Di questi tempi si tende ad educare bambini e fanciulli alla teoria del gender-fluid, ovvero alla teoria secondo cui ci sia un “terzo sesso”, cioè quell’opzione ”altro” da selezionare nelle registrazioni su alcuni siti, se non si è soddisfatti tra “maschio” e “femmina”.
La schwa e l’asterisco
La scomparsa Michela Murgia proponeva, ad esempio, di utilizzare la shwa – quella letterina senza genere presente in vari alfabeti, come l’ebraico e l’albanese (ma non l’italiano) al posto della desinenza plurale in “i”, di modo che, anziché “tutti” si scriva “tuttƏ”. Siccome, però, tale lettera è difficile da trovare nelle tastiere europee (è più il tempo perso a cercarla che quello guadagnato), alcuni propongono l’alternativa, più semplice ed egualmente inclusiva dell’asterisco, di modo che “tutti” divenga “tutt*”. Ve lo immaginate un discorso di un presidente in questi termini? “Car* compatriot*” … anzi, poiché anziché “patria” è meglio parlar di “matria” sarebbe “Car* matriot*” insomma, talmente vicino al cirillico da sembrare terroristi russi (perché ucraini non si può dire).
Troppo sesso o terzo sesso?
Ora, la lingua italiana prevede che si impieghi il maschile, per includere il genere maschile e femminile. Così che sia scritto “tutte le donne” se tutte hanno i genitali femminili “tutti gli uomini” se tutti hanno i genitali maschili, oppure “tutte le persone” ma anche “tutti gli studenti” se, tra queste persone, tra questi studenti, ci sono persone sia coi genitali maschili che femminili. O uno o l’altro, ben inteso. Già, perché per chi sostiene di avere entrambi, o di non identificarsi né come uomo, né come donna, cioè chi vuole “o tutto o niente” sostiene anche di sentirsi discriminato dal plurale maschile inclusivo, in quanto non inclusivo per essi. Ecco allora intervenire la schwa o l’asterisco per il terzo sesso. Il discorso, però, non regge: se il maschile plurale include sia le non solo gli uomini ma anche le donne, a maggior ragione dovrebbe includere anche gli ermafroditi, i trans o gli asessuati. Ma così non è. Ecco, quindi, intervenire il terzo sesso. Che non è uno solo, intendiamoci: tanti sessi, quanti sono gli orientamenti fluidi sessuali. Troppo sesso? No, il “troppo” è nell’amore, nella letteratura, nell’arte.
La Florida è l’emblema di questo paradosso: dopo aver definito come “pornografica” l’immagine del David di Michelangelo e sospeso la preside che l’aveva mostrata, la regione degli States banna ora la tragedia shakesperiana di Romeo e Giulietta: “ci sono delle volgarità in Shakespeare”, ha dichiarato Joseph Cool, insegnate del liceo Gaithner, nella contea. La censura di queste oscenità e la lettura solo di ‘estratti’ di altre opere come il Macbeth e l’Amleto, ha aggiunto, “consentirà di continuare a insegnare Shakespeare a scuola evitando contenuti sessuali e quindi rispettando le leggi vigenti”. Questa volta, cioè, il divieto viene da una parte politica conservatrice, che bolla come “diseducativi” i rapporti sessuali preconiugali, descritti dal Bardo.
Sempre riguardo Shakespeare, Leonard Whiting e Olivia Hussey, star de “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli del 1969, che all’epoca delle riprese avevano rispettivamente 17 e 16 anni, oggi settantenni, avevano citato in giudizio un anno fa la produzione affermando, negli atti consegnati in tribunale, di essere minorenni all’epoca in cui il grande regista li filmò nudi. La sentenza, però, non li ha riconosciuti come vittime. Forse, mezzo secolo di ripensamento è davvero troppo, anche per le star di Hollywood.
Conservatori e progressisti concordano, cioè, nella censura del sesso, ma i secondi ne aggiungono un terzo.