13 gennaio 2013

“Il PVP NON è ideologico!”

È colui che porta la croce (scherziamo) del PVP ma non ne ha colpa; tuttavia tale descrizione è riduttiva, perché lui è molto più di questo. L’avv. Angelo Jelmini è un politico lucido e combattivo, ben deciso a conservare il suo seggio dall’assalto di temibili avversari. Un’intervista di Francesco De Maria.

Francesco De Maria On. Angelo Jelmini, lei è certo un uomo con molte frecce al suo arco: professionalmente, politicamente. Ma si rende conto di essere, oggi, per la maggior parte dei cittadini, “l’uomo del PVP”, il Piano Viario del Polo? Si sente comodo in questi panni? O la considera un’immeritata sventura?

Angelo Jelmini Iniziamo dalle frecce al mio arco. Da quando nell’aprile del 2011 sono entrato in Municipio, ho collaborato a numerosi ed importanti progetti: Nuovo Polo Sportivo, Polo Congressuale e Turistico al Campo Marzio, Nuovo Quartiere di Cornaredo (ne presiedo l’Agenzia di sviluppo), acquisizione parziale del Parco di Villa Favorita, StazLu (sistemazione dell’area della stazione di Lugano), inuovo Parco Urbano a Pregassona, sviluppo del Piano Scairolo, potenziamento del trasporto pubblico e dei percorsi ciclabili cittadini, pianificazione del Piano della Stampa, creazione di Dog-Park urbani, impostazione del Piano Regolatore Unico della Nuova Lugano (una sfida complessa ma molto importante per lo sviluppo della Città), creazione di Lugano Energia (che si occupa dei temi energetici), le attività di tante società sportive (sono Capo Dicastero dello Sport) e parecchi altri ancora. Dei malumori causati dal PVP, un progetto nato e deciso da altri negli anni 2000/2003 mi sento una sorta di “parafulmine”, ma poco importa: ora l’unico obbiettivo del Municipio è quello di correggere le situazioni che oggettivamente non funzionano.

Se io mi convincessi che il PVP è “ideologico” lo condannerei senza esitare un istante. Ora io le domando: il PVP è ideologico?
AJ No, non è ideologico se il termine è inteso nella sua accezione negativa e dunque proposto nel suo uso polemico. Il Piano della viabilità del Polo è nato come strumento di attuazione del Piano dei Trasporti del Luganese per accompagnare la messa in esercizio della galleria Vedeggio-Cassarate; tenendo conto del suo inserimento nel contesto urbanistico dei 15 Comuni del Polo, il piano propone un nuovo concetto di mobilità nell’ambito della viabilità stradale, dei trasporti pubblici, della mobilità lenta (piste ciclabili e percorsi pedonali) e la creazione di nuove aree di posteggio. Le ripeto, in Municipio siamo perfettamente consapevoli che ci sono dei problemi seri da risolvere, ma Le ripeto anche che il nuovo Piano Viario è nato con lo scopo di ottimizzare la mobilità di automobili, bus, moto, bici e pedoni: si chiama “mobilità integrata”.

Risulta chiaro a tutti che il PVP non l’ha fatto né l’ha deciso lei. Ma lo sostiene? Se sì, perché lo sostiene?
AJ Credo che quanto ho appena detto sia la risposta anche a questa Sua domanda, che però mi permette di ribadire un aspetto importante: Il PVP è stato imposto dal Consiglio Federale nel 2000, commissionato nel 2002 dal Dipartimento del Territorio e dalla Commissione Regionale dei Trasporti del Luganese e approvato nel 2003 dalle autorità Cantonali e Comunali, senza opposizioni. Va ricordato che il Consiglio Federale ha esplicitamente condizionato il finanziamento federale dell’ordine di CHF 207’000’000 per la realizzazione della Galleria Vedeggio-Cassarate anche all’adozione del PVP.
Alcune voci critiche erano emerse nel 2007/2008 in occasione dell’approvazione dei crediti necessari alla realizzazione degli interventi di miglioria delle strade di accesso e del rifacimento della rete semaforica: si è però trattato di obiezioni blande, tanto che nessuno si è opposto all’esecuzione delle opere e alla concessione dei relativi crediti. Tutte le modifiche di direzione delle strade e delle relative segnaletiche sono poi state oggetto di pubblicazione: le poche opposizioni pervenute sono state tutte sistemate (in parte con adattamenti del progetto e in parte ritirate). Il mio compito, dopo oltre dieci anni di progettazione e di lavori, non è quello di sostenere o meno il PVP, ma quello di esigere dagli specialisti tutte le modifiche possibili e gli aggiustamenti che lo facciano funzionare. Io mi ritengo assolutamente libero da ogni condizionamento e sono disposto a sostenere ogni intervento di modifica che sia oggettivamente efficace.

Da aprile 2011 a luglio 2012 non le è mai accaduto di pensare: il PVP, così com’è, io non lo metto in funzione?

AJ Le assicuro che una qualche ora di sonno, nei mesi che hanno preceduto la sua entrata in funzione, l’ho persa! Ma il compito del politico è garantire che un progetto venga portato avanti nel migliore dei modi da professionisti seri e nel rispetto delle regole.

Al momento del “passaggio delle consegne” (aprile 2011) lei ha discusso il problema del PVP con il suo predecessore, on. Paolo Beltraminelli?
AJ Il passaggio delle consegne fra politici consente solo uno sguardo generale sui temi in corso: i dettagli vengono approfonditi in seguito con i collaboratori che si occupano dei singoli dossier ed è ciò che è accaduto.

Il capo del Dipartimento del Territorio, on. Marco Borradori, ha avuto un ruolo – rilevante o, eventualmente, marginale – nell’elaborazione e adozione del PVP ?
AJ È stato il Dipartimento del Territorio, in collaborazione con la Commissione Regionale dei Trasporti del Luganese, che nel 2002 ha dato avvio all’elaborazione del progetto e che lo ha poi seguito, come lo sta seguendo tuttora: si trattava allora di sistemare il finanziamento della nuova Galleria Vedeggio Cassarate per la quale era preventivato un costo di CHF 355 Mio: la Confederazione si era dichiarata disposta a concedere un importante sussidio di CHF 207 mio (il 58% del costo dell’opera), a condizione che venisse adottato anche il PVP.

Il PVP, lo dicono tutti, punta a favorire il trasporto pubblico. Ma perché allora aumentare le tariffe?
AJ Le nuove tariffe sono state decise dal Gran Consiglio su proposta del Consiglio di Stato e per esso del Dipartimento del Territorio. Le tariffe per i tragitti singoli sono rimaste concorrenziali per rapporto ai livelli delle città svizzere. Favorevoli sono soprattutto gli abbonamenti e a Lugano lo sono ancora di più poiché la città sussidia il 50% del costo a giovani e ad anziani.

Lei è il municipale uscente e deve difendere il suo seggio. Ci sono possibilità concrete che il PPD raddoppi?
AJ Alla qualifica di municipale “uscente” preferisco quella di municipale “in carica” ed assolutamente intenzionato a rimanerlo! L’obiettivo di un raddoppio il mio partito lo persegue da quando, nel 2004, è nata la Nuova Lugano; ricordo che in passato sedevano in Municipio due rappresentanti del PPD. L’obiettivo di un raddoppio ad aprile, visti gli schieramenti in campo e i ribaltoni che potrebbero esserci, è certamente molto impegnativo.

Tra i suoi 6 compagni di lista chi vede come suo avversario più pericoloso?
AJ Dei 6 colleghi di lista uno si è nel frattempo ritirato ed è, come noto, Armando Boneff , un amico di lunga data al quale va tutta la mia stima. Franco Denti è ritenuto il mio avversario più diretto, tuttavia in politica non si deve mai sottovalutare nessuno. Ci siamo presentati con una lista forte, e lista forte rimane, con esponenti che hanno tutte le carte in regola per fare un buon risultato.

La Lega dei Ticinesi è in grado di “interferire” elettoralmente nella lotta tra candidati di altre liste? Potrebbe averlo fatto in passato? (ad esempio nella serrata competizione tra Giovanni Jelmini e Paolo Beltraminelli). Lo farà in futuro?
AJ Queste sono domande che andrebbero girate a Giuliano Bignasca: la mia opinione è che i partiti non abbiano particolare interesse ad “interferire” in casa d’altri, perché può anche risultare controproducente e pericoloso, ma sono soprattutto convinto che l’elettore abbia una sua autonomia di pensiero e quindi non si lasci influenzare più di quel tanto.

In ventidue anni la Lega ha provocato, attaccato, accusato, lottato, detto tutto e il contrario di tutto, ottenendo anche grandi vittorie. I suoi metodi sono, come afferma Bel Ticino, immorali? La Lega dev’essere fermata? Se sì, come?
AJ La Lega in Ticino ha un elettorato attorno al 25%, due Consiglieri di Stato, due Deputati a Berna, e ora punta alla poltrona di Sindaco di Lugano: a decretare vittorie o sconfitte sono solo gli elettori. Personalmente con i due rappresentati leghisti in Municipio ho un rapporto professionale corretto e rispettoso; sappiamo reciprocamente quali sono gli argomenti che ci uniscono e quelli che ci dividono. Non si tratta di fermare nessuno, ma di promuovere le idee migliori e veramente utili per il benessere comune. Quello da cui mi distanzio è la deriva linguistica, gli insulti e gli attacchi personali contenuti in alcuni articoli del Mattino della Domenica.

Lugano si è fatta grande come potentato finanziario. All’inizio del nuovo millennio, con un’Europa (e un’America) affannata e incattivita dalla crisi del debito, con i Tremonti e gli Steinbrück implacabili, quale potrà essere il futuro della nostra Città? Non diventerà più povera? Dove troverà risorse alternative per continuare il suo splendore?
AJ Alla lista aggiunga pure anche la Francia (si veda l’intervista del 9 gennaio alla NZZ dell’ambasciatore francese in Svizzera). Certo il calo costante delle risorse concesse all’erario comunale dal settore bancario e finanziario nel corso degli ultimi anni è una preoccupazione seria. Lugano deve dunque essere in grado di attingere alle sue capacità di diversificazione e penso in particolare all’opportunità di affermarsi maggiormente in ambito congressuale, culturale, turistico. C’è poi il nevralgico settore dell’innovazione, formazione e ricerca, con USI, SUPSI, Centro di Calcolo, Tecnopolo e Cardiocentro: tutti poli di sviluppo per i quali sono in corso di esecuzione o in progettazione importanti interventi strutturali.

La famosa “roccaforte azzurra” di Massagno – che è stata il mio comune per tanti anni – diverrà un giorno Lugano? Lei lo vorrebbe?
AJ Massagno è un comune non solo “azzurro” ma anche molto solido e ben amministrato. I rapporti con la nostra città sono ottimi, con progetti condivisi: penso ad esempio alla copertura della trincea ferroviaria (TRIMA) con prospettive di sviluppo assolutamente interessanti. In tema di aggregazioni ho sempre affermato che è come nei matrimoni: vanno fatti solo fra partner convinti e consenzienti, mai con forzature. Sono progetti da condividere seriamente, che devono crescere sulle basi di un largo consenso.

Giorgio Giudici è un sindaco eterno, un padre padrone che in questo frangente – è giusto riconoscerglielo – non si sottrae alla sua ultima responsabilità, rischiando grosso. Oggi la sua posizione, e ancor più quella del suo partito, appare pericolante. In che cosa ha sbagliato? (se qualcosa ha sbagliato)
AJ Giorgio Giudici è un sindaco “eterno” che ha permesso a questa città di diventare ciò che è: senza la sua lungimiranza il processo aggregativo non ci avrebbe portati ad essere una delle principali città della Svizzera. All’interno del mio partito gli statuti prevedono una durata massima per ogni carica di 12 anni: è un periodo che ritengo adeguato per rendere alla comunità un buon servizio e che permette alle nuove generazioni di farsi avanti e di dare a loro volta un proprio contributo. Ogni partito ha su questo tema le proprie visioni: non tocca a me giudicare le scelte altrui.

Bel Ticino afferma che, da un punto di vista strettamente legale, Giuliano Bignasca non potrebbe sedere in Municipio. Lei è avvocato, mi dia il suo parere. A chi spetterebbe di agire? Al Consiglio di Stato, al Parlamento, alla Magistratura?
AJ Da un profilo legale la questione è regolata con chiarezza nella Legge Organica Comunale che al suo articolo 199 prevede la possibilità della destituzione; secondo questa norma se un membro del Municipio è condannato alla pena detentiva o alla pena pecuniaria, anche se al beneficio della sospensione condizionale, per reati intenzionali contrari alla dignità della carica, il Consiglio di Stato deve destituirlo dalle sue funzioni. In tal caso si provvede alla sua sostituzione secondo le norme delle leggi elettorali. Il provvedimento dev’essere motivato e preceduto da un’inchiesta nella quale è data all’interessato la possibilità di giustificarsi. Spetta dunque al Consiglio di Stato, che ha per questo facoltà di accedere all’esame degli atti delle procedure giudiziarie, valutare se sono stati commessi dei reati contrari alla dignità della carica e decidere, in tal caso, la destituzione.

Per finire, io auguro all’on. Angelo Jelmini (ma non al PVP) di essere rieletto!
AJ Grazie mille per l’augurio!

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