Quasi 13 anni fa moriva Osama bin Laden, fondatore e leader di Al-Qaida, fondamentalista islamico sunnita, responsabile, tra gli altri, della strage dell’11 settembre. Una data, una storia.
Era da poco scattata la mezzanotte del 2 maggio 2011, quando un plotone di 24 assaltatori dell’unità anti-terrorismo DEVGRU dei Navy Seal, (Marina degli Stati Uniti), appoggiato dalla CIA, uccise in un assalto Osama Bin Laden, nascosto in una palazzina indipendente, tenuta sotto spionaggio dall’agosto dell’anno precedente.
Poco tempo dopo il Presidente USA Obama ne annunciò la morte. Fu allora che il ministro svizzero Ueli Mauer criticò aspramente l’operazione statunitense promossa dal Presidente democratico, che, con l’assalto, avrebbe violato alcune leggi internazionali.
Maurer criticò inoltre l’annuncio del Presidente, muovendogli l’accusa di attribuire al terrorista “un’importanza che non aveva mai avuto”: L’annuncio, a dire del ministro elvetico, sarebbe stato finalizzato alla propaganda elettorale del democratico, implicando tuttavia eventuali vendette e ritorsioni terroriste nei confronti dell’Occidente.
Se i conseguenti attentati dell’ISIS che hanno più o meno recentemente insanguinato l’Europa, siano i derivati di quest’azione, allora, forse, si potrebbe affermare che Maurer avesse avuto ragione. Oppure, che, semplicemente, l’odio nei confronti degli estremisti nei dell’Occidente, non avrà mai fine.
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Maurer disse una cosa sensata e ovvia. Se tutti facessero i propri interessi a casa propria, il pianeta sarebbe sicuramente meno tormentato. Il "terrorismo" è storicamente diretta responsabilità della chiesa (dal XV secolo) e del capitale.