Manuela Mollwitz, quotata artista conosciuta in Svizzera per l’evento innovativo e polisemico del BassOtto Day ha esposto alla Biennale di Venezia la Sua opera, che ora farà il Giro del Mondo. L’artista, si racconta a Ticinolive.
In principio della Sua presentazione, accomuna la Sua Arte alla Musica (il Rock). Perché? Cos’hanno in comune le Sue creazioni con il Rock?
In principio niente e allo stesso tempo tutto. È l’effetto “amplificatore” che si aziona quando tanta gente prova emozioni simili. Qui sono l’euforia e la felicità che si uniscono su una frequenza unica e quindi si espandono in modo che tutti possano “approfittarne “. Il mio desiderio è proprio questo, regalare momenti di benessere attraverso la mia arte, e in specifico con “OTTO”.
Lei parla di “bellezza sentita” e poi aggiunge “armonica” e “in equilibrio”. E per esprimerla la forma di un bassotto, simbolico sia per nome (l’otto) che per la materia da lei scelta (l’acciaio). Una scelta anticonformista, innovativa e certamente insolita, non trova?
Definire le mie scelte innovative, insolite e anticonformista? Ben vengano. Siccome le miei scelte rispecchiano me stessa, lo prendo come un complimento. Le mie opere appaiano diverse? Allora la mia comunicazione attraverso la mia arte funziona! Riguarda la bellezza invece, essa viene spesso intesa come una cosa che si percepisce unicamente con lo sguardo, io non mi riferisco a questo. L’argomento invece è molto delicato e richiede tanta sensibilità dell’artista oltre a una grande responsabilità in quanto un’opera muove sempre emozioni in chi la guarda. Con bellezza intendo una bellezza come un’emozione paragonabile all’amore.
Dicevamo, l’otto e l’acciaio. Quale il significato profondo del nome e della materia la Lei scelti per la Sua opera?
Il significato del nome OTTO… in lingua italiana è un numero che simboleggia l’infinito nello spirito della vita, questo sì che porta un significato profondo, invece in altre lingue OTTO è un semplice nome. Il nome OTTO è stato scelto dai miei figli allora piccolissimi, fra l’altro non ero neppure presente quando fu battezzato.
L’acciaio inox è un metallo molto duro e solido e mi piace perché ha delle caratteristiche che inducono a pensare ad un riferimento fermo, forte e resistente alle intemperie, un materiale che regala una testimonianza eterna. Lucidato a specchio poi accoglie la realtà del luogo per poi rifletterla. Allo stesso tempo si integra/mimetizza in un modo perfetto nell’ambiente dove viene collocato
C’è una simbologia anche nella lunghezza del Suo OTTO, (6,38m)?
In un certo senso si, basta fare l’addizione dei numeri,
6+3+8= 17, 1+7 = 8
Il bassotto in natura è piccolo, come mai la scelta di tramutarlo in grande? L’arte in un certo senso può arrogarsi il diritto id trasfigurare la realtà?
Il bassotto è piccolo sì, ma in questo caso deve avere delle misure monumentali in quanto parliamo di un Public Urban Art Project e quindi ritengo importante che la scultura sia proporzionata per essere d’un grande effetto. L’arte è un mezzo di libera espressione, ed è difficile di parlare di diritto. L’arte è. Ogni opera di ogni artista è un riflesso della sua realtà e di conseguenza, ci sono tante realtà e quindi sono del parere che diventi difficile di parlare di trasfigurare la realtà.
Quando parla dell’essenziale, si riferisce alla forma?
Si anche, ma non solo, l’essenziale per me vuol dire, togliere il superfluo. Nella mia pittura focalizzo volentieri sul dettaglio senza compromettere la comprensione dell’insieme. Per quanto riguarda la scultura OTTO, mi riferisco invece alla sua forma, in quanto essenziale e pulita.
Con una mirabile spiegazione afferma che Lei sceglie gli animali poiché essi “raffigurano la sua parte istintiva legata all’esistenza in uno spazio dove il tempo è passato, presente e futuro”. Istinto, essenza e esistenza, non che cronofotografia. Con una sola frase tocca temi altissimi. Vorrebbe renderci partecipi della Sua filosofia artistica?
Volentieri, ci provo. Mi riferisco al nostro essere più profondo e puro, quello eterno, dove il tempo non ha confini dove noi non siamo fatti di materia, ma parti integrali di un insieme, che possiamo chiamare l’universo. Gli animali fanno da ponte o da connettore tra il mondo terreno e quello spirituale perché hanno l’istinto, il cui è poco sviluppato in noi esseri umani ma questo non esclude di essere di vitale importanza per il nostro benessere psichico e spirituale.
Ha esposto la Sua opera “OTTO” nei giardini della Marinaressa a Venezia, in un evento organizzato e sostenuto dal Centro Culturale Europeo “Personal Structures-Identities” durante la 58. Biennale d’Arte Venezia 2019. Un importantissimo traguardo, che ne pensa?
Più di un traguardo, lo considero una tappa, un’opportunità di evolvere, di progredire e di crescere.
Dalla Svizzera a Venezia, quali differenze in termini di sensibilità artistica ha rilevato in questi due mondi vicini e al contempo lontani?
Sensibilità artistica… C’è una grande differenza già per il fatto che Venezia è una città del commercio. Venezia si trova in Italia, la culla dell’arte. A Venezia ogni singola pietra traspira la sua storia artistica ed architettonica. Venezia è Arte. Un luogo d’arrivo. Geograficamente parlando la Svizzera invece è un paese di passaggio ….
Il Suo Otto farà di fatto il giro del Mondo. È emozionata?
Molto, sono entusiasta, curiosa e felice.
Descrive la Sua opera come metafora dell’ebbrezza e del degrado, come lussuosa ma povera, come effimero ricordo d’infanzia nel nome della forma e duraturo nel nome della materia. Quanti affascinanti ossimori! Come mai queste (mirabilmente compendianti) scelte contrastanti?
Il mondo esiste per merito dei contrari, essi creano equilibri, gli opposti producono movimento, movimento è vita. Vita è flessibilità. Staticità invece significa morte. Entrambi non possono esistere da soli e quindi anche le scelte contrastanti aiutano a creare un equilibrio. L’esempio: Il ricordo di un piccolo bassotto associato ad un cucciolo ci fa rivivere delle emozioni da quando eravamo bambini. Invece la staticità della scultura realizzata con un materiale eterno come l’acciaio, funge non solo da contenitore ma pure come trasmettitore che trasforma queste emozioni in testimonianza e induce a ricordare e gioire, creando un equilibrio tra ricordo e materia.
Intervista a cura di Chantal Fantuzzi