letteratura e gli piaceva parlare della sua poesia, definita da Ottavio
Lurati “una poesia del concreto” (vedi la prefazione di O. Lurati a G. Rossi, “Periferia
növa”, Edizioni Ulivo, Balerna 2007).
Gianfranco mi raccontava che la poesia è una passione che aveva coltivato sin da
bambino e le sue poesie le aveva inizialmente pubblicate su piccoli giornali, fino al
fondamentale incontro con Mario Agliati che pubblicò i suoi testi sul “Cantonetto”.
Gianfranco Rossi è stato membro della Commissione dei beni culturali, ha insegnato
Storia dell’architettura alla Scuola Tecnica Superiore (ora SUPSI), ma ha anche
partecipato alla fondazione del “Gruppo 22”, un movimento d’opposizione di cui
Gianfranco ne era stato il presidente (ne hanno fatto parte tra gli altri, gli artisti Pierino
Selmoni e Frà Roberto).
Successivamente, grazie al famoso gallerista Pagani di Castellanza, ha fatto parte del
“Gruppo immanentista” di Ascoli Piceno, con molte personalità scoperte dal critico Argan,
partecipando alla stesura del Manifesto in sui si esponeva il loro concetto di arte
contemporanea.
Gianfranco mi ha raccontato le vicissitudini della sua vita, sia privata che professionale- ci
vorrebbe un libro per raccontare tutto – dalla sua infanzia, ai rapporti con lo zio Santino,
scultore, girovago (era stato sul Mar Nero, in Palestina, in Tunisia, poi a in America a New
York, Chicago, San Francisco), infine ritiratosi a Brusino, dove Gianfranco lo incontrava
spesso; ma anche i rapporti con il nonno Domenico, scultore con bottega in via Trevano,
poi rilevata dal padre Dante che aveva studiato a Brera, successivamente trasformata
nella sede dello studio di architettura di Gianfranco.
Poi gli studi a Losanna e quindi al politecnico di Milano con aneddoti sulle sue amicizie
con gli architetti Vittorio Gregotti e Gae Aulenti, suoi compagni di scuola negli anni ’50; dei
suoi incontri al bar Giamaica nei pressi di Brera (frequentato a quel tempo anche
dall’amico fotografo Mario Dondero), della grande ammirazione nei riguardi dell’architetto
Carlo Scarpa dal quale, raccontava, di aver ricevuto “eccelse lezioni di architettura e di
vita”.
Ricordava con emozione molti suoi incontri, in particolare gli piaceva raccontare della sua
grande amicizia con l’architetto Tita Carloni. È in questi frangenti che ho potuto conoscere
e apprezzare il grande uomo che è stato (e sempre sarà) Gianfranco Rossi, architetto,
scultore e poeta.
Caro amico Gianfranco voglio ricordarti con la tua bellissima poesia “Progress”, che mi
avevi dato da pubblicare sul catalogo (Nota 1) della tua mostra alla Biblioteca cantonale di
Lugano nel 2007, ma anche con la frase che mi ripetevi spesso: “Io odio i personaggi
malvagi, specialmente gli usurai”.
Caro Gianfranco, sarai sempre nei miei/nostri ricordi.
Poesia di Gianfranco Rossi
Progress
Globalizzazion, danee, petroli, imbroi,
la religion d’incöö;
drogada da stress,
da natel, da internet,
da balèr sfolzii da fantasma
imbesüii da lüs e frecass.
Fiüman da gent in corsa
Pontada dal progress
Su’n binari obligaa.
Ghè più ‘l temp par guardà i stell
Par possà sota ‘na pianta
par güstà ‘l passà dal temp.
E pensà che la vita
l’è tacada a ‘n fir
che sa romp senza visà.
Nota 1: Catalogo “Gianfranco Rossi. La ricerca del dettaglio significativo”, a cura di
Claudio Cavadini e Luca Saltini, con testi di Gerardo Rigozzi, Claudio Cavadini, Ivano
Proserpi, Tita Carloni, Ottavio Lurati, Gianfranco Rossi, Luca Saltini. co-edizione
BCLu/Edizioni ELR, Lugano, Losone 2007.
Immagini:
Gianfranco Rossi davanti al suo studio a Lugano, 2007 (fotografia di Alfio De Paoli ©
Edizioni ELR, Losone).
Gianfranco Rossi nel suo atelier di Lugano, 2007 (fotografia di Alfio De Paoli © Edizioni
ELR, Losone).
Gianfranco Rossi con l’architetto Claudio Cavadini, Lugano 1995
Gianfranco Rossi, scultore, fine anni Ottanta.
Gianfranco Rossi scultura “L’Abbraccio fraterno” del 1979, in granito di Castione,
monumento voluto per l’inaugurazione del tunnel del San Gottardo nel 1980.
Gianfranco Rossi, disegno, studio per una fontana, 1975.
Gianfranco Rossi nel suo studio a Lugano con l’amico Jean Olaniszyn, 2007 (fotografia di
Alfio De Paoli © Edizioni ELR, Losone).
Una Biografia di Gianfranco Rossi
Di Luca Saltini, assistente scientifico alla Biblioteca cantonale di Lugano.
Testo tratto dal catalogo “Gianfranco Rossi. La ricerca del dettaglio significativo”, a cura di
Claudio Cavadini e Luca Saltini, co-edizione BCLu/Edizioni ELR, Lugano, Losone 2007.
*
Nato a Lugano l’8 giugno 1927, consegue il Dottorato in architettura al Politecnico di
Milano nel 1953. È stato titolare di uno studio di architettura e scultura a Lugano, docente
di Storia dell’architettura alla Scuola Superiore di Architettura a Lugano e Docente Invitato
ai Politecnici di Losanna e di Torino. Ha presieduto la Commissione Cantonale dei Beni
Culturali per il Cantone Ticino. I suoi campi di attività sono principalmente quelli della
ristrutturazione e del restauro, anche se è significativo e importante il suo impegno nel
settore del moderno. Presidente del “Gruppo 22” (pittori e scultori), è dal 1973 membro del
“Gruppo Immanentista” di Ascoli Piceno. Partecipa a molte mostre collettive e personali a
livello nazionale e internazionale. Durante l’infanzia, Gianfranco Rossi ebbe modo di
frequentare assiduamente la bottega di scultura del nonno Domenico e del padre Dante
dove ha imparato i segreti del mestiere e i primi rudimenti della professione coltivata in età
matura. L’incontro con la tradizione lombarda e veneta e, soprattutto, gli insegnamenti di
Carlo Scarpa hanno poi raffinato la sua sensibilità innata sul modo di confrontarsi con un
bene culturale del passato e sull’attenzione da accordare ai dettagli e al materiale
adeguato per realizzare un’opera architettonica e artistica.
Opere più significative nel campo dell’architettura:
Centro professionale di Trevano/Lugano (1974)
Piazza Cioccaro a Lugano (1982)
Municipio di Morcote (1984)
Torre del capitano a Morcote (1984)
Municipio di Lugano (1988)
89)
Villa “La Reparata” a Pregassona (1990)
Pavimentazioni pregiate nel nucleo storico di Lugano (1993)
Casa Pessina a Ligornetto (1996)
Scuola dell’infanzia a magliaso (1998)
Museo civico “Villa Ciani” a Lugano (2000)
Nuova sala del consiglio Comunale di Lugano (2005)
Opere più significative nel campo della scultura:
Fontana monolitica in granito sul lungolago di Lugano (1978)
Monumento della galleria autostradale del san Gottardo (1979)
Fontana monolitica in granito a Lugano Cassarate (1985)
Scultura plastica con fontana in Piazza Cioccaro a Lugano (1992)
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