Migliaia di persone hanno protestato in tutte le nazioni a maggioranza musulmana dopo il rogo del Corano avvenuto venerdì da parte di un gruppo danese di estrema destra, Danske Patrioter, davanti all’ambasciata irachena a Copenaghen, in Danimarca.

Secondo i media danesi, il gruppo ultranazionalista ha bruciato una copia del Corano e una bandiera irachena trasmettendo l’evento in diretta su Facebook.

Il giorno prima a Stoccolma, un rifugiato iracheno 37enne residente in Svezia, Salwan Momika, aveva programmato una protesta minacciando di bruciare una copia del libro sacro islamico davanti all’ambasciata irachena della capitale svedese. Lo ha preso a calci, lasciato cadere e calpestato, ma non l’ha bruciato. Momika, aveva il permesso della polizia svedese per la sua protesta.

L’evento ha scatenato ondate di rabbia in diverse parti del mondo musulmano a tal punto che alcuni seguaci fedeli al politico e religioso sciita iracheno Muqtada al-Sadr, hanno fatto irruzione nell’ambasciata svedese a Baghdad e hanno acceso un fuoco sul terreno.

Il primo ministro iracheno ha ordinato lo stesso giorno l’espulsione dell’ambasciatore svedese, ritirando l’incaricato d’affari iracheno dalla Svezia e sospendendo il permesso di operazioni in Iraq della società di telecomunicazioni svedese Ericsson.

A Baghdad, seconda città più grande del mondo arabo dopo il Cairo, le forze di sicurezza armate di bastoni elettrici, hanno dovuto allontanare i manifestanti che hanno preso d’assalto i cancelli dell’ambasciata svedese. I video pubblicati sui social media, mostrato un gran numero di manifestanti, fiamme e colonne di fumo provenire dall’interno. Quasi mille manifestanti sono stati dispersi dalle forze di sicurezza all’inizio di sabato.

I manifestanti hanno cantato a sostegno dell’influente religioso sciita al-Sadr, portando sue immagini e bandiere associate al suo movimento accanto alla bandiera irachena.

Ci sono state proteste anche a Teheran, con un rogo rituale della bandiera svedese, e in Libano e in Kuwait.

L’atto ha suscitato la condanna anche della Turchia, una potenza della Nato che si era opposta all’adesione della Svezia all’alleanza geopolitica. Il governo svedese si è detto dispiaciuto e timoroso che l’indignazione musulmana possa ritardare la sua adesione, dopo la revoca del veto da parte del presidente Erdogan.

Il ministro della Giustizia turco Yilmaz Tunç, parlando della profanazione del Corano ha chiesto “indagini approfondite per identificare i sospetti e raccogliere chiare informazioni sull’identità e prove delle loro azioni criminali”. Mentre il ministero degli Esteri turco ha invitato la Svezia a prendere misure dissuasive per prevenire i crimini d’odio contro l’Islam.

Sui social media, alcuni iracheni hanno messo in dubbio la saggezza del governo iracheno e messo in dubbio le motivazioni del rifugiato Salwan Momika che, a quanto pare, risulta originario del governatorato di Ninawa nel nord dell’Iraq, di denominazione cristiana.

Le reazioni tendenti all’estremismo religioso, difatti, potrebbero anche essere l’occasione per il gruppo sciita al-Sadr di riapparire sulla scena politica e posizionarsi in opposizione al governo iracheno. Il leader al-Sadr è uscito ufficialmente dalla politica nel 2022, ma ha ancora una grande capacità di attirare in strada un gran numero di manifestanti.

La Svezia non ha leggi contro la blasfemia e tutele per la libertà di parola, motivo per cui la polizia svedese ha autorizzato la protesta del rifugiato iracheno.